A La rivoluzione dei Flaming Lips con Strobo Trip

La rivoluzione dei Flaming Lips con Strobo Trip

(quella che segue è un'analisi molto psichedelica, iniziata al secondo ascolto di I Found A Star On The Ground, più precisamente intorno al 226° minuto)

Matteo Castello: “quello che mi chiedo è: perché?”

Alessandro Pascale: “arrivato alle 5 ore e un quarto ti dico che la risposta è giusta. E' sbagliata la domanda”

1. Una nuova concezione formalistica.

Questo scambio di battute tra due noti sovversivi può riassumere bene il senso del dibattito che si è creato, si sta creando e si creerà riguardo a Strobo Trip. Non giriamoci troppo attorno e affrontiamo subito la questione, così tagliamo la testa al toro: una canzone di sei ore cambia il modo di intendere la musica? In sé non direi. La forma lasciata a sé stessa non ha senso se non è collegata ad un contenuto. Riproviamoci: una canzone di sei ore come I Found A Star On The Ground può cambiare il modo di intendere la musica? Rispondere è ovviamente un azzardo, ma siccome ho posto la domanda provo a dare una risposta (molto alla Marzullo in effetti, ma tant'è): ni. Nel senso che è effettivamente vero che quanto meno nel campo della psichedelia si supera uno spartiacque. I Found A Star On The Ground rappresenta infatti la liberazione definitiva dell'artista dal mondo strutturale e sovrastrutturale circostante che aveva fino a questo momento vincolato la musica leggera da tempi immemori (la creazione dei dischi? O delle radio?). Rimanendo nell'alveo della musica leggera moderna (poco importa che con tale definizione si voglia intendere l'affermazione nel dopoguerra del Rhythm and Blues, oppure la diffusione di musiche jazz nella tradizione musicale occidentale di inizio Novecento) finora qualunque musicista/artista, anche il più avanguardistico, è stato vincolato materialmente nella sua opera dal fatto che le proprie composizioni dovessero sottostare a certi limiti. Inizialmente limiti tecnici (i primi dischi offrivano pochissimo spazio per la registrazione), poi meramente industriali, infine mediatici e culturali, al punto da essere introiettati (sussunti?) dall'intera società.

L'intera musica rock, anche quella sovversiva, antisistemica culturalmente o politicamente, ha accettato di calarsi su questo piano, senza minimamente concepire la possibilità di uscire da questo sistema in maniera così radicale come hanno fatto oggi i Flaming Lips. E questo per un semplice motivo: non era minimamente concepibile che una cosa del genere potesse essere riprodotta in serie. Ci sono stati gruppi che hanno compiuto esibizioni in cui il tempo perdeva di senso, realizzando concept album che risultavano unicum sonori. Non sono mancate le suite che scalavano le decine di minuti, come d'altronde è consuetudine nella musica classica. Ogni tanto si sentono leggende di gruppi che hanno suonato la stessa canzone per un'ora e passa, e sicuramente qualcuno riuscirà a citare artisti che si sono lanciati in jam live più o meno ufficiali che hanno raggiunto la durata di svariate ore. Ma mai prima d'ora si era pensato che ciò potesse essere sistematicamente registrato e offerto come bene artistico al proprio pubblico. Lo ripeto: essenzialmente per una questione tecnica, prima ancora che industriale e culturale.

Ci volevano la rivoluzione informatica del terzo millennio, l'avvento di internet e di supporti sempre più potenti (fino a qualche anno chi sapeva anche solo che cos'era una pennetta USB di 4 giga?) e una banda di folli come i Flaming Lips a introdurre questo benefico elemento di sovversione e rivolta nel campo musicale, aprendo alla possibilità di un nuovo modo di intendere la musica psichedelica.

2. La miracolosa enciclopedia psichedelica.

La conclusione logica sarebbe quindi dire che effettivamente Strobo Trip, e la sua canzone di sei ore, hanno effettivamente cambiato il modo di intendere la musica. Ribadisco invece il mio convinto no ad un'affermazione così radicale. E qui finalmente entriamo nel merito della musica in sé, ossia del contenuto: se avessimo infatti ascoltato per sei ore un fastidioso fruscio metallico come qualche amorevole stolto in passato ha già pensato di fare, avremmo gridato alla truffa, all'inganno, alla demenza senile. Invece I Found A Star On The Ground riesce nel miracolo: quello di ergersi a enciclopedia completa di tutto ciò che è stata finora la psichedelia: dai suoi primi strombazzi un po' infantili di metà anni '60 alle tante strade intraprese dal genere nei successivi decenni. È inutile star qui a fare nomi, sappiate che ci sono davvero tutti, e che, a dirla tutta, forse quel che emerge con maggiore prepotenza è l'anima spiritualmente krauta, acida e lisergica che guida questa rilettura.

In tutta onestà una cosa del genere me la sarei aspettata più da un gruppo mentalmente deviato come gli Oneida, ma è in fondo assai più coerente che tale operazione sia stata realizzata invece dai Flaming Lips, secondo una logica che porta alle estreme conseguenze il percorso intrapreso con i recenti Embryonic e Dark Side of The Moon: il primo una spettacolare sintesi della migliore psichedelia possibile nelle sue varie forme, il secondo una avveniristica rilettura del classico floydiano in chiave moderna. Se quelle opere rappresentavano una sintesi psichedelica impressionante per qualità, Strobo Trip si pone su uno stadio successivo, rappresentando non solo una sintesi “contenutistica” impeccabile, ma un adeguamento della forma al contenuto, sfruttando finalmente la struttura materiale a disposizione per dare piena realizzazione alla vera essenza costitutiva della psichedelia: il trip!

I Found A Star On The Ground è infatti un incredibile trip, il cui effetto è straniante come difficilmente potrebbe riuscire a fare una vera droga. Se è vero infatti che il termine psichedelico (dal greco psyche, “anima” e delo, “rivelo”) si riferisce alle esperienze di alterazione della coscienza causate da allucinogeni e altri stupefacenti e intese spesso come un affiorare, attraverso la modifica della percezione, di livelli profondi e altrimenti nascosti della psiche, possiamo dire che Strobo Trip riesce a raggiungere tale obiettivo come mai prima d'ora è stato realizzato (quanto meno attraverso l'esperienza di un ascolto registrato). E questo non può non avere conseguenze rivoluzionarie per l'intera musica psichedelica futura.

Si può discutere sul fatto che tale evento rivoluzionario possa essere fatto proprio anche da altri generi (penso al free-jazz, ma anche al post-rock e al variegato mondo dell'elettronica IDM) per i quali è possibile concepire tali “aperture verso l'ignoto infinito”, ma finchè queste innovazioni non verrano realizzate concretamente non sarà possibile valutarne gli esiti. Una cosa però è certa: la gran parte degli attuali generi musicali “dominanti” resterebbe tagliata inesorabilmente fuori, essendo le proprie strutture vincolate in maniera ferrea al tempo e alla mentalità in cui nacquero. Per fare un esempio: la canzone pop si è diffusa e ha prosperato per motivi ben precisi, tra cui uno dei principali è la sua capacità di condensare il messaggio musicale in un tempo ristretto di due-tre minuti, perfetto per le esigenze commerciali, mediatiche, industriali e alla desacralizzazione (e connessa perdita di “aura”) della musica quale forma d'arte (a riguardo vd “L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica” di Walter Benjamin).

3. Il paradosso di una psichedelia selvaggia ma "discreta".

Tralasciando però queste ulteriori considerazioni intellettualoidi (che lasciano il tempo che trovano) urge passare in rassegna il terzo e ultimo miracolo realizzato dai Flaming Lips, assai più nascosto e difficile da scovare, eppure estremamente connesso con il secondo: I Found A Star On The Ground introduce infatti nel suo insieme un nuovo sottogenere musicale, che unisce l'intuizione concettuale del Brian Eno di Music for Airports con la capacità di narrare i più variegati (e quindi anche molto vibranti) campi della musica psichedelica. I Found A Star On The Ground riesce cioè nel suo scorrere a diventare musica “discreta”, anzi “ambient”. Ciò per un motivo molto semplice: che è impossibile per la mente umana rimanere concentrati sul contenuto musicale ascoltato per un così ampio periodo di tempo. La musica diventa quindi una colonna sonora di un pomeriggio passato a svolgere le proprie attività più varie, diventando un sottofondo costantemente presente ma non coglibile nella sua totalità. Al di là quindi del fatto che ad ogni ascolto sia possibile afferrare aspetti nuovi (per mere ragioni fisiologiche, oltre che riflessive e critiche), si conferma l'impressione folle del verificarsi di una alterazione della coscienza, anche se è troppo presto per capire se ciò sia dovuto a mera contingenza, o ad una reale incapacità umana di sostenere tale fiume psichedelico rimanendo immune nella sensorialità e nell'inconscio psichico.

La cosa veramente paradossale è che Brian Eno, per realizzare il suo scopo di rendere “invisibile” la propria musica, la nascondeva all'interno di lunghe digressioni dagli intrecci e mutamenti minimali, senza la minima volontà di attirare l'attenzione. Qui invece è una sabbongia continua, in cui le ripetizioni ci sono ma continuamente rimescolate, modificate, con ipnotici schemi fissi di fondo (che vanno avanti anche mezzora) su cui si innestano improvvisazioni e svolte sempre diverse, in grado di far avanzare ad un livello successivo il panorama complessivo. È come se facessimo un viaggio Torino-Bari su una macchina a motore a scoppio andando a venti all'ora. Cambia il panorama, te avanzi, ma intanto senti in continuazione questo scoppiettare cui però presto ti abitui senza pensarci troppo, salvo qualche scoppio più forte di tanto in tanto. Ora, ditemi voi se non è un miracolo riuscire a coniugare la concettualità ambient ad una musica selvaggia e roboante come quella che potrete ascoltare in I Found A Star On The Ground...

4. Uno spartiacque rivoluzionario?

Questi sono i tre miracoli dei Flaming Lips, che a mio modesto avviso rendono Strobo Trip uno degli eventi più significativi, rivoluzionari e memorabili dalla storia musicale contemporanea. Il che rende superfluo e quasi inutile ricordare che ci sono anche due canzoni di durata “normale” (Butterfly, How Long It Takes To Die e Evil Minds) che aprono e chiudono l'ep (mi vien da ridere a pensare che è un ep!), quasi cercando simbolicamente di fare da ponte tra il passato e il futuro. Non si può però neanche minimamente pensare di stenderne un'analisi. Sarebbe imbarazzante e umiliante nei confronti di I Found A Star On The Ground e dello stesso sottoscritto, che per coerenza dovrebbe lanciarsi nell'impossibile compito di stendere una dettagliata analisi stilistica del brano capolavoro.

Tanti altri aneddoti e considerazioni si possono fare su Strobo Trip, ma una cosa è certa: questo è un qualcosa (non so più neanche se si possa definirlo “disco” o “album”) che non può e non deve passare inosservato.

La vera arte riesce ad educare ed a cambiare la coscienza, esercitando così un’efficacia altamente mediata che difficilmente si può toccar con mano, ma la cui importanza, per una reale umanizzazione della società, non può sfuggire se non a chi non sa guardare più in là del proprio naso” (Theodor W. Adorno)

(questa analisi si chiude tra deliri cosmici e tempeste robotiche che pervadono l'aere si interrompe intorno al 336° minuto dell'ascolto)

C Commenti

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Marco_Biasio alle 18:52 del 6 gennaio 2012 ha scritto:

Splendido articolo Ale. Peccato non abbia tempo di ascoltarmi anche il disco I Flaming Lips avevano anche rilasciato un'altra maxi canzone di 24 ore, o sbaglio?

ozzy(d) alle 21:50 del 6 gennaio 2012 ha scritto:

bella analisi ma....

spartiacque de che?? questo "disco" dimostra che wayne coyne si è ormai fumato pure quel poco che gli restava in zucca, è come il suo sosia beppe grillo ghghgh

Alessandro Pascale, autore, alle 16:38 del 7 gennaio 2012 ha scritto:

x Marco: sì, dopo questa svolta hanno messo in piedi pure un altro pezzo da 24 ore. D'altronde è la naturale prosecuzione del percorso Prima o poi mi prenderò una settimana per ascoltarmi pure quello eheh

x Gulliver: il confine tra genio e follia è sempre stato molto labile e difficile da distinguere

fabfabfab alle 20:31 del 7 gennaio 2012 ha scritto:

Molti di voi lo sapranno già, ma i Flaming Lips nel 1997 avevano pubblicato "Zaireeka", un disco fatto per essere ascoltato da 4 impianti stereo contemporaneamente. Ognuno dei 4 dischi conteneva alcune delle tracce registrate in stereo, e la riproduzione prevedeva 4 lettori e 4 persone diverse per poter azionare i 4 lettori contemporaneamente. Ovviamente era umanamente impossibile azionare i quattro dischi nel medesimo istante, per cui ogni riproduzione sarebbe stata diversa dalle altre...

redbar alle 14:57 del 9 gennaio 2012 ha scritto:

Molto interessante anche se l'ascolto sembra riservato ai più temerari. M una domanda : su che formato è distribuito?

REBBY alle 15:54 del 9 gennaio 2012 ha scritto:

ma su un grosso vinile (il raggio è 20 metri) naturalmente, un discone eheh oppure in alternativa "in un box che contiene una chiavetta USB con i brani memorizzati, alcuni finti CD in cartone e una torcia che illuminando i CD che girano dovrebbe produrre un effetto stroboscopico (da cui il titolo dell’EP)... si trova facilmente da scaricare in rete e viene il sospetto che sia tutto qui, il box non è realmente in vendita, ma i brani circolano lo stesso. L’importante è che se ne parli" (fonte http://www.topmusiclife.com/tml/?p=1379).