R Recensione

7/10

Bowerbirds

Upper Air

Meno male che ogni tanto arriva l’estate. Una volta l’anno, dicono. Ma sarà poi vero? E se fosse semplicemente uno stato d’animo, un risveglio sensoriale voluto e finalmente lasciato libero di esprimersi? Fatto sta che l’estate, ogni tanto, arriva. A volte lentamente e con tiepida dolcezza, altre volte in modo crudelmente improvviso, quando esci di casa con la giacca addosso per poi ritrovarti in mezzo a strade roventi tipo Città del Messico in fiamme. C’è anche chi odia l’estate per questo.  

I più, invece, la adorano. E si dice che qualcuno la aspetti per un anno intero. Perchè dopo tanto tempo trascorso ad inventare scuse per non uscire di casa vinti dalla pigrizia, d’estate ritrovi volti che ti sembra di non aver mai incontrato, emaciati e verdastri, gonfi per l’eccessiva permanenza tra le pareti umide delle proprie abitazioni. Perché se non ti viene voglia di uscire a guardare il sole tramontare e a goderti il tepore della terra evaporare nei chiaroscuri estivi, probabilmente hai sbagliato pianeta.  

Su questo pianeta, invece, l’arrivo dell’estate instilla nei suoi abitanti gocce di positività, la volontà di viaggiare, di trascorrere del tempo in famiglia o con gli amici. Magari, come ogni estate, in spiaggia a godersi il tramonto, con qualcosa da mangiare e un po’ di musica. Magari quella dei Bowerbirds, che avevano già accompagnato un’altra estate con le loro campfire-songs, calde come la sabbia a mezzogiorno e gialle come il grano maturo. Quell’estate avevano colpito il cuore di molti, grazie alla leggerezza folk contenuta in un pugno di canzoni dal titolo “Hymns for a Dark Horse”. Canzoni semplici e dall’aspetto dorato, rassicuranti nel loro incedere intimo e malinconiche nei loro richiami rurali.  

Li ritroviamo due anni dopo, esattamente dove li avevamo lasciati. Su quella spiaggia ancora tiepida, nel preciso istante in cui il sole va a spegnere i suoi raggi roventi in un orizzonte d’acqua. C’è Phil Moore con la chitarra acustica appesa al collo che abbozza goffi passi di danza sui suoi soliti accordi “strumming”, c’è Beth Tacular che lo accompagna alla fisarmonica ed al canto e c’è Mark Poulson al basso. I due (Phil e Beth) cantano meravigliosamente, quasi sempre in coro. Benché sia ancora Moore a fare la parte del leone (“Crooked Lust”), lei – aggraziata e leggiadra come sempre – si ritaglia qualche strofa solista, come nella ballata folk “Beneath your tree” dove sfodera una voce indecisa tra la fragilità di Kazu Makino e la forza di Dolores O’Riordan.  

La novità più interessante risiede però in un cambio di prospettiva importante per l’evoluzione stilistica della band: laddove “Hymns for a Dark Horse” era un concept sulla natura (ricordate? Phil e Beth isolati nel bosco ad osservare il comportamento di alcune specie di uccelli…) e quindi si basava su percezioni indotte dall’osservazione di un qualcosa di estraneo, “Upper Air” è stato interamente composto durante i vari tour di supporto a Bon Iver, Phosphorescent e John Vanderslice, inducendo la band a trarre spunto da esperienze personali e a trattare argomenti più intimi. Il risultato è un suono meno “aperto” rispetto a quello contenuto nel precedente album, eppure ugualmente avvolgente, tra bozzetti malinconici (“Teeth”), scarni madrigali acustici stile Devendra Banhart (“Silver Clouds”), ballate folk che rivelano un buon processo di maturazione compositiva (“Northern Lights” ha addirittura echi Red House Painters) e un generale arricchimento della strumentazione utlizzata (il pianoforte - che soppianta il violino presente in “Hymns for a Dark Horse” – ma anche l’organo di “Chimes” o il contrabbasso jazzy-mood di “Bright Future”).  

Mai conferma fu più scontata. Che a gente così il sophomore album gli fa un baffo. Senza fiato fino all’ultima nota di “This Day”, dove, tra riverberi di piano e accordi acustici dilatati, sembrano sopraggiungere atmosfere da brume autunnali. Perché dicono che l’estate duri tre mesi. Ma sarà poi vero?    

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 2 voti.
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target 7/10
george 7/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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target (ha votato 7 questo disco) alle 17:06 del 9 giugno 2009 ha scritto:

Disco delizioso nella sua semplicità (a proposito di estate e sole: gli Elected di "Sun, sun, sun" non sono distanti), con la fisarmonica che rende "Teeth" e "Chimes" due perle agrodolci da riascoltarsi con piacere ad libitum. Ebbravo fabio.

george (ha votato 7 questo disco) alle 23:26 del 4 agosto 2009 ha scritto:

...quello prima aveva una marcia in più...