Caparezza
Il Sogno Eretico
Devo essere onesto, la prima volta che ho sentito il singolo che anticipava l'uscita di questo album, Goodbye Malinconia, sono rimasto interdetto: il testo come al solito era molto graffiante, anche più serio del solito, dedicato allo stato in cui si trova l'Italia in questo difficile momento, ma la musica non mi convinceva, in tutto e per tutto synth-pop anni '80 e troppo "perfettina" in un certo senso, e il feat. con Tony Hadley degli Spandau Ballet non migliorava il giudizio. Il CapaRezza che avevo conosciuto, quello cazzaro e irriverente, sembrava quasi sparito in favore di questo più serioso "Beppe Grillo della musica", come è stato da più parti definito. L'ascolto dell'album ha in parte fugato questi dubbi, ma paradossalmente una delle pecche maggiori del lavoro è proprio il non perfetto bilanciamento tra queste 2 anime del riccioluto rapper pugliese.
Michele Salvenmini, in arte CapaRezza, arriva al traguardo del 5° lavoro con un seguito e un hype mediatico che non accenna a fermarsi: piace al pubblico più alternativo, che apprezza le sue dissacranti analisi sociali, piace al pubblico mainstream per il suo tono leggero e ironico. Ma piace anche e soprattutto a chi non ascolta hip-hop, grazie alla varietà che il rapper dà al sottofondo musicale dei suoi testi, in grado di spaziare tra più generi musicali, e di alternare sapientemente basi e strumenti, con in più per questo album un'inedita spruzzata di elettronica. I brani di questo Il Sogno Eretico sono 14, se escludiamo la doppia intro Nessun Dorma/Tutti Dormono. Tanta carne al fuoco fuoco, anche troppa in effetti: non tutti i brani sono allo stesso livello, e soprattutto nella seconda parte ci sono troppi passaggi a vuoto, non salvati dalla solita metrica iper-citazionista del Capa. Al contrario dei 2 album precedenti è stata accantonata la struttura concept, ma troviamo sempre delle spassosissime scenette che legano ogni brano con il successivo.
Dopo la già citata doppia intro ci accoglie Chi se ne Frega della Musica, prima invettiva che, come il titolo suggerisce, si scaglia contro il business, la finzione e la gente del panorama musicale, tra manifesti d'intenti (Io non faccio musica ma il cacchio che mi pare) e critiche verso i finti colleghi (me ne frego degli artisti veri, tanto gli artisti veri sono veri come i Muppet...); tutto ciò su una base che richiama la musica classica, e che dona un tono molto teatrale. Si passa a Il Dito Medio di Galileo, che prosegue con una ritmica abbasatanza movimentata e rockeggiante. Musicalmente le strofe sono interessanti, ma il ritornello è molto banale e scontato; il testo invece presenta la prima di una serie di figure eretiche: Galileo (una parte del suo corpo più precisamente) viene usata come simbolo di chi si sottomette alle verità precostruite senza andare oltre. Figure eretiche che vengono messe in parata in Sono Il Tuo Sogno Eretico, forse l'episodio migliore del lavoro. Caparezza dà voce a Giovanna D'Arco, Savonarola e Giordano Bruno, 3 figure accomunate da un unico tragico destino, finire sul rogo per quello che pensavano e dicevano. Oltre al testo significativo convince la parte musicale, con più di un influsso folk medievaleggiante. Altro episodio positivo è Cose che Non Capisco, che ci trasporta nel pieno di un quiz televisivo, con tutti i quesiti che attanagliano CapaRezza suddivisi per argomento. Di Goodbye Malinconia è stato già detto, e alla luce degli altri brani dell'album viene rivalutata in positivo. Il CapaRezza dei primi 2 dischi sembra resuscitare in La Marchetta di Popolino, che inserisce nel mondo Disney questo "cugino" del più famoso topo; un personaggio che riassume tutti gli atteggiamenti peggiori e il modo di pensare del popolino italiano (non è un caso la citazione di Seven Nation Army in questo senso).
La Fine di Gaia è paradossalmente l'episodio rock musicalmente più convincente, grazie ai synth e ai riff di chitarra per una volta non scontati, ma tematicamente debole (ecologia, ma trattata in modo troppo banale), stesso discorso per House Credibility, un funk con influssi electro sul tema degli incidenti domestici. Geniale invece lo spoiler rock (*) di Kevin Spacey, che svela il finale di un gran numero di film di successo, così come la somma di reggae (con feat di Alborosie) + legalizameria + Silvio (*) di Legalize the Premier, stralunata nel suo andamento ma graffiante come non mai (Sono un presidente in erba ma me ne fotto della maria perchè io lotto ma per la mia legalizzazione). Nel poker di brani finali troviamo altri 2 episodi rockeggianti ma niente di che, Messa in Moto (Dio come non l'avete mai visto) e La Ghigliottina (che propone l'ultima figura eretica, Danton), un brano del tutto inutile, la conclusiva Ti Sorrido Mentre Affogo, e insperatamente uno degli apici del lavoro, Non Siete Stato Voi, in cui CapaRezza mette totalmente da parte l'ironia per mettere nero su bianco un atto di accusa verso una nazione allo sbando; significativa la scelta del mittente di questo crudo e diretto brano, perché lo Stato non è composto solo dalla classe dirigente che ci governa, ma anche e soprattutto dai cittadini, quindi, anche noi nel nostro piccolo siamo colpevoli di tutto questo.
Qualche episodio in meno avrebbe reso l'ascolto molto più fluido e piacevole, e inoltre il duetto con Pino Scotto nel suo album sembra aver avuto effetti deleteri sugli episodi più rock, di una pochezza pari ai brani di quel fiacco album che è Buena Suerte. Nonostante alcuni ottimi momenti l'album soffre di troppi alti e bassi. Siamo lontani da Verità Supposte, che resta il miglior lavoro di CapaRezza, ma anche dal precedente Le Dimensioni del mio Caos. Nonostante ciò ogni nuovo album di Caparezza è una boccata di ossigeno per l'asfittico panorama musicale italiano.
(*) si ringraziano Michele Valenzano e Jacopo Pascalicchio
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