R Recensione

6/10

The Pineapple Thief

Someone Here Is Missing

Negli ultimi anni la formazione del Dorset (UK), capitanata da Bruce Soord sin da quel lontano 1999, ce la sta mettendo davvero tutta per cercare di uscire definitivamente dall’underground, cercando di avvicinarsi ai traguardi raggiunti dagli “amici” Porcupine Tree che pure grazie al transito nella medesima label (Snapper / KScope, tra il 1999 e il 2000) è riuscita definitivamente ad “esplodere” in tutto il mondo.

Partiamo subito col dire che neppure con questo album le coordinate musicali si spostano minimamente, continuando ad essere circoscritte ad una sfera di convergenza fra una psichedelia “da manuale” (di chiara derivazione Porcupine Tree nei frangenti più “duri”, mentre di netta estrazione floydiana nei momenti più delicati), un progressive-pop-rock privato di ingombranti barocchismi (fortunatamente) ed una evidente vena “alternative” presa in prestito dagli Smashing Pumpkins (anche in virtù della somiglianza timbrica fra la voce di Soord e quella di Billy Corgan). Questo è forse l’elemento che colpisce al primo ascolto e che va a fondersi a quella che è la proposta della band inglese: chitarre acustiche, doppiate poi da quelle elettriche (a tratti in grado di erigere veri muri sonori), buone dosi di elettronica in grado di supportare la valente sezione ritmica e un ottimo lavoro di arrangiamento capace di trasmettere un poderoso senso di coesione.

Non tutti brani del lavoro paiono essere perfettamente “a fuoco”: l’abilità nel creare atmosfere dilatate e sospese (indubbio merito della band), pare essere stata messa in secondo piano, privilegiando suoni asciutti e potenti, dai ritornelli efficacissimi, ma incastonati in una struttura compositiva meno ambiziosa che in passato e che avrebbe meritato un ben più ampio respiro. La componente “nuova” di questo Someone Here Is Missing è senz’altro legata all’incorporamento di passaggi decisamente riconducibili ai Muse degli ultimi due lavori in studio: le lunghe e intense Preparation for meltdown e 3000 days ne sono palese testimonianza.

È difficile consigliare ad un neofita un agevole punto di ingresso nel microcosmo dei TPT, scrutando fra i loro otto album. Indirizzare verso la loro antologia su doppio CD 3000 Days (2009) sarebbe fin troppo facile. Non avendo ravvisato nel loro percorso musicale dei cambiamenti significativi di direzione e rammentando il piacere della scoperta che di loro feci nel 1999, volentieri tornerei al loro disco d’esordio, Abducting The Unicorn, anche per l’emozione di ritrovarci dentro alcune di quelle magie di allucinata compostezza dell’indimenticato opus Mellon Collie and the Infinite sadness (1995) che rivelò al mondo intero il geniale estro di Billy Corgan. Ma per la stessa ragione che non mi fa intravedere grossi scarti artistici a partire dal debut album citato, paradossalmente anche un persorso a ritroso e dunque a partire dal presente Someone Here Is Missing, non risulterebbe insensato. E proprio un brano come Barely Breathing sembra gettare un ponte neppure troppo ideale con Galapagos di “quegli” Smashing Pumpkins.

Certo, sotto molti aspetti, il precedente lavoro in studio Tightly Unwound (2008) era parso molto più elaborato dal punto dei vista dei suoni e nella cura nel costruzione di atmosfere stratificate. Rispetto ad esso tuttavia Someone Here Is Missing risulta più tirato, compatto e dalla facciata maggiormente, passatemi il termine, “moderna”: nel bene o nel male, non si perde in fronzoli, anche se le chitarre tendono a suonare in modo simile in tutta la durata del disco. Ma dal vivo i suoi pezzi funzioneranno alla grande e The State We’re In diventerà per i TPT un vero classico. Bruce Soord ha edificato di disco in disco, di anno in anno, un monumento ai suoi gusti personali, al suo personale modo di credere nella musica, iniziando il sentiero in solitaria. Strada facendo altri si sono uniti a lui in un sentiero che è divenuto via via più largo. Qualcuno ha seguito altre destinazioni. Soord e suoi attuali sodali hanno imboccato la strada maestra con grande convinzione e determinazione. Sarà il momento di voltarsi e vedere quanti sono venuti dietro?

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 3 voti.
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Teo 6/10
luca.r 5/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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swansong (ha votato 7 questo disco) alle 13:09 del primo giugno 2011 ha scritto:

Ottimo gruppo e doverosa segnlazione da parte del sempre puntuale Stefano! Questi sono effettivamente in gamba ed anch'io li seguo volentieri. Tuttavia, nel chiedermi perchè non abbiano il successo che effettivamente meritano, mi vien da pensare che nulla aggiungono e nulla tolgono a quanto, per me meglio, fanno altri gruppi (leggasi Porcupine e Anathema, per rimanere in area KScope). Ma certo che ciò che fanno lo fanno molto bene..l'unico appunto che ti muovo è il ripetuto accostamento agli SP, dei quali non sento nulla nei TPT. Soprattutto ancor meno sento (e per fortuna!) della voce di quell'oca starnazzante e stridula si Corgan in quella di Soord, molto più melodica e profonda. Per me decisamente più avvincente...

Utente non più registrato alle 21:30 del 25 giugno 2012 ha scritto:

...anche il nuovo "all the wars" in uscita il 3 settembre 2012 promette molto bene...