Meganoidi
Mescla
Se la consapevole svolta etica e politica di una quindicina danni orsono aveva sorpreso i più e dato lillusione di assistere in diretta alla genesi di una band completamente rinnovata, la centellinata e tuttaltro che memorabile produzione dei Meganoidi degli anni 10 ha messo bene in chiaro che, al netto delle ambizioni artistiche, la caratura qualitativa non avrebbe mai spiccato il volo oltre unonorata medietà. Così, messi con le spalle al muro da una così franca presa di coscienza, quasi sorprende ritrovare i vecchi enfants terribles di nuovo al varco ad appena due anni di distanza dallevanescente autocelebrazione di Delirio Experience (2018) che, a sua volta, cercava faticosamente di dare continuità allaltalenante Welcome In Disagio di sei anni precedente. Ascoltare oggi Mescla, settimo full length per il quintetto genovese, scritto in tandem da Davide Di Muzio e Luca Guercio tra la primavera e lestate del 2019, provoca un misto di sensazioni contrastanti: la neutra constatazione che la maturità anagrafica ha definitivamente spento ogni rimanente ardore della giovinezza, la perplessità per certe retromanie mnemoniche, lapprezzamento per la semplice ma non triviale profondità di pensiero di alcuni bozzetti lirici, il rimpianto per una scrittura diseguale e sempre più tendente allo schematismo.
Paradossalmente, o forse no, il brano migliore del disco, perlomeno in termini di immaginario evocato, è uno dei meno freschi melodicamente: Esercito In TV è una ballata grigiastra con qualche timida tentazione slowcore, una narrazione di distanze sentimentali e binge watching mediatico che sembra preconizzare fatalmente lemergenza di questi mesi. Il pezzo dimostra, finanche inconsciamente, due assunti che si possono oramai dare per assodati: i lenti dei Meganoidi non pungono più come un tempo, ma la loro penna rimane saltuariamente capace di evadere dalle gabbie della predicibilità. Per ammissione dei loro stessi creatori, Mescla va inteso come il loro capitolo funk: una standardizzazione delle antiche radici ska (pure ancora ben percepibili in alcuni episodi, come nella frizzante Il Mio Nome) che a tratti attecchisce con buoni risultati (la confessione a cuore aperto di Persone Nuove, fra travagli personali e aneliti ad un nuovo ecumenismo laico) ma che altrove partorisce fiacche banalità (il monocolore groove bluesy di Toast E Champagne, Stella Cadente), quando non direttamente giri a vuoto (di Non Indugio si salvano solo il basso pulsante di Riccardo Jacco Armeni e gli stacchi strumentali, quasi impressionistici, fra una strofa e laltra). Così come Delirio Experience anche Mescla è piuttosto conservativo nei suoni e nella costruzione dei brani ma, rispetto al precedente disco, qui vè perlomeno un potenziale singolo rock (Ora È Calmo Il Mare) che, pur non inventando nulla, funziona molto bene.
Non lascerà traccia alcuna, ma è perlomeno onesto. Certo, a pensare cosa sarebbero potuti diventare i Meganoidi con qualche sliding door in più
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