R Recensione

5/10

Grand Archives

Keep in Mind Frankenstein

Non ci era piaciuto molto l’esordio dei Grand Archives, collettivo con cui Matt Brooke (Band of Horses) dava sfogo a tutte le sua manie classiciste pop, country e folk. Ciònonostante bisogna ammettere che con Keep in Mind Frankenstein un passo in avanti lo si è fatto. Piccolo, ma lo si è fatto, tanto da far quasi sfiorare la sufficienza ad un disco senz’altro meno stucchevole e inconsistente dell’esordio omonimo.

L’orizzonte sonoro muta leggermente per rifarsi ad un’epica leggerezza di lontane origini, da rintracciare a metà strada tra la California dei Beach Boys e le lande assolate di Nashville dei CSN&Y. Il risultato non è malvagio come potrebbe sembrare all’apparenza, come dimostrano i sei minuti di Witchy park-tomorrow will, svolazzanti tra variazioni svagate e fresche, motivi corali caldi e autunnali e un certo retrogusto particolarmente romantico ma leggero.

I Grand Archives raggiungono in certi brani (Topsy’s revenge, Willoughby) una semplice eleganza con graziosi bozzetti lirico-vocali di buona espressività che evocano a tratti il calibro artistico di un raffinato Bonnie Prince Billy. La classe e le ispirate armonie soft però non sempre riescono ad essere moderne e attraenti (come avviene in Left for all the strays, riconducibili idealmente anche a gente come Fleet Foxes e Clues) ma scadono in brani dal sapore decisamente ampolloso e soporifero, come nella piatta ed aritmica Siren echo valley part 1.

Emerge insomma nettamente una caratteristica del disco che alla lunga ne è il maggior limite: l’acceso ed imperioso vocalismo che rievoca eccessivamente i maestri CSN&Y, diventando il vero ostacolo per l’efficacia di brani dal sapore zuccheroso (Silver among the gold), banale e melenso (il country & western old style di Dig that crazy grave) o talmente profondo da diventare invadente (Lazy bones).

Un po’ troppo monocorde quindi Keep in mind Frankenstein, nonostante un paio di trovate argute come la piccola fantasia strumentale alla Yann Tiersen di Siren echo valley part 2 e la ballatona strappalacrime Oslo novelist, dagli arrangiamenti raffinatissimi e lustrati a dovere. Nel complesso un piccolo passo avanti insomma, con qualche discreta idea sparsa qua e là, ma l’impressione è che ci sia ancora da lavorare un po’ sui contenuti di fondo per raggiungere quella necessaria impronta personale ed accattivante in grado di far presa sull’ascoltatore.

Sito: http://grandarchives.com/

Myspace: http://www.myspace.com/grandarchives

Video:

Dig that crazy grave - http://www.youtube.com/watch?v=ErEmo9hp4cY

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