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R Recensione

7/10

Paolo Spaccamonti

Buone Notizie

Le buone notizie, si sa, non vengono mai da sole. Neanche le cattive, per la verità, ma oggi parliamo di Buone Notizie.  

La prima buona notizia è che – alla fine – io e Paolo Spaccamonti siamo diventati amici. Amici 2.0, sia chiaro, on-line anche se abitiamo a tre isolati di distanza, ma l’amicizia è una buona notizia comunque, sebbene ai più possa non importare.  

La seconda buona notizia, più interessante, è che Paolo Spaccamonti è pienamente consapevole delle proprie possibilità. Ci crede e fa bene, investe sulla sua musica, si muove nel sottobosco, sonorizza film muti e reading letterari, collabora con altri artisti, suona ovunque. È una buona notizia vera, questa, nel paese del “vola basso” e del “chi ti credi di essere”. Come se ci fosse qualcosa di cui vergognarsi, nel voler fare il mestiere del musicista o dello scrittore. Invece Spaccamonti (che di professione fa altro) è uno di quelli che meriterebbe di vivere suonando, e la buona notizia sarebbe non costringerlo ad emigrare, come già accaduto ad alcuni suoi illustri predecessori.  

La terza buona notizia è che “Buone Notizie” è di nuovo un disco di sobria ma profonda bellezza, in grado di ricostruire un microcosmo elettroacustico che si insinua sottopelle in modo lento, delicato e piacevole. L’evoluzione musicale di Spaccamonti passa attraverso un rinnovato equilibrio tra le urgenze “solistiche” della sua chitarra e l’apparato strumentale che la circonda esaltandone accenti e silenzi, progressioni e divagazioni.  

Sebbene il solco sia lo stesso tracciato dall'esordio “Undici Pezzi Facili”, il secondo album del guitar-hero torinese riesce a smarcarsi dalla matrice post-rock concedendo al consueto immobilismo di questi paesaggi strumentali numerose alternative ritmiche, come quella prodotta dalla batteria di Davide Compagnoni (Stearica) a supporto dei cerchi concentrici tracciati dalle chitarre in “Guitar Heroin” e da quella di Dario Bruna che “spazzola” sotto le note stoppate di “Claude” e crea spazi per i riverberi della tromba dell'amico Ramon Moro in “Ossamiche”. In altre occasioni è proprio lo spessore degli ospiti coinvolti – aggiunto alla capacità di Spaccamonti di fare “sua” ogni nota – a creare il diversivo necessario a rendere “Buone Notizie” un disco teso e pieno fino all'ultimo minuto: la viola elettrica di Fabrizio Modenese Palumbo (Larsen) riesce in meno di tre minuti a riempire di chiaroscuri i tratti essenziali disegnati da Spaccamonti (“Deh”), così come il violoncello di una come Julia Kent (Antony & The Johnsons) non potrebbe non appropriarsi dei silenzi suggeriti dagli intrecci chitarristici del padrone di casa (“Amici Vecchi”). Che è padrone di casa vero, oltre che autore sopraffino, proprio perché dimostra di saper concedere senza subire, di saper coinvolgere gli ospiti tenendo sempre a fuoco l'obiettivo (perfetta in questo senso la combinazione elettroacustica creata con i beats di Ezra in “Tartarughe”), di potersi autocitare (“Tex 2”) e di poter contare sulle proprie qualità per arrivare lontano. Noi gli auguriamo di arrivare lontanissimo, a patto che non smetta mai di farci avere sue “buone notizie”.

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 4 voti.
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george 8/10
ciccio 7,5/10

C Commenti

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george (ha votato 8 questo disco) alle 19:37 del 4 maggio 2011 ha scritto:

wow!!!!!!

...a me piace più di quello prima!!

questo lavoro, nonostante sia più difficile al primo ascolto, è sicuramente più vario e completo!!!!!

Marco_Biasio (ha votato 7,5 questo disco) alle 11:30 del 25 luglio 2012 ha scritto:

Ma quanto è creativo Paolo alla chitarra? E' una cosa impressionante! Chi ci sente sempre e solo post rock soffre di sindrome da saturazione sonora compulsiva. Fra "Guitar Heroin", "Tartarughe", "Tex 2", "Specchi" e soprattutto "Amici Vecchi" (il violoncello di Julia Kent è straordinario) c'è l'imbarazzo della scelta. Bravo Fabio!

fabfabfab, autore, alle 9:53 del 27 luglio 2012 ha scritto: