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R Recensione

7/10

Santigold

Santogold

Santi White è un’artista americana dedita all’electro rap, sicuramente più conosciuta in Europa che negli States. Nel suo disco di debutto si faceva chiamare Santogold anche se oggi ha dovuto cambiare una vocale (Santigold) dopo una disputa legale col produttore cinematografico nonché gioielliere Santo Victor Rigatuso che aveva utilizzato quel nickname nel suo scadente film “Santo Gold’s Blood Circus” del 1985. Sta di fatto che questa prima prova solista appaga gli istinti danzerecci con bordate di dub e batterie in escandescenza. La bella cantante afroamericana aveva cominciato la sua lenta e ancora lunga ascesa artistica nei locali punk di Philadelphia, mischiando già allora le veloci ritmiche del rock di protesta con lo stile giamaicano. Vestita alla moda delle signore del rap nero, Missy Elliott e M.I.A., Santogold conferma l’influenza che su di lei hanno avuto band importanti come Beastie Boys, Siouxsie & The Banshees, Devo, Basement Jaxx, ma anche grandi solisti come Aretha Franklin, Fela Kuti, James Brown e Kanye West. L’importante è puntualizzare quanto la White ci tenga a distanziarsi dallo stantio rhythm’n’blues delle sue colleghe.

Il pezzo da traino di questo eponimo è sicuramente “L.E.S. Artistes”, sul cui modello verranno costruiti quasi tutti gli altri brani: una base musicale piuttosto omogenea fatta di basso, batterie, chitarre e sintetizzatori, sempre uguale a se stessa, con poche variazioni di tema e di testo. Con “You’ll Find A Way”  il dub si fa travolgente per via del portentoso giro di basso e di chitarre in controtempo, come solo il reggae sa fare. Lontanissima dal r’n’b è anche la successiva “Shove It” (featuring Spank Rock), un pezzo che pare uscito dal computer di Zion Train: bassi fenomenali e un cantato a volte affaticato ma che tiene la scena discretamente, dando infine l’impressione che bassline e vocals siano state mixate con qualche millisecondo di ritardo. Ancora sederi in fermento con “Say Aha”, mentre in “Creator” l’elettronica dei synth si condensa a quel percussivismo che oggi ha fatto la fortuna dei nuovi produttori hip hop come Pharrell Williams o Timbaland (non a caso i produttori del pezzo in esame sono Switch e Freq Nasty). Un po’ di romanticismo quindi in “My Superman”, dove la consueta formula ritmica viene tradita dagli effetti di riverbero e da piccoli interventi sull’ancor più stanca voce di Santogold. “Lights Out” riporta la nostra artista ai tempi della dance punk, con l’inflazionato trucchetto degli accordi in croce, mentre in “Starstruck” l’intero disco sembra aver preso tutt’altra piega: effetti di phaser e compressione saturano il suono digitale rendendolo granulare, frammentario, e costringendo Santogold a riempire i buchi della melodia con la sua voce a volte calda e caraibica, altre volte sguaiata e forzata. “Unstoppable” torna così alla struttura di “L.E.S. Artistes” e “I’m A Lady” rivendica l’appartenenza di Santogold alla tradizione musicale americana cosicché, anche grazie al featuring di Trouble Andrew, viene cantata in maniera impeccabile, con piglio dolce e allegro, come se d’un tratto la nostra fosse diventata un’adorabile voce bianca per il coro della domenica. “Anne”, inizialmente pensata sopra un sample di “Das Model” dei Kraftwerk, mantiene poi quel mood meccanico, forse un po’ dark, dimostrandosi una traccia godibilissima.

L’album si chiude col remix operato da Switch & Sinden su “You’ll Find A Way” in perfetto stile gangsta rap, rendendo appieno l’idea di un disco che a coinvolgenti episodi dub affianca troppi noiosi momenti di cultura black, lasciandoci un sapore agrodolce, tipico di quando si ascolta un buon lavoro macchiato dall’assenza di carattere.

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Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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TexasGin_82 (ha votato 8 questo disco) alle 11:41 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

Gran bell'album.

A mio parere questo è un ottimo album, che non annoia neanche dopo molti ascolti. Non c'è una traccia da buttare, e non è cosa da poco. A differenza del recensore, non credo che manchi di carattere, anzi. Canzoni come "Creator" e "Unstoppable" sono originali, distintive, stilose e, per quanto mi riguarda, memorabili.

mendustry, autore, alle 12:11 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

Sì ma...

Sono convinto che si ascolti con piacere ma non lascia un ricordo indelebile. Al di là di "Shove it", "Anne" e "You'll find a way" rimane un disco troppo omogeneo, cioè simile a se stesso: le tracce sono tra loro intercambiabili nella melodia e nel testo. D'altronde sembra che quest'anno Santogold faccia uscire il secondo capitolo... staremo a vedere!

Lezabeth Scott alle 12:17 del 15 febbraio 2012 ha scritto:

La Santi è una delle mie preferite. Bella recensione.