Marlene Kuntz
Catartica
Marlene Kuntz, Catartica... Due nomi che sono entrati nella storia della musica italiana. Tutto merito di 14 tracce a dir poco memorabili per uno dei migliori album italiani di tutti i tempi. E pensare che il gruppo era stato molte volte sul punto di sciogliersi dopo aver passato 4 anni tra Ep e concerti infruttuosi fino alla pubblicazione di questo loro secondo album che consacrò (almeno per la critica) Godano e soci. La principale fonte di ispirazione del gruppo è la decade degli '80 da cui pescano a piene mani con una predilezione particolare per il noise dei maestri Sonic Youth. Un altro importante fattore da ricordare è la produzione artistica del duo Lega-Maroccolo (CCCP, CSI) che garantisce una guida esperta ai quattro ragazzi di Cuneo.
Il disco si apre con M.K. e già si capisce quale sarà la linea del gruppo: violente schitarrate che colpiscono per l' intensità e la passione, una componente quest' ultima che è trasmessa anche dalla grande voce di Godano. La splendida Festa Mesta riesce se possibile ad alzare ulteriormente un livello già elevatissimo grazie ad una cavalcata imperiosa del chitarrista Tesio che si esalta con grandi assoli. Il tempo di riprendersi e in un attimo si è incalzati dalla poderosa batteria di Sonica (uno dei capolavori dell' album) che sfrutta un lento incedere che culmina nell'emozionante ritornello, per poi rifiatare e terminare in maniera cupa e oscura. Da brividi. Nuotando nell' aria è l' ennesimo grande pezzo: comincia tra i bisbigli del cantante facendo quasi pensare a una dolce e tenera ballata ma ben presto sfocia in tutta la sua potenza. Se l' album finisse qui sarebbe uno dei migliori di tutti i tempi (non solo italiano), purtroppo però cala quasi inevitabilmente: Giù giù giù è un pezzo di transizione così come Lieve (pezzo rifatto anche dai Csi di Maroccolo in tempi non sospetti) che preparano all' ottima Trasudamericana che ritorna ai vertiginosi ritmi qualitativi iniziali. Oh però intendiamoci: i pezzi di transizione di questo album sono tali solo perchè paragonati alle gemme iniziali, infatti potenzialmente potrebbero essere tutti singoli di successo. Fuoco su di te è uno dei punti più bassi dell' album perdendosi in un inutile ritornello, invece Merry X-Mas torna sul genere di Festa Mesta e ridà vivacità all'ascolto. Gioia (che mi do) è l'ultimo grande capolavoro del disco, adattando perfettamente la musica ad un intensissimo testo che rende il pezzo uno dei momenti più delicati e dolci dei 60 minuti di ascolto. Canzone di domani segue la malinconia della traccia precedente mentre interessante è Mala Mela che ancora una volta sfrutta i continui cambi di ritmo e di tensione. 1°2°3° è uno dei pezzi più interessanti e innovativi dell' album con un' ammaliante riff iniziale.
Nel complesso l'album gode di una sfilza incredibile di grandissime canzoni (Festa Mesta, Sonica, Nuotando nell'aria, Trasudamericana, Mala mela) accompagnate da altre meno grandi ma di sicura ottima qualità/quantità, rendendo un lavoro di grande compattezza che può essere considerato quasi perfetto.
Come spesso succede ai grandi capolavori della musica all' uscita l' album non fu considerato minimamente dal pubblico, così come il successivo capolavoro Il vile. Oggi però sono ampiamente riconosciuti i meriti di una band che con la sua freschezza e la voglia di far rock ha rinnovato in maniera determinante la scena rock italiana.
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