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R Recensione

6/10

Bowerbirds

The Clearing

"Già non attender' io tua dimanda / S'io m'intuassi come tu t'inmii" Paradiso, Canto IX, 80-81  

L'amore è l'illusione di chi non ha niente, è il rifugio dei disperati, il sogno proibito dei solitari, l'ispirazione degli artisti e la dannazione degli emotivi. L'amore è una spinta creatrice così forte da non aver bisogno d'altro, così libera da poter mettere radici nella sabbia, così indecifrabile da poter unire gli opposti. Per questo, l'amore è anche capace di uccidere, di spezzare i sogni più profondi, di cancellare l'ispirazione più fertile, di chiudere le porte più pesanti e definitive. Quando l'amore svanisce lo capisci da una mancanza: uno sguardo non condiviso, un gesto negato, il lento allungarsi delle distanze. Succede ogni giorno, in ogni parte del mondo: qualcosa si spezza, qualcuno si frappone, un sospiro greve e gli occhi che si gonfiano di lacrime.  

Così, durante il tour di "Upper Air", Beth Tacular e Phil Moore avevano capito che - nonostante il tour bus unisse le loro strade - quel sentimento "cinguettato" tra i boschi di "Hymns for a dark horse" e tra le nuvole di "Upper Air" era finito. Su queste basi prende forma "The Clearing", terzo album dei Bowerbirds, e probabilmente per questo motivo la parte centrale del disco ("This Year", "Brave World", "Hush", "Overcome with Light") mostra qualche segno di cedimento, un calo di attenzione (da parte dell'ascoltatore) che se da un lato esplicita la volontà di sperimentare nuove soluzioni (il gospel acustico in "Overcome with Light") dall'altro non mostra idee chiare sulla strada da intraprendere.  

Per il resto, i Bowerbirds rinnovano l'apparato strumentale (fuori la fisarmonica e dentro il pianoforte e gli archi) e lo mettono al servizio della consolidata, cristallina scrittura folk-pop. "Death Wish" è l'anello di congiunzione con la produzione precedente, andamento gypsy e poesia rurale, "Stitch the Hem" è la novità meglio riuscita, punteggiata da un pianoforte malinconico su base handclap degna del miglior Sufjan Stevens (stesso dicasi per le progressioni "bandistiche" di "In The Yard"), "Walk the Furrows" è una delle loro ballate migliori e "Tuck the Darkness In" scaccia i demoni del fallimento e apre le porte ad un nuovo inizio per Beth, Phil e i Bowerbirds. E per l'amore, ovviamente. Perchè alla fine l'amore ha trionfato ancora, e non aspettavate altro che questo lieto fine.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 18:20 del 25 marzo 2012 ha scritto:

D'accordo con Fab: prima parte da tenersi stretta, poi fiacca, poi ci si riprende. "Stitch the hem" cosa migliore.