Bologna Violenta / Dogs For Breakfast
Split
Un paio di anni orsono era da poco uscito il suo miglior disco, Utopie E Piccole Soddisfazioni io e Nicola Manzan ci facemmo una bella chiacchierata. La dettagliata strutturazione di quel suono e linaspettato dilatarsi delle influenze rispetto a Il Nuovissimo Mondo mi spinsero a chiedergli se avrebbe mai considerato, in un futuro, di accompagnarsi dal vivo con altri musicisti, trasformando quindi il carattere dissacrante e spettacolare delle proprie performance. È il solito problema di soldi, mi fu risposto, ma sarebbe certamente interessante e, ne sono certo, prima o poi si farà. Ci è voluto del tempo, ma la profezia si è avverata. Il passaggio di Bologna Violenta da alter ego del trentanovenne polistrumentista trevigiano a duo chitarra (samples, violino)-batteria (suonata con gusto ed impeto dal bravo Alessandro Vagnoni di Dark Lunacy e Infernal Poetry) viene celebrato, come ai bei vecchi tempi, da un 12 in vinile rosso stampato in 300 copie e condiviso con la band più misteriosa del post-core italiano, i Dogs For Breakfast.
Dopo linterlocutorio Uno Bianca, Nicola Manzan torna a colpire nel segno. E lo fa con una, allegedly, suite, consacrata al capolavoro sin dal titolo (Sinfonia N°1 in Fa-stidio Maggiore, op. 35). Fastidioso, in verità, il pezzo lo è ben poco, a partire da un Allegro Drammatico che si traveste da versione deathcadente di The Ides Of March (per fermarsi di botto, a pochi centimetri dalla voragine, smaterializzatosi in un sinistro carillon), passando per gli artigli metallici dellAndante Con Moto (su cui glissa, in sottofondo, quasi inavvertito, un volteggiare neoclassico à la Mascagni), per il lunghissimo drone di violino che celebra il funerale dello Scherzone (alcuni passaggi di archi hanno unimpostazione folcloristica quasi à la Béla Bartók) e per il ruggito di Marco Cosulich dei triestini The Secret che, nel furibondo death-grind di Allegro Per Modo Di Dire, suggella il felice nuovo corso e traghetta lascolto, come meglio non si potrebbe, verso la metà del trio cuneese. Ancora una volta, non cè nulla di così innovativo nella musica dei Dogs For Breakfast: eppure, per qualche ragione egualmente affascinante ed imperscrutabile, continua a sfuggire la loro reale, precisa cifra stilistica. La belluina Gadea si avvicina considerevolmente ai Neurosis di The Sun That Never Sets, ma le distoniche contorsioni chitarristiche che assalgono a più riprese il brano vengono da altre galassie (sludge? hardcore evoluto?). Munhos è figlia degenerata dellumore plumbeo e teso di The Sun Left These Places, arcigno post metal tumefatto da lividi noise (lultima progressione, da 5:50 in poi, parla da sola). Due ottimi brani che infittiscono le tenebre e rinfocolano la curiosità.
Bologna Violenta e Dogs For Breakfast hanno recentemente presentato lo split in un paio di concerti nel nord Italia. Lauspicio, sincero, è che a quelle già archiviate se ne possano aggiungere ancora molte altre.
Tweet