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R Recensione

5,5/10

Kreativ In Den Boden

Disco suicide

La Milano da bere non esiste quasi più. Gli anni l’hanno invecchiata e il grigio del cielo è diventato più di uno stereotipo. In tanta amarezza Milano vive bene ma dà alla luce figli storpi – artisticamente parlando – e culture metropolitane ormai imbastardite. Il piombo mitteleuropeo si è trasformato in un macabro arcobaleno di colori caraibici, grazie all’immigrazione ispanica, o in un anonimo folclore sino-italiano, grazie alla massiccia emersione degli imprenditori cinesi. Un lato prettamente continentale resta a regger la trincea: il suono industriale, più o meno cacofonico, portato alla ribalta dagli sloveni Laibach, dagli americani Nine Inch Nails, dai tedeschi Einstürzende Neubauten o dall’italiano Maurizio Bianchi. E un ragazzo di nome Mirko Void sta cercando da alcuni anni, aiutato dai collaboratori Silvio Espinoise e Gringo, di formulare un remake di quei gloriosi anni ’80 in salsa industrial, mettendo assieme la dark wave, il krautrock e il noise più aggraziati. Così nascono i Kreativ In Den Boden e così nasce questo “Disco suicide”, un EP piuttosto che un vero disco, visto che è appena uscito il full-lenght “Ruins of overrated feelings”.

Va detto subito che il disco è sfacciatamente amatoriale e in alcuni pezzi sembra addirittura che i Kreativ In Den Boden perdano il tempo su qualche nota, suonata evidentemente dal vivo e registrata in presa diretta. Ma tutte le canzoni sono scritte, suonate, registrate e mixate da Mirko Void, tranne una, il cui testo è opera di Giulia Void.

A riprova di quanto detto sinora, il suono analogico della Microkorg si fa sentire sin da principio, nella title-track che parte bene, in un nugolo di frequenze tossiche. La successiva “CLUB”, quella che avrebbe dovuto invece promuovere l’intero progetto KIDB paga un prezzo troppo alto in termini ritmici, risultando poco curata. Meglio fa “Automatischer Tod”, con la morte automatica dei bei sentimenti e delle buone melodie in un tunnel ossessivo di synth e batterie elettroniche. Arriva dunque la cover di “Drown” dei Chrome, una band di San Francisco specializzata in sonorità crossover tra space rock ed elettronica, e il risultato dei KIDB è più che buono, con un ritmo incalzante e una voce filtrata che spezza il trait d’union con la traccia originale. “Electronic warfare” si presenta troppo veloce con frequenze che spesso sbandano e linee vocali in ritardo, se confrontate col tempo tenuto dalle batterie; “Happiness brings loneliness”, fortemente ovattata, riporta il disco ad un livello più industrial, con poca melodia in mezzo a tanta eruzione analogica; “Like the waves of the sea” rompe poi qualsiasi metafora, anche se fa intravedere una romanticheria, squarciando le tinte cupe e lasciando un’ipotesi di miglioramento nell’aria; “You are sitll queen” torna al rumorismo elettronico, con un’enfasi che ricorda nelle intenzioni i Depeche Mode di fine anni Ottanta. Il disco si chiude con la bonus track “Other space”, un esperimento di rock cosmico molto ben riuscito, tra pianeti in collisione e sopravvissuti dell’era atomica, cieli di metano e mari di ammoniaca, industrie automatizzate e scavi archeologici sull’era della riproduzione seriale.

I Kreativ In Den Boden hanno registrato il disco senza curarsi troppo del risultato qualitativo, badando quasi esclusivamente al senso di ciò che volevano dire. Questa è un’idea condivisibile soprattutto negli ambienti underground di certa musica wave, ma si fa meno condivisibile quando il dato qualitativo deve raccontare il tocco di una band, e il suo approccio, sulla scena musicale. L’imposizione di un sound industriale, duro, grintoso, diventa così una prova sfiatata, una fabbrica in cassa integrazione, un motore a tre cilindri.

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