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R Recensione

7/10

Werner

Oil Tries To Be Water

Valzer for Annie parte in maniera così morbida e vellutata da far male al cuore. Lo fa ricordando, nel timbro vocale (Stefano Venturini) e nell'andatura elegante e un po' barocca, le cose più soft degli ultimi Trail of Dead. Classicismo a tutto spiano, tra un pianoforte (Elettra Capecchi) appena accarezzato e delle melodie di un violoncello (Alessia Castellano) tanto discrete quanto squisite.

Your essence introduce la chitarra ma la sostanza rimane quella di un folk acustico e sinfonico strappalacrimoni, che in Homespleeping diventa un sad-core alla Low incredibilmente evocativo nella sua essenza minimale. Più o meno lo stesso taglio del folk intimista di pezzi come Russian sky e Brown eyes. Non stupisce quindi poi troppo che il disco esca per la giovane etichetta White Birch Records. Chi ha un po' di naso ricorda subito che White Birch era il secondo sublime album dei Codeine, uno dei gruppi più rappresentativi dello slo-core di tendenza sad. L'eccezione è Blue sea of runa, che si apre ad un pop più giostraio e cabarettistico, con l'aggiunta di voci femminili che arriva a ricordare certe squisitezze del duo Dresden Dolls.

I toni si alzano, seppur di poco, nella seconda parte del disco in Brown eyes e nella melodrammatica Why didn't you? ma nel finale, con Erik, The dawning e His beautiful rooster, il volume si riappiattisce sui livelli iniziali, mantenendo una fattura pregevole ma mostrando anche qualche segno di staticità.

Tutto sommato Oil tries to be water rimane comunque un ottimo biglietto da visita per il trio Werner, gruppo che sembra davvero uscito da un raffinato progetto songwriting di qualche artista americano reduce da una carriera post-qualcosa. Invece è roba nostra. E non è proprio male.

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