Serj Tankian
Imperfect Harmonies
My son, my son, what have ye done?, si chiederebbe Werner Herzog con toni accorati ed angoscianti. Non è certo lunico. Anzi, approfittiamo delloccasione e rilanciamo la citazione in forma di appello. Destinatario: Serj Tankian. Quid ergo? Ovvero: che cosa, dunque? Succede che cè di mezzo, come nelle migliori favole rovinate al fotofinish, un e(r)go ferito di troppo ed unattuale incapacità di decidere del proprio futuro, della propria svolta artistica. Tradotto in forme maggiormente comprensibili, un tentativo velato ma neppure troppo di autocelebrarsi. Di cambiare affinché nulla cambi. Di testare nuove strade senza una bussola dorientamento. Al secondo giro di boa, dopo il discreto Elect The Dead di tre anni orsono, Serj la mette giù pesantissima (in doppia accezione) con un Imperfect Harmonies già descritto dal suo fautore come miscela electro-orchestral-jazz-rock. Al predecessore era andata meno bene: un prog tanto semplice quanto illusorio. In mezzo, il delirio orchestrale di Elect The Dead Symphony, di per sé un segnale abbastanza allarmante di questa progressiva deriva personalistica.
Per gli esterni sembrerà un inarrestabile crescendo di pomposità, e dallinterno viene effettivamente difficile dar loro torto. Il disco è un azzardo che Tankian è sicuro di vincere perché, pur seppellito sotto una montagna di suoni spesso totalmente inediti per i flussi di coscienza del cantante armeno, inconfondibilmente uguale a sé stesso. Già, i suoni. Tantissimi, ovunque, sicuramente troppi: un effetto già sperimentato, con successo, negli anni passati, ma che riproposto in una nuova veste, così barocca ed effettata, rischia solamente di risultare stucchevole. Basta ascoltare il singolo dapertura, Disowned Inc., per sentire immediato il desiderio di uno snellimento generale, di una semplificazione negli arrangiamenti, di una scelta univoca e drastica che punti a questo piuttosto che a quello e non diversifichi allesagerazione la sua proposta, come il giochino di volumi che appaia e contrappone strimpellate pianistiche, bordate industrial e chincaglieria elettronica in sottofondo. Ma laspirazione ad una svolta decisa, netta, plateale dal suono dei (sciolti? Non sciolti? Chiedetelo al Twitter di Shavo Odadjian) System Of A Down è altrove ancora più drastica, e produce sinfonici mostri strappacuore come Borders Are , indegna degenerazione del Tankian più romantico di Hypnotize, o innocue ballad per voce e piano sulla stregua di Gate 21.
Paradossalmente, ciò che manca a Imperfect Harmonies, anche dopo svariati ascolti, è proprio una delle caratteristiche su cui più si è fatto leva nel bailamme promozionale: il coraggio. Siamo lontani anni luce dagli Scars On Broadway, gruppo farsa a personale uso e consumo (dannato tempo da perdere) del collega chitarrista Daron Malakian, se non altro come qualità della cifra stilistica la 12 corde di Wings Of Summer, toccante acquarello segnato da una tromba soffusa sul fondo, potrebbe essere una buona idea su cui insistere in un futuro comunque incerto e come variazione timbrica (sparite quasi del tutto le chitarre metal, che sbucano quasi per caso nel crescendo orientaleggiante di Left Of Center). Eppure linsieme annoia, talvolta mortalmente. Serj cerca di non fare affondare la nave, cercando di tenere lascoltatore il più possibile sulle spine mediante una pletora di trucchi, accorgimenti, innovazioni, rivolgimenti di fronte. Pure, a volte linganno riesce: Beatus è un ibrido ballabile che gira su di un loop sfrondato da archi stralunati, Yes, Its Genocide è un emozionante tuffo introspettivo raccolto attorno ad un doppio cantato in armeno. Eppure, il nocciolo dei brani non si discosta affatto dalle vecchie formule: si trasforma la cornice, ma non la sostanza (Deserving? cerca, addirittura, di intervenire con la cassa dritta su una melodia già autosufficiente).
Ai fan dei SOAD, inevitabilmente, rimarrà poco in mano. Non per unaffezione dura a morire, quanto per lattesa tradita di un mutamento avvenuto parzialmente. Con più ordine in testa ed una maggiore essenzialità, magari
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