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R Recensione

6,5/10

Marco Parente

Suite love

Suite come camera, come successione lineare ed uniforme di brani e parole, di danze. Suite che suona quasi sweet, dolce, e l'impronta edulcorante calza a pennello in queste quattro stanze dove sino allo sfinimento gira e rigira il vocabolo "amore". "Quando l'amore chiama, alzati e cammina", dice Parente in un momento mistico, evangelico, per poi imbracciare lancia e scudo, farsi miles, crociato ("E' l'amore la tua guerra"). Appellare ogni canzone Sentimento oggetto - e semplicemente cambiarne il numero romano accanto - è simbolo della ricerca di continuità, per procedere su un sentiero monotematico che induce alla completezza o all'esasperazione, a seconda dei casi.

Il ritorno di Marco Parente, a due anni dall'ultimo lavoro (La riproduzione dei fiori), è in verità solo il primo atto di una trilogia, lo spicchio di un'arancia volutamente fatta a pezzi, separata dal resto per sapore e odore. Suite love è la piccola fetta dolce dell'agrume, una fetta lunga appena quattordici minuti e quattro brani, come ad eliminare quanto più di superfluo rimane attorno al succo, alla polpa, per arrivare al centro, al seme, all'essenziale, scevro di ogni inutile filamento. Questa urgenza di comunicazione, tuttavia, affretta l'elaborazione dei concetti, che giungono più veri e meno criptici rispetto al Parente abituale, ma talvolta appaiono svelti, poco originali, non combaciano a dovere con le idee della musica, che invece sono buone.

Le premesse erano ottime, con la ballabile Sentimento oggetto I, in cui il cantautore mancino dà ritmo notevole alla chitarra acustica, condita dal piano: poi il livello scende. Il canto è un sussurro in Sentimento oggetto II, dove la metrica fatica e la parola "immagina" rintrona senza sosta, in un finale ascetico, notturno. Sentimento oggetto III è impregnata di atmosfere d'oltreoceano, con la solita acustica in mano e l'armonica in bocca, nella speranza di "ritornare insieme a respirare", prima che i falsetti spengano lentamente il brano su un letto di languore. Nell'ultima Sentimento oggetto IV intervengono i fiati e gli archi a dare pienezza, poi la chitarra termina il disco con un arpeggio.

E', in sostanza, il solito Parente, legato all'indie-folk, scarno oppure meno fragile in base alle circostanze, alle sensazioni. Dona la sua versione sull'amore, il sentimento che tutto riempie e tutto muove, finanche il sole e le altre stelle. Una versione che lo riduce a materia, a cosa, a oggetto; l'oggetto di una stanza, di una suite. Marco Parente ha, in definitiva, ancora qualcosa da dire.

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C Commenti

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salvatore (ha votato 5 questo disco) alle 12:56 del 16 aprile 2013 ha scritto:

Mai amato e seguito troppo Marco Parente (stessa cosa dicasi per Benvegnù, Basile...). La copertina di questo album, però, è troppo bella e fa venir voglia di ascoltare i brani. Peccato non riesca a trovarli da nessuna parte