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R Recensione

7/10

Dotvibes

Inside This Bubble

 

La musica reggae ha conquistato ormai da molti anni la nostra penisola, diventando probabilmente il genere musicale, tra quelli importati, in cui gli italiani primeggiano in Europa. Dal Veneto alla Sicilia, non si contano più le reggae band che hanno usato questo ritmo jamaicano, adattandolo spesso in maniera sorprendente al proprio dialetto, conquistando un pubblico molto vasto. Una musica quindi duttile da un lato, ma dall’altro molto rigida nei suoi canoni stilistici, che lascia poco spazio all’inventiva. Sorprende sempre, quindi, quando ci si trova davanti alla ennesima band reggae che riesce ad essere originale e convincente, come nel caso di questi Dotvibes.    

In questo disco d’esordio la band biellese, in attività dal 2005 e vincitrice dell’Italian Reggae Contest, riesce a svincolarsi dagli schemi rigidi, mescolando il reggae alle musiche affini, e grazie anche alle due voci di Estel Luz e Teo porta una ventata di aria nuova nel reggae italiano. Who Thinks è un inizio potente, un reggae a rotta di collo, molto dance e trascinante, guidato dalla splendida la voce di Estel Luz, forse una delle migliori voci femminile del reggae italiano, che dà prova della sua bravura e duttilità nel classic reggae venato di soul di Shout out loud  e nella splendida cover di Ex factor della grande Laureen Hill, in versione funky ska.

Ma la marcia in più dei Dotvibes è nell’amalgamarsi e dividersi i ruoli delle due voci maschile e feminile, uno dei punti di forza della band biellese, che li rende originali e diversi dalle tante reggae band italiane, come in accade in You don’t Know con le due voci che si dividono tra reggae e ragamuffin, o in I’ve Got To Know, in Once Again, notevole per capacità di giocare con le due voci e per l’arrangiamento musicale, e nella bellissima chiusura del disco di Life Is One. Ottimo anche il dancehall travolgente con batteria in contro tempo di Pure, con la chitarra in levare, ancora cantata a due voci, dove spicca quella di Teo, bravissimo anche in Many Times. Non manca l’ospite di lusso, Bunna, in I Gotta Try. Un brano in classico reggae style in cui il padre del reggae italiano arriva a dare il suo imprimatur, ritornando in questa occasione a cantare in inglese, come agli esordi degli Africa Unite. Con i suoi suoni puliti e precisi, le chitarre e le tastiere in levare, i fiati sempre ottimi e una batteria che non perde un colpo, e un giusto mix tra le radici del reggae e le sue contaminazioni più moderne, i Dotvibes, poco più che ventenni, ci regalano un disco fresco, coinvolgente e sorprendentemente maturo per una band al suo esordio.

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