The Flaming Lips
Embryonic
Bizzarri, malati, psichedelici…Questi sono i primi tre aggettivi che balzano alla mente osservando l’artwork di questo doppio album, ancor prima di inserire il primo disco nel lettore.
Una copertina in cui è raffigurata una mano che estrae nuova vita dal ventre della terra, e all’interno un primo piano di un basso ventre (maschile o femminile? Sono aperti i sondaggi…), il tutto racchiuso in una custodia di pelo irto e setoso…Insomma, non il solito “Nice Price” da espositore negli autogrill, soprattutto per l’impatto distruttivo che potrebbe avere sull’acquirente medio.
Immaginiamo che un padre con tutta la sua famigliola si fermi per una sosta ricostituente di cornetto e cappuccino, ed incuriosito dalla strana confezione ne compri una copia…Al ritorno in macchina la moglie in un misto di stupore ed orrore penserebbe ad una ipotetica perversione del marito rimasta sopita in 20 anni di matrimonio, ed i figli contenti dello strano peluche ricevuto in regalo potrebbero da un momento all’altro rischiare l’asfissìa ingerendo qualche pelo…E poi sfido a mantenere l’attenzione alla guida ascoltando queste 18 dosi di acido lisergico sonoro, di psichedelia ossessiva, letargica e caleidoscopica…Una vera e propria esperienza ultra sensoriale che andrebbe consumata esclusivamente fra le mura di casa, o accompagnati da una persona sana e cosciente…Forse è per questi eventuali rischi che i tre indie rockers statunitensi d’annata hanno deciso che questo package originale ed eccentrico venga distribuito solo su ordinazione sul loro sito ufficiale, e anche per bypassare probabilmente le restrizioni di sicurezza del marchio CE.
Ma veniamo a noi….Questa raccolta che include 18 tracce che esplorano la tradizione psichedelica in tutte le sue forme, è una vera summa di tutto il Flaming Lips sound.
C’è il rumore, la calma ovattata e stordente, il pop d’autore di una raffinatezza eccelsa, c’è il divertimento ossessivo di un bambino che si diverte a giocare con i suoi arnesi rumorosi, con tastiere farfisa da 10 euro, con i sonagli della chicco filtrati attraverso distorsori di ogni genere….Uno scrigno racchiuso da una pelliccia tricotica che nasconde un arcobaleno intrecciato di suoni….
Allora, mi raccomando….Sedetevi comodamente, avvertite una persona a voi cara di ciò che stà per accadere e fatela rimanere in allerta nel caso in cui ce ne sarà il bisogno….
…..Via……
L’arcobaleno distorto viene generato dagli ingranaggi Kraut Rock di Convinced Of The Hex, in cui la batteria martellante scandisce il tempo del cantato ossessivo di Wayne Coyne che ripete all’infinito There’s a difference between us…, mentre beat impazziti rincorrono la chitarra distorta e sincopata acompagnata dal basso pulsante.
Segue l’oscura e notturna The Sparrow Looks Up At The Machine, un mantra psichedelico e ripetitivo che opprime i sensi e soffoca lentamente, lasciandoci cullare dalla dolce ballata crepuscolare Evil, dove beat leggeri si intersecano con le partiture di pianoforte sussurrato e leggeri drone elettronici contribuiscono a tingere il tutto di un blu denso che cola lento sulle palpebre.
Il caleidoscopio noise di Acquarius Sabotage contrappone il rumore distorto delle chitarre e di percussioni impazzite alla soavità di note d’arpa che spiegano le ali fino ad infrangersi in un silenzio sinistro, che lascia spazio al basso pulsante e noir di See The Leaves, che sfocia in un finale ambient in cui una tastiera tremolante e fioca detta il tempo alla voce di Wayne Coyne che si spegne lentamente come un candela sotto vetro…La ballata leggera If e la crepuscolare Gemini Syringes lasciano spazio al beat pulsante di batteria di Your Bats, che tesse trame liquide assieme al basso ridondante e gommoso, mentre la voce incastona lamenti indefiniti che stringono il cuore in una dolce morsa di calore…
I sei minuti della jam strumentale Powerless ci introducono al basso pulsante e marziale di The Ego’s Last Stand, che esplode in digressioni space rock al fulmicotone esaurendo la sua carica elettrica nel finale narcotico e vertiginoso.
La ballata malata I Can Be A Frog gode della collaborazione di Karen O’, che ha registrato versi e rumori per via telefonica, e passa il testimone alla mini suite stellare di Sagittarius Silver Announcement.
Seconda collaborazione dell’album è ad opera degli MGMT, che con Worm Mountain confezionano una cavalcata spaziale e lo-fi rumorosa e ricca di asteroidi psichedelici lanciati a mille.
Scorpio Sword con le sue aperture orchestrali mestose cede il passo a Impulse, ballata riverberata di echi French Touch, interrotto dall’incedere motorik alla Neu! di Silver Trembling Hands intervallato da piccoli sprazzi pop che ricordano il capolavoro sull’ombra lunare dei Pink Floyd….
Si torna sulla terra con la tribale Watching The Planets, dove la sezione ritmica gioca ad un botta e risposta con i cori (anche qui c’è lo zampino di Karen O’) in una celebrazione pagana della natura da ballo attorno al fuoco….
Nient’altro da aggiungere….Solamente che questa doppietta micidiale va a finire dritta dritta nella classifica di fine anno….
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