R Recensione

5/10

Marlene Kuntz

Uno

Quello che stanno facendo i Marlene Kuntz è una delle cose più belle e coraggiose che un amante della musica possa osservare. Allo stesso tempo però quello che stanno facendo i Marlene Kuntz è una delle cose più inaccettabili che un amante della musica possa sopportare.

Tranquilli, non ci siamo dimenticati il principio logico di non contraddizione, semplicemente cercavamo di rendere in maniera efficace l’ambiguità (o meglio la netta ambivalenza) di sentimenti e emozioni che provo nei confronti dei Marlene odierni.

Non si riesce a non amarli i ragazzi di Cuneo perché dopo più di dieci anni di carriera leggendaria (perlomeno guardando allo scenario rock italiano) il gruppo non si è venduto e ha trovato il coraggio di cercare nuove strade, di non fossilizzarsi sul suono “sonico” classico che gli avrebbe probabilmente garantito facili successi con dischi del calibro di Che cosa vedi. Non si riesce a non amarli perché chiunque ami il rock e sia un minimo patriottico non può non godersi due capolavori “internazionali” come Catartica e Il Vile. Allo stesso tempo non si riesce a non odiarli un po’ i Marlene Kuntz. Ascoltando Senza peso, Bianco Sporco e questo Uno non si riesce a pensare che la direzione presa dal gruppo sia bellissima, intelligente, inevitabile forse, però terribilmente meno proficua, quasi inguardabile rispetto agli sfolgoranti inizi di carriera. Difficile digerire il passaggio dal devastante noise-rock degli esordi al raffinato songwriting odierno in cui il suono è sempre più pop e preponderante è la produzione lirico-poetica dei testi di Godano, che di fatto oscura musicisti straordinari come il chitarrista Tesio e il batterista Bergia (per non parlare dello storico bassista Maroccolo).

Il S-Low Tour era la prova incontrovertibile che il percorso di “addolcimento” del sound fosse ormai irreversibile. Arriviamo così a Uno, titolo che fa pensare ad una ricerca assoluta dell’essenziale, dell’unità ultima, la quale forse proprio per questo arriva ad esulare dalla musica e sconfinare nell’arte vera e propria.

Quel che balza agli occhi è che non siamo più di fronte a canzoni ma a poesie. Le strutture sonore sono ridotte all’osso e ampio spazio è concesso allo stile vario di Godano che spazia tra toni romantici (Canto, 111, Canzone sensuale), ipnotici-eterei (Musa, Stato d’anima), cavernosi (Fantasmi), e che in generale assomiglia sempre più a un cantastorie (La ballata dell’ignavo) con tendenze da poeta-profeta. Sull’effettivo valore dei testi di Godano si può discutere parecchio ma il sottoscritto nota che uno dei motivi per cui l’album sembra crescere ascolto dopo ascolto è proprio l’assimilazione progressiva delle liriche.

Il grosso limite di Uno è però per l’appunto di mettere in secondo piano la musica vera e propria che diventa un mero accompagnamento al trionfante Godano. Una musica “discreta” che troppo spesso viene volutamente messa in second’ordine e solo raramente trova modo si sfogarsi appieno. Inoltre non si riesce a rimanere mai del tutto soddisfatti dai singoli brani. Canto è eccessivamente permeata di pathos e la mancanza di mordente si fa sentire. Il ritornello vocale di Musa è semplicemente brutto e piatto e non è riscattato neanche dalle scorie noise del finale. 111 è invece molto interessante sia per la violenza verbale e sonora che per la struttura più complessa capace di variare ottimamente timbri e stili creando un effetto claustrofobico. Canzone ecologica è un raffinato pop d’autore che riesce a mantenere un’andatura fresca.

L’oscura Fantasmi stupisce per l’aggressività con cui attacca indole e udito con un rabbioso finale low-fi d’altri tempi. Pur maestosa, troppo epica e iper-arrangiata è La ballata dell’ignavo, quasi un salmo laico di una profondità comunque notevole. Abbracciami sfrutta una splendida chitarra d’accompagnamento ma rimane la sgradevole sensazione di un brano fisso dalla struttura sonora prestabilita e statica. Sapore di miele e Canzone sessuale si prestano bene per un confronto significativo: la prima propone allusioni sessuali esplicite con un ritmo tirato ma privo di profondità, ciononostante la sua energia convenzionale ma ruvida è preferibile alla scarna e soave poesia della romantica Canzone sensuale (che si riscatta solo parzialmente nel finale con uno spendido assolo). Prese interamente tutte le canzoni presentano piccoli difetti, imperfezioni che poi vanno a pesare sulla forma generale. È così anche per Negli abissi tra i palpiti (dai cori troppo marcati e dal ritmo sfuggente) e per il brano omonimo Uno, insipido nel cantato e scontato nel ritornello barocco. L’unico vero gioiellino del disco è Stato d’anima in cui riesce finalmente l’operazione di fondere melodie pop, liriche nichiliste, cantato malinconico e accompagnamento sinfonico ben equilibrato. Tutto funziona alla perfezione e il pezzo riesce ad appassionare con un intimismo drammatico e una serie di preziosi arrangiamenti.

Tanti, troppi difetti ha però Uno. Troppo lungo il disco (un’ora) e  troppo lunghe le canzoni, ulteriormente appesantite dai pochi cambi di ritmo. Le liriche sono spesso eccezionali ma talvolta un po’ pretestuose e comunque quasi sempre la musica non è all’altezza della penna letteraria.

Bisogna ammettere però che mentre l'impatto iniziale è traumatico Uno è un album che cresce lentamente con gli ascolti, che svela le parti migliori di sé con la parsimonia di una fanciulla vergine al primo appuntamento amoroso. E l’amore è uno degli argomenti più affrontati da Godano, tanto da fargli chiudere l’album con queste drammatiche parole: “Non ho mai cessato di amarti ma non riesco a baciarti”. Paradossalmente è la stessa cosa che viene di pensare degli attuali Marlene Kuntz.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 13 voti.
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Cas 5/10

C Commenti

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Cas (ha votato 5 questo disco) alle 10:04 del 8 ottobre 2007 ha scritto:

cercherò di ascoltarlo ancora ma mi ha deluso proprio!

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 19:14 del 8 ottobre 2007 ha scritto:

Fondamentalmente concordo

Ma è un disco che per essere appreso appieno dev'essere appieno assorbito. Spiazzerà non poco almeno nei primi dieci ascolti, poi ci si fa l'abitudine, e comincerà a convivere alla perfezione con i lavori precedenti dei Marlene. Ottima recensione comunque

madameG (ha votato 6 questo disco) alle 13:59 del 9 febbraio 2008 ha scritto:

Io sono affezionata, come tanti, a catartica.

Questo è un altro gruppo rispetto a quel disco, punto e basta.

Quindi inutile ritornare ogni volta che esce nuovo disco, rimpiangere i primi.

Se non vi piace (come non piace a me), andate ad ascoltarvi qualcos'altro.

skattalele (ha votato 10 questo disco) alle 20:44 del 24 maggio 2008 ha scritto:

Alessandro Pascale ma chi sei?

ma voglio dire.. questo alesandro pascale chi è per dire certe cose... il ritornello di muse è proprio brutto??? ma vai a cag....

voi tutti state scherzando!! dite che è bello l'ultimo disco degli afterhors (che è penoso) e non sono gusti ma fa obbiettivamente e oggettivamente schifo e dite che questo Uno non è un gran chè? c'è ne in giro di gente che non capisce una caz di musica... e li fanno pure fare le recensioni.... ma dai!

ThirdEye (ha votato 4 questo disco) alle 16:24 del 27 giugno 2008 ha scritto:

Mah!

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 16:21 del 10 luglio 2008 ha scritto:

Skattelele sei proprio l'esempio della tolleranza. Anche a me il disco ha lascito un po' perplesso. Da ex-fan dei Marlene, mi rattrista molto vedere Godano intorcinarsi in pose da scrittore-poeta, rompere le palle con la sua amicizia con Nick Cave, occuparsi di reading, sonorizzazioni, eventi televisivi e concerti acustici. Peccato, erano una delle poche buone rock-band italiane

Truffautwins (ha votato 8 questo disco) alle 16:23 del 22 dicembre 2008 ha scritto:

Non sono d'accordo sul fatto che "le strutture sonore siano ridotte all'osso". Gli intrecci melodici ci sono e colpiscono, certo occorre desiderlo! Capisco skattalele. Non capisco perchè l'eccessiva durata del disco sia un difetto. In fine non mi pare che il voto del recensore coincida con il commento severo ma non così negativo.

Alessandro Pascale, autore, alle 18:18 del 22 dicembre 2008 ha scritto:

RE:

beh a questo commento mi sento in dovere di rispondere visto che le critiche sono più precise e prescindono da insulti di vario tipo.

Dunque "le strutture sonore sono ridotte all'osso" sia se prese per sè stesse, sia se confrontate con le produzioni sonori passate del gruppo, sia se confrontate con la preponderanza data all'aspetto vocale-lirico, ossia Godano. Poi certo si può discutere sul fatto che si possa fare grande musica anche con strutture sonore molto minimali (per non dire artefatte o soffuse): da questo punto di vista credo che sia possibilissimo (gran parte dell'ambient è lì a dimostrarlo, per quanto non ne sia un fan) ma mi permetto di pensare che questo campo d'azione più "sofisticato" riesca male ai Marlene, più a loro agio in tempi passati con un sound più noise, low-fi, "giovanile" e maturo allo stesso tempo.

La lunghezza del disco non è sempre un'aggravante (ovviamente). Qui lo è perchè a mio avviso mette fin troppo in evidenza lo sbilanciamento verso la lirica vocale sopra evidenziato. Detto in termini più schietti: dopo tanta poesia (neanche sempre così riuscita) scevra da musica ci si annoia e ci si irrita anche un pò per qualche eccesso di "immodestia" (uso questo neologismo perchè non volevo dire presunzione nè superbia).

Per quanto riguarda il voto (5) certo non è così negativo, dato che il disco non è un disastro. Certo insufficiente lo è, e la severità del commento sta soprattutto a richiamare una certa delusione nel vedere in declino uno dei gruppi tanto amati della gioventù.

Truffautwins (ha votato 8 questo disco) alle 16:24 del 22 dicembre 2008 ha scritto:

*desiderarlo

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 0:17 del 28 gennaio 2009 ha scritto:

d'accordissimo sul fatto che non siano più quei marlene kuntz che abbiamo adorato a inizio carriera, ma a me sta bene così, mi piace godermi il percorso delle band che amo, chiunque sia rimasto fermo ho finito per smettere di seguirlo. trovo comunque il disco superiore a bianco sporco e almeno pari a che cosa vedi, che al tempo mi deluse molto. senza peso lo trovo invece ottimo, la migliore produzione dai tempi di h.u.p.

però di Uno salvo a pieni voti 111...bellissima.

hiperwlt (ha votato 5 questo disco) alle 18:59 del 5 marzo 2009 ha scritto:

non mi ha convinto

proprio.molto sfarzoso e poi godano da davvero l'idea di aver trascurato l'essenza della musica(quella che in "catartica" e in "il vile" si poteva incredibilmente tastare)rispetto alla cura maniacale dei "fronzoli"che compongono la cornice del cd.

recensione scritta benissimo.complimenti

Waffenspiel alle 18:19 del 11 marzo 2009 ha scritto:

Mettersi d'accordo con se stessi

Provo a riassumere l'involuta recensione del signor Pascale: "Bel disco, peccato sia brutto" "Bravo Godano, peccato non capisca una sega" "Coraggiosi i MK, peccato che in Uno non abbiano imbroccato una canzone". Un fenomeno.

Per quanto riguarda i tanti delusi perché i MK non fanno più Catartica, concordo con madameG: Catartica l'hanno fatto, ce l'avete, sentitevelo, risentitevelo, mettetevelo in loop nell'ipod - è lì e non lo tocca nessuno. Al limite, buttatevi su Aerosmith o Rolling Stones: ovunque peschiate, non c'è pericolo che vi spiazzino con qualcosa di diverso.

Si cresce, si matura, la rabbia si raffredda, si aggiusta il tiro, si impara a scrivere. A differenza di madameG, però, a me Uno sembra un disco davvero splendido, dopo il non sempre esaltante Bianco Sporco. E' un disco compatto, concentrato, che rivela una notevole maturità compositiva e melodica. E, fortunatamente, senza onanismi sonici.

Alessandro Pascale, autore, alle 18:34 del 11 marzo 2009 ha scritto:

RE: Mettersi d'accordo con se stessi

caro waffenspiel, il tuo riassunto è molto divertente, tanto è vero che non ho potuto reprimere un certo sorriso, ma ovviamente hai un pò iperbolato e manipolato certe mie espressioni e idee. Non credo sia il caso di ribattere punto per punto, la recensione parla da sè. Cmq sì, ora direi che me ne torno ad ascoltare Catartica

Waffenspiel alle 11:05 del 12 marzo 2009 ha scritto:

RE: Mettersi d'accordo con se stessi

Non me ne volere, Alessandro. Da zappiano hardcore ho letto negli anni tonnellate di "bravo ma basta" "sei finito" "era meglio morissi da piccolo" su lavori di Zappa oggi considerati "perle" "gioielli", ecc. Non faccio nomi, ma solo un cognome per tutti: Bertoncelli - il quale, però, ha onestamente e pubblicamente ammesso la topica.

Tornando ai marlene, aggiungo un'osservazione sulle liriche: in generale non le seguo, a meno che non siano didascaliche o molto narrative - in pratica, guardo le figure. Alcune scelte lessicali ottocentesche di Godano paroliere (di cui lui pare andare molto fiero) mi imbarazzano un po' (immarcescibile, erratiche, immaginifica, finitudine, ecc.). Mi viene naturale privilegiare la musica - e forse è anche questa una ragione della scarsa sintonia con quanto hai scritto.

REBBY alle 12:09 del 12 marzo 2009 ha scritto:

"ha onestamente e pubblicamente ammesso la topica"

Non mi sembra poco per un critico di professione.

E comunque il Bertoncelli giovane è stato uno dei

più importanti divulgatori italiani del verbo zappiano, nonchè innamorato pazzo della sua opera

musicale. Per lui Frankie era un genio. Quando, mi sembra attorno al 1973, iniziò a criticare

alcuni album zappiani a me dava l'impressione

che lo facesse per troppo amore... Non è su Zappa

che Bertoncelli ha "nemici" in genere. Semmai è

sul progressive, sull'hard rock ecc. che il suo giudizio tagliente presta il fianco a più numerose critiche.

TexasGin_82 (ha votato 4 questo disco) alle 17:07 del 8 febbraio 2010 ha scritto:

Io li ho amati, per davvero, fino a "che cosa vedi", poi il nulla...

Norvegese (ha votato 7 questo disco) alle 20:52 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

Sono daccordo solo in parte col recensore..quest'album lo preferisco di gran lunga a Bianco Sporco (quello si era veramente soporifero), e, nonostante non tutti gli episodi siano all'altezza, ci sono parecchi momenti degni di nota. E' semplicemente un buon album cantautorale, nè più nè meno..