V Video

R Recensione

4/10

Ellen Allien

Dust

Così non va. E cavolo, sì che avevamo bisogno di un disco techno, un po' di sano truzzo-chic ci avrebbe fatto bene, una vera e propria manna con l'estate ormai al tramonto. E invece no, Ellen Allien ci ha fregato. E lo fa con quel suo visino ricoperto d'argento, finto Mina, finto crucco, finto tutto. Ecco, ci ha ingannato con un'arma che da lei non ci saremmo mai aspettati: la finzione. Dopotutto fa anche la stilista ora, mascherare è il suo mestiere.

Ebbene, questo "Dust" è più inconsistente del suo stesso nome, più artificioso di un oceano di plastica, più tarocco di Wanna Marchi. E pensare che era partito piuttosto bene: bassi hi-tech e xilofono ipno-thriller ("Our Utopie"), per poi, proprio sul più bello, proprio quando ci prepariamo al botto tunz-tunz, rovinare tutto con i primi sospetti: una base elettronica del tutto simile alla precedente, solo in versione light & loung ("Flashy Flashy").

E qui il mio sopracciglio inizia a inarcarsi.

A farlo alzare ancor di più ci pensano ticchettii trillanti a mo' di sveglia; come tarli su un "Tree", m'infastidiscono a oltranza. Una musica, quella della Allien, che in questo momento ha le idee chiare quanto il titolo delle sue tracce. "Sun the Rain", tanto per citarne una: chitarrette giocattolo sullo sfondo e voce al metallo (arrugginito) piatta come il mio Samsung; se fosse in alta definizione (l'ugola) potrei quasi innamorarmi. Ma qui di definito c'è ben poco, sappiatelo.

Altri esempi di aridità invettiva non tardano a presentarsi attraverso le forme, per nulla aggraziate, di una minimal in rott(ur)a di collisione ("Should We Go Home") e di una IDM alle prese con fissazioni glockenspiel (lo "xilofono" che vi dicevo prima) e crisi d'identità ("Ever"). Fosse stato, quest'ultimo, un brano-riempitivo in un disco di buona musica elettronica (tedesca), sarei passato oltre con un sorrisetto sghembo tra le guance.

Ma è la sfacciataggine di questa disc jokey a darmi proprio sui nervi: l'avevamo ammirata insieme ad Apparat per la future-techno, il polimorfismo dei suoni e le sperimentazioni in e out beat di "Orchestra of Bubbles", non per questa specie di sottofondo da club lounge! Dispiace soprattutto perché lei ha talento, ma riesce anche a vendersi dannatamente bene...

Sorvolando la ridondante "Dream" (copia-incolla di "Flashy Flashy"), proviamo a salvare il salvabile: da apprezzare, perlomeno, il tentativo electro-pop di "Huibuh", vagamente caraibica e interessante in minima parte; discreta l'ultima track, "Schlumi", persino valida da metà in poi, tra prove dancefloor d'innovazione strumentale e richiami all'Allien che fu. Che tristemente fu.

Certo, se le sue intenzioni erano quelle di gettarsi polvere addosso, il suo compito può dirsi più che riuscito: occhio però Ellen, che hai alzato un polverone. Adesso pulisci!

 

V Voti

Voto degli utenti: 4,7/10 in media su 3 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Teo 4/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

synth_charmer (ha votato 5 questo disco) alle 9:44 del 2 settembre 2010 ha scritto:

Eheh, ho capito: sei arrabbiato con lei perchè non te l'ha data (la future-techno) comunque sono d'accordo: lei gioca da trasformista, riempendo l'album di molteplici stili differenti, e non sempre ne esce fuori bene. Il bleep'n'bass delle prime due tracce è il lato migliore dell'album (bellissima Flashy Flashy!), che però è pieno di riempitivi electro-bass, e brani più minimal, che apprezzo meno. Se poi ci aggiunge anche pezzi pop tanto melodici come Sun The Rain e You, inizia a suonare tutto come un guazzabuglio che inevitabilmente scontenta l'ascoltatore, in un modo o nell'altro. Però non la conoscevo!

Filippo Maradei, autore, alle 10:38 del 2 settembre 2010 ha scritto:

Si, non me l'ha data proprio sul più bello; me l'ha fatta presagire, annusare, quasi sfiorare, per poi sbattermi in testa mattoni. Si, mattoni, quei parallelepipedi argillosi e marroni. E pesanti, e noiosi. Se non fosse stato per quel brillante "Orchestra of Bubbles", non l'avrei manco invitata a cena... e avrei pure risparmiato qualcosina,'sta crucca mangia come una vacca!