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R Recensione

8/10

Ufomammut

Eve

This Tree is not as we are told, a Tree

Of danger tasted, nor to evil unknown

Op’ning the way, but of Divine effect

To open Eyes, and make them Gods who taste

(“Paradise Lost”, John Milton, libro IX, 863-866)

Cari amici vicini e lontani, oggi vi racconterò una storia. Ma non una qualsiasi, certo che no. Una, bensì, che affonda le sue radici nei primordi. Che parla di caduta e redenzione, condanna e fatica, liberazione e schiavitù, donna e uomo, Dio e uomo, Oriente ed Occidente, bene e male. Un mito che parla attraverso strascichi di chitarre, come le catene che vincolano i polsi della stirpe mortale.  Galoppanti cavalcate, quelle della conoscenza umana. Agonizzanti textures strumentali per i buchi che traforavano il Frutto Proibito. Millenni filtrati da storia, leggenda, civiltà, sentimento comune. Con un solo, fisso denominatore comune: Eva. “Eve”. Colei che diede inizio alla ribellione dell’uomo verso il suo Creatore, rinunciando ad un’esiodea età dell’oro pur di elevare la condizione del proprio Io.

La narrazione in dipanarsi degli Ufomammut, coriaceo power trio di Tortona, ad appena due anni dal già fondamentale “Idolum”, aumenta lo spazio da bersaglio disponibile per tracciare barricate e confini tinti di tricolore, con sempre maggior sicurezza, all’interno dello stoner-doom mondiale. È un esperimento, quello dei Nostri, che guarda allo smembramento relativistico della canzone as we know it portato avanti dai compagni d’etichetta MoRkObOt: una macrotraccia, quasi una suite, di quarantacinque minuti, sciolta in cinque movimenti che piantano una trivella sul terreno e calano in profondità, toccando abissi ancora più immensi di quelli sfiorati dai poderosi bassi del suo predecessore. “Eve” toglie parole, collaborazioni, vuoti: persino il pregevole stile plurifocale, sviluppato in oltre un decennio di dischi e concerti, cede il passo ad una parlata monolitica, intrepida, incessante. Restano solo basso, chitarra e batteria, poca effettistica, con tutte le conseguenze del caso: nasce, ex nihilo, una Genesi mefistofelica, arroventata ma, soprattutto, incredibilmente psicologica, capace di evoluzioni minime e minimamente accennate e comunque costanti, laboriose, particolareggiate.

La bellezza del quinto parto fra le mura padronali di Supernatural Cat è, d’altro canto, il saper volgere le citazioni a proprio favore. “Eve” lo fa con gusto, senza spudoratezza, ansia da prestazione o terrore di nascondersi. Si accalcano i Neurosis di “Through Silver In Blood”, gli Electric Wizard di “Dopethrone”, i Sunn O)), gli EyeHateGod, gli Sleep. Così come Dio plasmò l’uomo, a sua immagine e somiglianza, dal fango e dall’argilla, gli Ufomammut modellano gli assunti del nuovo lavoro, a loro immagine e somiglianza, sullo sludge, sul doom più catalettico, sul post-core, sulle impalpabili vibrazioni psichedeliche. È il vantaggio aggiunto di saper dosare la violenza o, comunque, farla filtrare sotto altre vesti, più terroristiche e meno eclatanti, quello che davvero cambia le carte in tavola. Il gioco non si era mai fatto così interessante, anche perché mancavano le condizioni globali per puntare d’azzardo a tale altezza. Di fatto, la band piemontese rifonda sé stessa, senza bisogno di rinnovarsi platealmente, a livello epidermico. Basti far caso, per sfizio, a come il filo rosso del concept, pur strattonato e rilasciato ad intervalli graduali, non si spezzi mai, né perda la propria posizione: esempio massimo della maturità a cui sono giunti.

Come già detto, capita raramente che il lato più feroce del disco venga fuori. Quando però succede, l’impeto tumultuoso è così straripante da provocare genuina soddisfazione. Rieccolo, il mammut che stritola la polvere sotto le sue zampe, in un vuoto saturato dallo strappo metal della disobbedienza (“Pt. III”), mietitrebbia perfetta per essere traghettata, smontata e rimessa in moto nelle scartavetranti entrate cosmic-stoner rock, di fisicità nuda e cruda, della “Pt. IV”. Il lato meno nero e più esplicito esce allo scoperto ed evapora con la furia gelida della punizione divina. Decodificare il resto è calarsi nella mente dei protagonisti, armarsi di recettività e sbrogliare matasse di pensiero. L’ipnosi dell’attacco, “Pt. I”, si potrebbe risentire per giorni e giorni senza mai smettere, tali e tante le sottigliezze che emergono, un po’ per volta. Il lento crescendo esponenziale, che porta la bordata iniziale a disfarsi nella progressione drone-kraut arpeggiata, ha in sé un germe ieratico, la cui imponenza è amplificata dagli strati di suono e dai cori, sino a collassare in un’avviluppata esplosione noise di catartico stridore. Alea iacta est, il peccato si è compiuto: “Pt. II” ritorce, contro la propria natura, i tribalismi del doom classico, appioppando manate di sacralità profana da vertigine emotiva. Ed il punto di rottura decisivo non poteva che giungere, liberatorio, nella seconda metà di “Pt. V”, un panzer che mette la freccia con notevole preavviso e svalvola le sue lancinanti non-strutture in un delirio free-form di bassi sempre più bassi.

Il rumore del giudizio è passato, rimane ora solo il silenzio della fatica e l’amarezza della nuova condizione. Eva ci ha portato il sapere, togliendoci la libertà. Come nelle conclusive nuvole di synth di “MoRtO Part 3” dei MoRkObOt, od il ticchettio insistente in coda a “Die Zeit” del Teatro Degli Orrori, il sipario degli Ufomammut si cala su un acre riff a reiterazione sulfurea, così ciclico da risultare inconcluso, infinito. Il contraltare del feedback con cui tutto ha avuto inizio, una porta socchiusa verso orizzonti informi e vagheggiati.

La conclusione è aperta: leggetevi pure quello che volete. Noi, semplicemente, vi abbiamo riconosciuto lo svelarsi definitivo di una delle più grandi band italiane.

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 6 voti.

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Luca Minutolo (ha votato 8 questo disco) alle 8:49 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Questo disco puzza di zolfo...Una grande realtà!

morpheo33 (ha votato 9 questo disco) alle 11:51 del 11 maggio 2010 ha scritto:

stupendo...nient'altro da dire !!!

salvatore alle 17:29 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Oddio... ho dato un'ascoltatina al video in apertura di recensione. Per riprendermi dovrò farmi 4 camomille e mangiare 8 pacchetti di fruittella, riguardare (per la 300esima volta) "il favoloso mondo di Amélie" e "la felicità porta fortuna" e ascoltare fino a venerdì (come minimo) nient'altro che Belle & Sebastian, Françoise hardy o Pants Yell (ma solo quelli dei primi tre album che dopo si fanno troppo violenti!!!)

synth_charmer alle 19:30 del 11 maggio 2010 ha scritto:

Biasio, lei è un metallaro! o_O

ThirdEye (ha votato 7 questo disco) alle 18:09 del 14 maggio 2010 ha scritto:

Buon lavoro

Ma preferisco il precedente Idolum, piu sporco, nero come la pece e rumoroso..Questo è bello ma mi suona molto piu quieto e "post rock"...

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 1 questo disco) alle 13:57 del 15 maggio 2010 ha scritto:

pessimo

Non è musica, bensì rumore. A sto punto meglio ascoltare un martello pneumatico.

Marco_Biasio, autore, alle 14:01 del 15 maggio 2010 ha scritto:

RE: pessimo

Ahahah

bargeld alle 14:08 del 15 maggio 2010 ha scritto:

RE: pessimo

E allora i miei Einsturzende Neubauten? Loro col martello pneumatico ci suonavano, eppure quel rumore resta leggendario...

sbaiubern alle 18:20 del 22 maggio 2010 ha scritto:

RE: pessimo

la musica E' fondamentalmente rumore

synth_charmer alle 14:33 del 15 maggio 2010 ha scritto:

"Non è musica, bensì rumore". Stavo giusto pensando di andare a dire la stessa cosa a loson riguardo Fennesz ma preferisco vivere qualche altro annetto.

Emiliano (ha votato 7 questo disco) alle 14:50 del 15 maggio 2010 ha scritto:

Rumore sublime, comunque. Mi erano mancati.

gas_nobile alle 16:35 del 5 gennaio 2011 ha scritto:

recensore, ma sei audioleso? (commento senza astio)

ma, dico io: sono finito su questo sito e su questa recensione in maniera del tutto casuale. Okei, è un sito per scrittori dilettanti, ma uno come fa - come fa!? - a sentire dei synth (ma sai che forma ha e come si suona un synth?) in Morto dei Morkobot? Ancora ancor più grave, come fa uno a sentire dei synth in quel disco e, nonostante tutto, pensare di recensirlo? Bastava leggere le note del CD (o dell'LP, anche se quelli della Supernatural Cat sono troppo costosi, per quanto belli...) per evitare la figuraccia.

REBBY alle 17:02 del 5 gennaio 2011 ha scritto:

SICURO DI NON ESSER TU L'AUDIOLESO? SENZA ASTIO OF COURSE.

Io sto disco non l'ho ascoltato e non ho quindi nemmeno il preziosissimo Cd, ma basta andare sul loro sito e c'è scritto che Urlo suona i synths.

Se vai su Discogs, altro noto sito dilettante, nei credits di Eve il synth lo suonano persino Vita e Poia. Schiaccia su google Ufomammut Eve Urlo synths e vedi quanti audiolesi che ci sono.

Marco_Biasio, autore, alle 17:19 del 5 gennaio 2011 ha scritto:

RE: SICURO DI NON ESSER TU L'AUDIOLESO? SENZA ASTIO OF COURSE.

No no Rebby, il commento era riferito ad una canzone dei Morkobot e non a questo disco degli Ufomammut. Non me la prendo e, anzi, chiedo venia. So bene che i Morkobot non usano sintetizzatori, d'altro canto li ho visti dal vivo due volte, e che quelli sono semplicemente degli effetti delle pedaliere dei due bassi congiunti. Probabilmente è stata una svista del momento, sorry. P.S. Non ho il disco originale, anche se vorrei.

REBBY alle 17:55 del 5 gennaio 2011 ha scritto:

MORKOROBOT

eheh Marco ma che ti metti a parlare del synth dei Morkobot sulla rece degli Ufomammut per far confusione ad un povero rebby? Comunque tu hai ammesso il fio e non ho più voglia di indagare, ma se sempre su google schiacci Morkorobot Mostro synth vedi anche qui quanti audiolesi che ci sono eheh Ho persino letto un intervista, relativa al disco precedente, in cui la band diceva che aveva utilizzato un synth e che aveva intenzione di usarli di più in futuro. Chissà magari hanno cambiato idea oppure nei credits del disco non è scritto. Indaga tu nel caso visto che sei più appassionato...

gas_nobile alle 12:58 del 6 gennaio 2011 ha scritto:

okei, scusate i toni

recensore, è bellissimo sapere che esiste ancora qualcuno capace d'imparare dai suoi errori, anche recensorei. Rebby, fai così pure tu. Il problema degli sgarrigoni d'oggi è che cercate su google o citate interviste letto su unsitodicuinonricordoiltitolo invece di leggere dietro al disco e fugare il dubbio nella maniera più semplice possibile. Saluti!

REBBY alle 9:10 del 7 gennaio 2011 ha scritto:

okei, scusate i toni

Ma si, continuiamo a parlare dei MarcoBolt (ottima operazione di marketing gas nobile). A me avevano dato fastidio i toni, non il contenuto, quindi okei anche per me. Ma perdonami, come sgarrigone ho provato ad ascoltare il Morto e non mi garba, quindi rinuncio al prezioso vinile (temo di rimaner audioleso se finisce sul mio hi-fi eheh). Ho letto un'intervista su un sitodicuiricordoilnomemanonlodico in cui Lin Lan o Len diceva di non aver usato synth per questo disco. Ma mezzo sacco di gente (esempio ilmucchio, sentireascoltare, panapticonmag, musicaoltranza, ondalternativa, artistsandband, eccecc) è convinta di sentirli e lo sanno anche loro ... Ed è anche risaputo che ogni sgarrigone, oltre ad esser bello per la mamma sua, è un potenziale futuro acquirente. Saluti anche a te e magari torna a trovarci anche non per caso, qui siamo una comunità di musicofili (tra cui anche degli audiofili) dai gusti eterogenei e, come hai visto, aperta al contributo di tutti.