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R Recensione

7,5/10

Cesare Malfatti

La storia è adesso

Cesare Malfatti torna a distanza di poco più di un anno con un nuovo disco che rappresenta un passo davvero importante nella discografia dell’ex La Crus. Un disco impegnativo e coraggioso, sia per l’aspetto musicale che per il tema trattato, e che si avvale, per la stesura dei testi, della collaborazione di alcune delle migliori penne della canzone d’autore italiana (Alessandro Cremonesi, Luca Gemma, Antonio di Martino, Alessandro Grazian, Luca Lezziero, Dany Greggio, Angelo Sicurella, Giulio Casale, Gianluca Massaroni, Fabrizio Coppola, Giuseppe Righini, Luca Morino e la giornalista Marina Petrillo). La storia è adesso è un concept album che ha per tema uno degli episodi più tragici del primo ‘900 europeo, l’inizio della cosiddetta Prima Guerra Mondiale, raccontata attraverso le vicende di un antico antenato del cantautore, Valeriano Malfatti, all’epoca podestà di Rovereto, città che subì una vera e propria deportazione dei suoi cittadini in un campo di prigionia in Austria.

Attraverso ricerche d’archivio, Cesare Malfatti ha ricostruito tutti i passi salienti della vicenda del prozio, il podestà che si impegnò per la pace e la coesistenza tra i due popoli mettendo a rischio la sua vita, raccontando i singoli episodi, dagli antefatti che portarono alla guerra fino all’armistizio. Molto importante è stata anche la ricerca sui suoni: il musicista milanese ha infatti avuto accesso alle macchine intonarumori del futurista Ruffolo, e i campionamenti delle registrazioni di questi suoni sono andati a costruire l’ossatura delle quindici canzoni del disco.

Tutto viene raccontato con estrema semplicità, senza la presunzione di fare lezioni di storia, con testi dalla forte vena lirica, che raccontano senza essere troppo didascalici. Dalla toccante title track La storia è adesso, che racconta la scelta più difficile, la prova più dura, mettere a rischio la propria famiglia, la vita e la libertà, alla splendida e delicata Il futuro cerca noi, dall’esodo raccontato in Le chiavi ai sonetti recitati in dialetto su basi campionate de L'internamento del Malfatti, che racconta  l’internamento dell’ultimo podestà Rovereto, fino alla dura Katzenau, nome del campo di concentramento austro-ungarico in cui erano stati internati gli esuli e alla splendida Quale patria, un pensiero profondo sui concetti di patria e confine.

Con un sapiente equilibrio tra basi create con rumori campionati, chitarre e tastiere, Malfatti crea un suono particolare, tra canzone d’autore ed elettronica, che lega le varie canzoni, passando dalle ballate più lente (Forme uniche di continuità, Io ti penso da qui, Un fiore sincero, Il cielo si ricorda chi sei) a quelle più elettriche e ritmate (Avrei, Chiedilo ai pesci), raccontando i momenti importanti dell’intera vicenda, sia nell’aspetto umano del protagonista che in quello storico, dall’inizio della guerra alla partenza dei coscritti mandati al fronte in Russia, dall’evacuazione di Rovereto all’armistizio, per concludersi con il ritorno di Valeriano Malfatti a seguito dell’amnistia del 3 luglio 1917 di Bandiere migliori, e il suo nuovo incarico di Sindaco di Rovereto della ritmata e pop Bell'aria.

Molto interessante, come sempre per i lavori di Malfatti, la confezione: il CD infatti è contenuto in un vero e proprio giornale formato tabloid di 14 pagine, al cui interno troviamo, oltre ai testi delle canzoni, molti documenti storici d’archivio utilizzati da Malfatti per ricreare tutta la storia. Una storia importante, che è ancor più importante raccontare oggi, quando sembrano risorgere ovunque quegli stessi nazionalismi che un secolo fa portarono alle atrocità della guerra. 

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