R Recensione

7/10

Teich

Sea Songs

I bresciani Teich (per completezza: Gabriele Berardi e Alessandro Cenzato alle chitarre; Marco Lacanna alla batteria; Marco Luppi al basso) hanno l'immagine degli anni '90 stampata in fronte.

Naturalmente, si parla di nineties in versione indie, essenzialmente americana, essenzialmente post.

Il loro EP di debutto è convincente, e forse anche qualcosa di più: i ragazzi imbastiscono articolate digressioni strumentali che hanno il pregio di tenere viva l'attenzione per tutta la durata, colorandosi di un pathos vivido e intelligente. Progressioni che cambiano colore e tono passo dopo passo, quasi senza che l'ascoltatore se ne renda conto.

Non è semplice addentrarsi nelle dinamiche del loro sound circolare e arioso (ma forse sarebbe più corretto dire acquatico, in omaggio a nome della band, al titolo e alla splendida copertina di Camilla Rossi): a tratti mi vengono in mente dei June of '44 meno ultraterreni e nevrotici, in altri momenti dei Dirty Three che hanno dimenticato a casa il violino per aggiungere una chitarra all'impasto. La tradizione del post-core più dilatato, poi, è viva e presente: potrei quasi citare i Blind Idiot God, se fossero un attimo più lineari e meno schizofrenici, più allucinati e meno feroci.

In "Still" e "Wrong" colpisce la ferrea logica, evidentemente circolare, che sorregge tutta l'impalcatura dei brani, logica debitrice della tradizione del rock matematico. Le chitarre sono capaci di fendere l'aria, di suonare ora cristalline e regolari, ora più screziate, così come di gravitare intorno a una sessione ritmica che costruisce interi mondi con un solo "giro".

La malinconia liquida e psichedelica di "Will Be" non è meno riuscita e calibrata, mentre il brano conclusivo è il degno epilogo di un'opera già matura e compiuta, ma che lascia intravedere sviluppi molto interessanti.

Già, perché queste "Sea Songs" sono importanti ma non esigenti: si laciano ascoltare e apprezzare con naturalezza, nonostante l'evidente complessità strutturale, e questo per chi scrive è solo un merito. Di norma, i musicisti bravi fanno apparire come semplice ciò che in realtà è molto complesso: e allora possiamo affermare che i Teich sono veramente bravi.

Cari concittadini, attendiamo con ansia il prossimo passo.

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