R Recensione

7/10

Morose

La Vedova D’un Uomo Vivo

Alcuni di noi hanno imparato a conoscere i Morose al loro terzo album, quel “On The Back Of Each Day”, pubblicato nel 2006, che tanto aveva impressionato in positivo la critica specialistica da indurre paragoni importanti, forse scomodi o imbarazzanti, ma per nulla inappropriati.

Per chi ancora non conoscesse i Morose, sappia che si tratta di una band di La Spezia, solitamente accostata a quello stile musicale contemporaneo comunemente definito “sadcore”, che, dopo alcuni cambiamenti nella line-up, oggi risulta composta da Davide Landini (voce e chitarra classica, nonché autore dei testi), Valerio Sartori (chitarra elettrica, cori, tromba, clarinetto, glockenspiel, piano) e Pier Grigio Storti (piano, violoncello, chitarra elettrica, clarinetto, campionamenti, cetra).

La Vedova D’un Uomo Vivo”, quarto album, dopo “La Mia Ragazza Mi Ha Lasciato” (Cane Andaluso, 2003), “People Have Ceased To Ask Me About You” (Suiteside, 2005) e il succitato “On The Back Of Each Day” (Suiteside, 2006), si muove tra il dark folk e lo slow-core ed è caratterizzato da atmosfere cupe, a tratti quasi funeree.

Rispetto ai dischi precedenti, la novità più consistente, nonché più piacevole, è il ricorso alla lingua italiana a discapito dell’inglese, prevalentemente usata in passato, proprio in un momento in cui l’italiano viene, troppo spesso e a torto, bistrattato dalle band nostrane emergenti.

Fiduciosi dei propri mezzi, i Morose hanno quella sicurezza che permette loro di mettere a frutto le proprie idee senza cercare altrove certezze più comodi o aggrapparsi a cliché precostituiti. Sebbene anche in “La Vedova D’un Uomo Vivo” ritornino in mente gli evidenti richiami a Black Heart Procession, Nick Cave e Current 93, già evidenziati nel precedente “On The Back Of Each Day”, risalta l’impronta personale della band costituita da un fine cantautorato che recupera anche una certa tradizione nostrana.

In conclusione, “La Vedova D’un Uomo Vivo” rappresenta un ulteriore passo in avanti nella carriera, fino ad ora più che dignitosa, di una band che meriterebbe certamente una maggiore attenzione da parte di quanti tendono troppo spesso a guardare all’estero nella ricerca di quelle medesime atmosfere che i Morose pregevolmente offrono ormai da qualche anno a questa parte.

www.myspace.com/moroseismorose

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