Anathema
We're Here Because We're Here
Ne debbono aver passate di traversie gli Anathema per portare a compimento questo album che veniva dichiarato pronto da almeno un paio d’anni. Da quell’autentico capolavoro di A Nature Disaster del 2003 (un perfetto “blend” di psichedelia, metal, post-metal, alt-rock, elettronica, progressive etereo e tanto ispirato songwriting), l’unica interruzione del silenzio radio è stato quel live semi-acustico in studio dal titolo Hindsight del 2008, al quale poi è inspiegabilmente seguita una tournée elettrica. Ed è proprio durante questa tournée che abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima molti dei nuovi pezzi: è bene ricordare che nel 2008 gli Anathema, stanchi di vedere il proprio materiale accumulare polvere digitale in qualche hard disk, hanno deciso di rendere disponibile gratuitamente, attraverso il loro sito ufficiale, un EP con tre brani (Everything, A Simple Mistake, Angels Walks Among Us) che ritroviamo anche in questo We’re Here Because We’re Here, sebbene ovviamente rielaborati (ma non più di tanto).
Il tocco della formazione di Liverpool rimane incorrotto e, sotto molti aspetti, unico nel suo genere. L’album riesce a dare continuità agli assestamenti sonori introdotti già pesantemente con A Fine Day To Exit nel 2001, volgendo da un metal epico e introverso (e fortunatamente mai propriamente prog-metal) a questa alchimia trasversale e realmente “cross-over”: per molti fan il punto più alto della loro discografia resta quel Judgement del 1999, ancorato ancora alla prima fase del loro percorso sonoro. Sotto diversi punti di vista mi viene di comparare al loro, il sentiero intrapreso dagli olandesi Gathering, approdati ad una personalissima via espressiva, dopo un esordio di schietto gothic metal: eppure anche nel loro caso, molti fan continuano ancora a ritornare con piena fiducia solo alla prima produzione. Come al solito non ci sono compromessi nei giudizi degli appassionati: o si cambia troppo o troppo poco. Resto dell’idea che per entrambe queste band il desiderio di “mutare pelle” le abbia spinte verso vertici che difficilmente avrebbero raggiunto senza.
Tuttavia in We’re Here Because We’re Here gli Anathema sembrano aver fatto un piccolo passo indietro, riuscendo a concretizzare un perfetto album di sintesi fra il loro passato remoto e quello recente, e dubito che sia i fan degli esordi tanto quelli di A Natural Disaster mancheranno di esaltarsi per brani come Universal (le orchestrazioni fortunatamente non l’appesantiscono), A Simple Mistake, Dreaming Light. C’é persino spazio per gli appassionati del post-rock, con quella Hindsight posta in chiusura, che non sarà (per forza di cose) originale, ma almeno da l’idea di come gli Anathema sentano il bisogno di sporcarsi le mani anche in ambiti differenti.
Ascoltando la loro musica è possibile cogliere schegge sonore, di diverse proporzioni, che appartengono a realtà anche molto differenti fra loro: Porcupine Tree, Gathering, O.S.I., Oceansize (e qui il parallelismo diviene più stringente), Isis, Anekdoten, (naturalmente) Pink Floyd sono solo i più visibili corpi celesti nell'universo sonoro del quintetto inglese. Il focus principale degli Anathema resta quello di realizzare melodie dal forte impatto e, in un secondo momento, di arricchirle sorreggendole con una struttura compositiva tale da lasciarle ariose laddove necessario (qui è fondamentale l’uso evocativo delle voci), e allo stesso tempo sapendo tendere il filo emozionale al momento opportuno, spingendo il pedale sugli sviluppi strumentali.
Essendo il lavoro nato in un arco temporale piuttosto lungo, la composizione risente di ispirazioni differenti e l’amalgama fra i brani è meno forte che in passato (Steven Wilson ha fatto il possibile in tal senso in fase di missaggio). Non ritroverete quel poderoso senso di coesione di A Natural Disaster che, pur inglobando elementi elettronici piuttosto evidenti, costituiva uno tra i più credibili compendi di possibili evoluzioni di molte intuizioni del metal. Ve lo dico con il cuore in mano: troverete “tanta” musica in We’re Here Because We’re Here, ma la cristallina bellezza di una A Natural Disaster, di una Are You There, di una Electricity proprio non fanno parte del programma. Come i lampi di genio di una Closer e la triste veemenza di una Violence. Ciò che c’è sarà sufficiente a consolarvi, ma non pensate di comprare questo disco senza cercare sugli scaffali anche il precedente lavoro!
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