V Video

R Recensione

5/10

Sigur Rós

Valtari

Della serie “cose che prima mi piacevano e adesso non sopporto” (e contemporanemente della serie: “e chissenefrega?”): il tonno in scatola, Sabina Guzzanti e la sua aria da maestrina, Fabio Volo e la sua simpatia, i dischi tuttiuguali della Morr Music. Sarà che i gusti cambiano ogni sette anni - una volta me l'ha detto anche un medico - eppure è stupefacente come a distanza di poco tempo l'amore iniziale possa scemare con tanta freddezza. Questo per dire che quando i Sigur Rós schizzarono come un gejser dal calderone post rock di fine anni '90, nessuno rimase indifferente a quel suono così compatto, a quelle atmosfere gelide, a quelle melodie celestiali. C'era tutto il contorno: il fascino dell'Islanda, il cantante gay con un occhio di vetro, gli apprezzamenti di chiunque (da Madonna ai Rage Against The Machine); ma ci fu - soprattutto - una coppia di dischi davvero memorabile: “Ágætis Byrjun”, che codificò un suono “nuovo”, trapiantando il post rock in un ambient mistico e sognante, e “( )”, che ne dilatava le forme e ne perfezionava i suoni.

Certo erano altri tempi, queste sonorità dettavano legge e anche solo avere un cantante in formazione era un azzardo. Passato l'entusiasmo iniziale, i Sigur Rós hanno proseguito una carriera di buon livello, in equilibrio tra il desiderio di smarcarsi da questo suono così “caratterizzante” e la volontà di non perdere le fila del discorso. “Takk...” ma soprattutto il successivo “Með Suð Í Eyrum Við Spilum Endalaust” contenevano tentativi di rinnovamento a base di innesti ritmici (“Gong”, “Gobbledigook”) e brani “cantabili” (“Hoppipolla”, “Við Spilum Endalaust"), ma si percepiva che non poteva essere quella la strada per il futuro. In entrambi i dischi, infatti, buona parte dei brani riproponeva le caratteristiche già ampiamente codificate nei due best-sellers precedenti. E così, con il loro sesto album, i Sigur Rós decidono di archiviare ogni velleità di innovazione e si reimmettono compostamente nel binario da cui erano partiti.

Risultato: nei primi 13 minuti non succede assolutamente nulla, “Ég Anda” è un'introduzione eterna, statica e minimale; la successiva “Ekki Múkk” recupera la consueta “vocalità bianca” del cantante Jónsi ma non riesce a metterla al servizio di una melodia. Il pezzo è infatti un suggestivo ma monocorde paesaggio nordico, non accostabile ai fasti di “( )”. “Varúð” è in pratica l'inizio e la fine del disco, con le sue forme sinusoidali e un crescendo solenne che fa da apertura ad un finale carico di intensità elettrica, tra fiati, pianoforte e chitarre. La sensazione di deja-vu (periodo “Ágætis Byrjun”) è evidente, ma il brano dimostra che gli islandesi sanno ancora come rivolgersi al proprio pubblico. Dopo un nuovo tentativo - questa volta poco riuscito - chiamato “Rembihnútur”, “Valtari” ripiega in soluzioni ambient minimaliste, spesso strumentali (il carillon di “Varðeldu” è a dir poco soporifero) e autoreferenziali (c'è praticamente il solo Jónsi in “Dauðalogn”); per poi chiudere con due brani che (probabilmente) mostrano le intenzioni future della band: ambient minimalista, si è detto (“Valtari”), e quell'attitudine da classica contemporanea (“Fjögur Píanó”, adatta come sottofondo per un documentario sulle camole del miele) che farà gola agli appassionati dei vari BalmorheaÓlafur Arnalds e compagnia sbadigliando. Perché, sebbene sia calcolato, il rischio è quello.

V Voti

Voto degli utenti: 5,9/10 in media su 27 voti.
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lizarking 3,5/10
alburno 10/10
MusicAhUm 4,5/10
NIBBIO 6,5/10
neferpito 7,5/10
Kid_Ale 8,5/10
salvatore 4,5/10
mavri 6/10
REBBY 7/10
KSoda 6/10

C Commenti

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Filippo Maradei (ha votato 4 questo disco) alle 1:31 del 2 luglio 2012 ha scritto:

D'accordo su tutto. Anzi, sarei stato pure più severo. Però i Balmorhea non si toccano, Fà! )

salvatore (ha votato 4,5 questo disco) alle 9:48 del 2 luglio 2012 ha scritto:

Completamente in linea anche io: hanno davvero stufato! Non me la sento di mettere un voto perché il cd l'ho ascoltato solo un paio di volte e non so se ci tornerò sopra...

PS. Il video, però, è molto bello... come sempre!

Marco_Biasio (ha votato 4 questo disco) alle 12:36 del 2 luglio 2012 ha scritto:

Io avevo apprezzato tantissimo la svolta barocca di "Takk..." e, seppur in misura minore, la "poppizzazione" del successivo "Med Sud...". Erano segnali di un gruppo che, pur non riuscendo a ripetersi ai livelli dei primi tre dischi, cercava strade nuove ed inedite per esprimersi al meglio: un'evoluzione, appunto, che poi sarebbe potuta piacere oppure no, ma sempre di evoluzione si trattava. Questo "Valtari", invece, è la devoluzione più totale, il disco più facile e facilone che i Sigur Ròs potevano tirare fuori: un ritorno didascalico, da "compitino", alle atmosfere di un tempo, senza un briciolo di quell'intensità e di quell'ispirazione. Questa è roba che poteva fare Jònsi da solo col suo fidanzato, senza scomodare il resto della band. Rimangono una valanga di sbadigli ed un po' di rabbia per la brusca interruzione del discorso evolutivo.

Fertuffo (ha votato 4 questo disco) alle 17:27 del 2 luglio 2012 ha scritto:

Forse il consiglio più adatto per chi andrà a vederseli dal vivo a Verona quest'autunno, è di portarsi un bel cuscino comodo e una trapunta leggera. Probabilmente sarebbe la dormita più memorabile della propria vita. Sempre che decidano di evitare la "promozione" dell'ultimo disco... Comunque, gente, con tutto quello che hanno già lasciato ai posteri, se d'ora in avanti fanno ancora dieci Valtari, non starei qua a lamentarmi troppo. È la natura, dai. Anche il vostro albero di kaki può capitare che un anno faccia dei frutti schifosi, e un anno delle delizie.

We play endlessy

rdegioann452 (ha votato 8 questo disco) alle 9:19 del 3 luglio 2012 ha scritto:

mah... io non sono affatto d'accordo, anche se i livelli dei primi dischi, soprattutto "quello delle parentesi", saranno forse inarrivabili. e per chiunque. a me ha convinto. per me è un sette e mezzo, arrotondato a 8 perché siete atati impietosi.

Franz Bungaro alle 15:50 del 3 luglio 2012 ha scritto:

Premessa: La recensione è bellissima, c'è da imparare. Svolgimento: sto ascoltando Valtari da (molti) giorni e non so ancora dare un giudizio per me certo. Riflessione: quando decontestualizzo l'ascolto, non lo ricollego a niente, nè dei Sigur nè di altri o di altro, l'album mi piace molto di più. Conclusione (parte prima) : non darò un voto a quest'album prima di un anno da oggi. Conclusione (parte seconda): Valtari è uno dei (relativamente) pochi CD che quest'anno ho acquistato in negozio (forse perchè faceva figo chiederlo al commesso in mezzo a tanta gente)...per ora non mi sono ancora pentito!

swansong alle 18:26 del 3 luglio 2012 ha scritto:

Per quanto mi riguarda i Sigur Ros sono nati e morti con l'"ultra"terreno (in senso letterale, poichè tanta e tale è la sostanza musicale e l'innovazione stilistica, che sembra quasi partorito da entità aliene) Agaetis..nulla prima (Von lo trovo inascolatbile), poco nulla di interessante dopo, a partire dal tutto sommato supravvalutato () in mezzo restano due live cd molto interessanti (Hvarf-Heim e Inni) ed uno splendido dvd (Heima)

benoitbrisefer (ha votato 6 questo disco) alle 1:23 del 4 luglio 2012 ha scritto:

E' vero: facilino. E' vero: compitino; ed è pure vero che arrivati a metà la noia si fa sentire eccome. Eppure restano meglio di tanto altro in circolazione e non cadono mai nel cattivo gusto.... e scusate se è poco!!! Una piena sufficienza (senza fare confronti col passato) se la possono pure prendere.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 15:31 del 10 luglio 2012 ha scritto:

Dopo due album digressivi (e tra loro diversi) si torna quasi alle origini. A dire il vero qui tutto sembra più rallentato e mancano quei saliscendi e quelle esplosioni sonore che caratterizzavano il loro capolavoro (Agaetis Byrjun). () è una ottima "replica", questo è un buon album minore. Sempre roba buona comunque, avercene di schifezze così eheh

ozzy(d) (ha votato 1 questo disco) alle 22:37 del 10 luglio 2012 ha scritto:

"avercene di schifezze così eheh"..ma anche no, tutto al macero di questi, pure i primi dischi

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 8:20 del 11 luglio 2012 ha scritto:

Eh lo so che siccome non grungiano o hardeggiano spaccano i maroni, come te del resto, zoticone eheh

alburno (ha votato 10 questo disco) alle 14:07 del 28 agosto 2012 ha scritto:

Come confondere lo stile con la pastasciutta!!

Visto le ultime incursioni, si tanto piacevoli, ma alla lunga troppo “poppeggianti” dei recenti lavori, mi riferisco soprattutto a quelli da solista di Jonsi, temevo che lo scontato “scampanellio” diventasse oramai il marchio di fabbrica del gruppo, ma per fortuna così non è stato e il gruppo ha preferito in un certo senso resettare e ripartire dal tutto o dal niente. Non è di certo il loro terzo capolavoro, ma neanche un album mediocre e se di maniera si può parlare, beh, tanto di capello allo stile unico, maturo e vario oramai raggiunto da questa band, tant’è che mi chiedo il perchè si debba aspettare o addirittura “pretendere” innovazione ogni volta, come se non avessero già fatto abbastanza. Non è pop, ne troppo dream…, e già questo gli meriterebbe la sufficienza; quello che rende particolare e unico l’album è la ricercata e voluta atmosfera metafisica (mai come prima), che pervade quasi tutti i brani da farli risultare come sospesi, fluttuanti a mezz’aria senza protendere verso altezze o profondità infinite, ma limitandosi a tracciare dilatate e suggestive linee orizzontale (il sound ed il video di Ekki Mukk… bellissimo… ne sono la conferma). Qui il suono è compatto e fortemente strutturato mentre le melodie sono volutamente scarnite, rese minimali e non di facile appiglio come in passato, ma comunque ricche di quella intensità emotiva che ti sorprende sempre di più ogni volta che le riascolti… Fjögur píanó fra tutte, il crescendo finale e incantevole per non parlare del video.. bellissimo!!

Un 5 è assolutamente ingiusto cosi come la misera recensione. 6,5/7 è il giusto compromesso, ma darò qualche punto in più (visto l’1 dato dal cretino di passaggio) per risollevare quel 4,5 aberrante!!

Dr.Paul alle 14:16 del 28 agosto 2012 ha scritto:

bah tanto se tu alzi di 0,1 la media....non è che il resto del "mondo" cambia idea!

fabfabfab, autore, alle 1:00 del 29 agosto 2012 ha scritto:

La recensione è misera perchè non rispecchia il tuo puno di vista di fan(atico). E' la mia opinione, basata su alcuni elementi oggettivi (nessuna novità, un po' di mestiere, un pizzico di noia) e alcune opinioni personali. La tua opinione è diversa: 10 secco a tutti gli album dei Sigur Ros, 9 a quello di Jonsi e proclami tipo "Nessuno può essere avvicinato alla musica dei Sigur Ros". E' un po' misero, almeno secondo me, ma è il tuo punto di vista...

alburno (ha votato 10 questo disco) alle 14:53 del 28 agosto 2012 ha scritto:

Il mio è stato solo un vezzo, nessun gesto megalomane!! Se poi tu ti senti di rappresentare l’idea della restante umanità, oltre ai cinque qui sopra, affari tuoi!!

Dr.Paul alle 15:04 del 28 agosto 2012 ha scritto:

non rappresento niente, ho solo l'impressione che sia un disco passato inosservato! oltre i 5 qui sopra tieni conto di tutti quelli che hanno taciuto, e sono tanti!

NIBBIO (ha votato 6,5 questo disco) alle 17:47 del 8 novembre 2012 ha scritto:

Premetto che il post-rock mi ha un po' scassato i maroni da un po' di tempo a questa parte (eppure ero uno dei piu' grandi estimatori), forse anche perche' ha perso un po' di quella forza innovativa iniziale...devo essere sincero, non me la sento di bocciare questo CD...non riesco a trovarlo un "compitino"...lo trovo piu' che altro un prodotto autoreferenziale: mi sembra molto un "a chi piace piace a chi non piace bene cosi'", rimarca quelle che sono le loro origini pero' con uno stile e una precisione molto personale. Diciamo che lo trovo molto scorrevole ma non presenta mai un vero elemento di punta, e alle volte e' un pochino ridondante...e questo, puo' rappresentarne un difetto.

pero'...devo essere sincero...e' un album che si fa ascoltare!

neferpito (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:11 del 15 novembre 2012 ha scritto:

almeno una decina di ascolti per poter valutare questo album (a mio parere); interessante, magico e a tratti oscuro come il primo, Von; concordo con diverse cose ma dissento su altre! recensione niente male comunque

inoltre concordo con marco di biasio nel dire che in effetti si sono un po' "ammosciati" rispetto ai lavori precedenti ma considero questo album molto più che sufficiente voto 7,5

The musical box alle 18:08 del 20 febbraio 2015 ha scritto:

Rivalutato con il tempo...un bellissimo album per nulla di mestiere...e poi su questo sito si continua a gridare alla noia quando si parla degli islandesi allora milioni di dischi e gruppi grandiosi non dovrebbero esser ascoltati e apprezzati...trovo tutto molto superficiale..mia opinione ovviamente

Dusk alle 15:43 del 22 aprile 2020 ha scritto:

5? Peccato. Recensione coraggiosa, sicuramente non il top dei loro lavori, ma interessante senza ombra di dubbio.