R Recensione

7/10

Gabriella Grasso

Cadò

Gabriella Grasso, attrice e cantautrice catanese, aveva esordito nel 2003 con l'ottimo Caffè d'orzo macchiato caldo, in tazza piccola, un disco accolto ottimamente dalla critica, a cui sono seguite esperienze varie e importanti, sia teatrali che musicali (da Giorgio Albertazzi a Bobby McFerrin), ed un secondo cd nel 2006, Rane & peperoncino.

Ora è la volta del terzo lavoro, Cadò, un disco importante, con cui Gabriella Grasso cerca di unire le sue radici siciliane alla musica argentina per eccellenza, il tango. Musiche all'apparenza distanti, ma in realtà con molti punti in comune, amalgamate armonicamente con l'aiuto di Denis Marino (chitarra e bouzouki) artefice di questa contaminazione sonora.

Il disco si apre con un brano dal testo diretto e forte, Tu, giocato principalmente su violino e chitarra, un brano veloce con un gran testo, in cui, con molta ironia, ci si prende gioco dei manager dell'industria discografica, che passano dal dirigere un supermercato alla casa discografica, che ascoltano tre secondi di una canzone per cestinarla (tu che hai distrutto il mercato / sempre li seduto bravo / vasco rossi e ramazzoti / sono meriti che porti / peccato che a quell'epoca tu stavi / ancora a vendere prosciutti). Ottima presentazione per un disco che si rivelerà alla fine davvero sorprendente.

In L'arte di amare esce fuori tutta la grande voce della Grasso, sostenuta da un quartetto di ottimi musicisti, in un brano dall'andamento veloce e piacevole. Con Andrea il ritmo rallenta, la voce segue gli arpeggi di un violino sinuoso, il bandoneon di Marisa Mercadè (Gotan Project) segna il ritornello di un brano dal testo molto lirico.

E ancora il bandoneon della brava Mercadè apre il brano seguente, E sono subito da te, in cui si esplica appieno la contaminazione di cui si diceva, tra l'Argentina evocata dal bandoneon, la Sicilia dal marranzano e il mediterraneo e la Grecia dal bouzouki.

E infine l'Argentina, evocata più volte, arriva con un omaggio splendido e sentito, la rilettura di Alfonsina y el mar, eseguita solo con voce e chitarra. Interpretazione intensa e autentica. Ottima.

Non può mancare anche un omaggio alla Sicilia e alla sua più grande voce, Rosa Balistreri, una delle più importanti esponenti e ricercatrici del folk italiano. Gabriella Grasso riporta alla luce un brano tradizionale, 'A pinnula, e lo fa in maniera splendida, togliendo la polvere del tempo, ma senza per questo tradirne l'origine temporale. Ancora una grande prova per Gabriella e i suoi musicisti (ottimo qui Puccio Castrogiovanni alla mandola).

Con Valencia, aperta da uno swingante violino, arriva l'atmosfera delle feste, con gli strumenti tradizionali (bouzouki e cajon) a dare il ritmo. Ma è la grande voce della Grasso che emerge prepotentemente da questo lavoro, come in Leggera come il vento, dove da' ancora una grande prova delle sue doti, sostenuta dallo splendido violino di Alessandro Cortese, mentre contrabbasso, mandola, bandoneon e buozuoki colorano il brano di toni caldi e emozionanti.

Il ritmo rallenta per il brano di chiusura, Nicaredda, scritto in siciliano dalla stessa Grasso,. Una ballad con pochi strumenti (chitarra e violoncello) dove la Grasso ancora una volta da' prova delle grandi capacità emotive della sua interpretazione.

Un disco acustico, suonato ottimamente, impeccabile negli arrangiamenti e nei suoni, che recupera i suoni della tradizione in maniera intelligente e sentita, su cui spicca la splendida voce di Gabriella Grasso.

 

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 1 voto.
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