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R Recensione

8/10

Typhoon

Hunger and Thirst

“Alex, Casey, Dave, Devin, Eric, Grant, Jen, Jimmy, Kyle, Nora, Paige, Pieter, Ryan, Shannon, Toby, Tyler, and sometimes, Danielle, Maia and Anna” . Sul loro Myspace si presentano così, manco fossero una classe di prima elementare. Una classe normale, pre riforma-affollamento Gelmini (vorrei tanto non sapere che c’ha nella testa, Mariastella), ma pur sempre un bell’ assembramento: sette componenti fissi che in formazione allargata arrivano a diciassette, diciotto, venti (!). Sono tutti compagni di scuola (vent’anni l’età media, beati loro) e vicini di casa (a Portland), e periodicamente organizzano festicciole casalinghe durante le quali si esibiscono per amici e conoscenti. Tutto molto (sogno)americano, molto “do it yourself”. Infatti, col tempo, le feste tra amici si sono trasformate in piccoli-grandi eventi, con gente che arriva da mezzo paese per assistere ad esibizioni-fiume che attirano mediamente un pubblico di cinquecento persone.  

E perché mai? Semplice: perché sono una band straordinaria. Il loro “epic-pop” (definizione discutibile quanto necessaria) ruota intorno alla figura del cantante e chitarrista Kyle Morton, faccia da bravo ragazzo e piglio sicuro da futura (indie)rockstar. La sua voce ha una caratteristica inquietante: ricorda qualcuno da molto vicino, ma non si riesce a capire chi: Will Oldham? Jason Molina? Geoff Farina? Adam Duritz? Forse tutti e quattro, o forse qualcun’altro (apriamo il televoto). Comunque sia, quando la scolaresca si riunisce intorno a Morton, lo fa in maniera compatta e devastante: due batterie, due chitarre, basso, piano, toy piano, violino, sezione fiati e un piccolo coro. Oggi in cattedra salgono loro (tanto il supplente deve ancora essere nominato).  

Hunger and Thirst” è una narrazione continua, le tracce si susseguono senza interruzione usando come intro la coda del brano precedente (necessaria dunque l’edizione in vinile). La voce di Morton è subito protagonista in “Starting Over”, così come la sezione fiati, che prende quota definitivamente nella furia folk-mariachi di “White Liars”, punto d’incontro neanche troppo immaginario tra The Decemberists e Calexico. La progressione si conclude nell’apice chiamato “CPR – Claws Part 2”: prima parte condotta da chitarre arpeggiate e piglio indie-rock, break centrale in chiave vocal-gospel e chiusura semplicemente irresistibile tra chitarre sincopate e bassi rotondi che ricordano i Three Mile Pilot (band sottovalutata perché schiacciata dall’appeal romantico dei cugini Black Heart Procession). Sette minuti per una mini-suite degna di un Sufjan Stevens, eppure dotata di grande personalità.  

Il resto non è da meno, tra sinistre riletture rock (“Body of Love”), intermezzi bossa (“Intermission”), cavalcate folk (“Belly of The Cave”, disperata alla maniera del primo Songs:Ohia) e un trittico composto da una ballata da pelle d’oca (“Happy People” ricorda – per la miseria! – “John Wayne Gacy Jr”, ancora Sufjan Stevens), seguita da una preghiera laica quasi a cappella (“Old Haunts, New Cities”) e chiusa da un minuto di delirio devoto e corale (chi ha detto Bruce Peninsula?). Niente da fare, non c’è un momento debole in questo “Hunger and Thirst”, neanche una chiusura (“The Sickness Unto Death”), all’apparenza troppo Bright Eyes ma resa speciale da una sapienza nell’utilizzo delle voci che pochi altri hanno.  

E allora ragazzi tutti in classe, che se riusciamo a fare colletta per comprare i banchi possiamo iniziare l’anno scolastico. L’anno musicale invece volge lentamente alla fine, per cui tanto vale iniziare a farsi domande importanti: disco dell’anno?    

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 21 voti.

C Commenti

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gull (ha votato 8 questo disco) alle 19:03 del 28 settembre 2010 ha scritto:

Gran bel disco! In loop da due ore. A me il modo di cantare ricorda, un pò, quello degli Herman Dune.

gull (ha votato 8 questo disco) alle 11:01 del 29 settembre 2010 ha scritto:

* anche quello degli Herman Dune (perché i riferimenti vocali da te indicati sono correttissimi)!

gull (ha votato 8 questo disco) alle 18:05 del 3 ottobre 2010 ha scritto:

Dopo giorni di ascolto in ogni modo, luogo e lago, posso dire che è anche uno dei miei preferiti dell'anno. Il riferimento più marcato alla fine è Jason Molina, ma qui gli arrangiamenti fiatistici (si può dire?) fanno la differenza. Se a vent'anni hanno una tale personalità e capacità di scrittura ed arrangiamento, ne vedremo delle belle. Intanto qui mettono in fila una meraviglia dopo l'altra. La mia preferita (del momento) è "Body of love".

Grazie Fabio della segnalazione.

george (ha votato 9 questo disco) alle 22:12 del 22 ottobre 2010 ha scritto:

oh oh

questo per adesso è il mio disco dell'anno!!!

mdishes alle 21:47 del 24 ottobre 2010 ha scritto:

ma che succede alla classifica?

target (ha votato 7 questo disco) alle 22:35 del 24 ottobre 2010 ha scritto:

Mdishes, hai altri interessi su questo sito al di là della classifica? dai tuoi commenti pare di no.

rubens alle 22:37 del 24 ottobre 2010 ha scritto:

Un tipico esempio di come NON usare lo strumento del voto: smollando 4 e 9 come se piovesse solo per pilotare i dischi su e giù dalle charts: manco fossimo su TV sorrisi e canzoni

target (ha votato 7 questo disco) alle 17:59 del 25 ottobre 2010 ha scritto:

Intanto mi sto godendo "White liars", "Cpr" e "Happy people", davvero bellissime. Un altro discone all'interno di un genere che ormai, secondo me, sta offrendo i suoi colpi di coda dopo un decennio (del quale Fabio cita nella sua recensione quasi tutti i più grandi esponenti), in questo ambito folk-rock, davvero saturo. Aggiungo al calderone, per i Typhoon, le malinconie folk bandistiche dei Port O'Brien. Anzi, ne approfitto per ri-segnalare due degli apici del genere usciti l'anno scorso e passati per lo più inosservati: i nostri mewithoutYou ("Old haunts, new cities", qua, potrebbe quasi essere loro), e quel pazzo disperato di Jordaan Mason (& The Horse Museum).

hisnameisalive (ha votato 10 questo disco) alle 12:21 del 26 ottobre 2010 ha scritto:

Semplicemente splendido.

jackiestewart (ha votato 8 questo disco) alle 20:33 del primo novembre 2010 ha scritto:

che bella scoperta

grazie per la recensione e per la segnalazione di target su dove ascoltare l'album intero, ma davvero hanno solo vent'anni? White liars è veramente un gran pezzo. Una curiosità: my sister " mdishes" non sa come contattare l'amministratore perché esclusa dopo aver chiesto cosa succedeva alla classifica.

rubens alle 21:33 del primo novembre 2010 ha scritto:

Da quel che ne so io MDishes è stata bannata perchè continuava a votare decine di dischi al giorno passando senza mezze misure dal 10 all'1: non credendo nei superpoteri della suddetta (per ascoltare tutti quei dischi bisognerebbe beneficiare di un continuum spazio tempo dilatato degno di Incpetion) e avendola avvertita anche sul forum alla fine lo staff del sito ha deciso di "espellerla". Se vuoi puoi provare ad aprire un topic per chiedere altri lumi

jackiestewart (ha votato 8 questo disco) alle 7:18 del 2 novembre 2010 ha scritto:

bannata

Ascoltiamo musica, la vita non consente a mdishes di fare molto altro ed in effetti il suo tempo è molto dilatato, quasi rarefatto...un po' di minor cazzeggio e di cautela nei commenti sarebbe opportuna

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 19:56 del 2 novembre 2010 ha scritto:

il disco l'ho ascoltato un paio di volte, i ragazzi sembrano in gamba: starting over("semanticamente" vicino a sun king nel giro) e CPR-claws part2 sono proprio due gemme! ripasso per il voto.

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 23:08 del 2 novembre 2010 ha scritto:

Si percepisce a orecchio nudo l'influenza (musicale e sociale) del paese dove reduci e disertori delle ultime due guerre americane giuste e civili possono sperare di trovare un po' di clemenza e rifarsi, a volte, una vita. D'altronde l'Oregon non è distante dal Canada, sono praticamente confinanti. Le due canzoni proposte in apertura sono davvero belle. Bellissime direi, anzi. E anche il video. Un disco che merita di essere ascoltato dall'inizio alla fine. Grande Fabio Codias, intanto, il nostro uomo in Canada (e dintorni).

brian (ha votato 6 questo disco) alle 10:59 del 11 novembre 2010 ha scritto:

carino ma c'è qualche passaggio di troppo a vuoto!

simone coacci (ha votato 8 questo disco) alle 15:47 del 29 novembre 2010 ha scritto:

Confermo la mia prima impressione. Gran bel disco.

REBBY (ha votato 7 questo disco) alle 8:29 del 17 gennaio 2011 ha scritto:

A mio modo di sentire tutti i "difetti" di questo album sono concentrati nella seconda facciata perchè la prima è tutta stupenda: una emozionante (ed epica, perchè no) cavalcata folk-rock progressive, talvolta venata di pop orchestrale e/o rythm & blues. Tra le migliori facciate del 2010, a mio giudizio. Più acerba e meno originale la seconda, ma insomma se il buon giorno si vede dal mattino, questi (e Morton soprattutto, mi pare di capire) possono davvero avere un futuro radioso.