Yeasayer
Odd Blood
Sto spudoratamente tirando a indovinare, ma potrebbe essere andata così: gli Yeasayer, dopo aver pubblicato il loro debutto “All Hour Cymbals” ed aver ottenuto ottimi riscontri soprattutto dalla critica più “trendy”, decisero di avventurarsi in un lungo tour con gli altrettanto emergenti MGMT.
La prima sorpresa fu che come set principale fu scelto proprio quello degli MGMT. Benché dotati (a modesto avviso di chi scrive) di capacità tecniche e fantasia compositiva decisamente superiori, i quattro newyorkesi (gli Yeasayer) si ritrovarono a scaldare il pubblico per i due concittadini (gli MGMT). Niente di grave, si potrebbe pensare, d’altra parte anche i Velvet Underground hanno aperto i concerti degli U2. Solo che da quel momento, mentre la fama degli Yeasayer cresceva (il tour con Beck, la collaborazione con Bat for Lashes, il nuovo brano “Tightrope” nella prestigiosa compilation della 4AD “Dark Was The Night”…) quella degli MGMT volava verso livelli di hype siderali, portandoli in tour con Flaming Lips, Radiohead e Paul McCartney, nelle tv di mezza Europa (grazie ad un noto spot pubblicitario) e addirittura in tribunale contro Nicolas Sarkozy in persona.
Gli Yeasayer si saranno chiesti: “cos’avranno mai ‘sti MGMT che noi non abbiamo?”. La risposta è una sola: suonano meno. Il primo disco degli Yeasayer, quello splendido “All hour Cymbals” che, mescolando il freak-folk degli Akron Family alle aperture vocali dei Fleet Foxes (ma prima di loro) riuscì a stupire critica e pubblico, aveva un solo difetto. Era un disco “difficile”, denso, ricco di strumenti, di voci e rumori. Gli MGMT erano molto, molto più diretti.
Ed allora, con questo secondo disco, ecco gli Yeasayer in versione “diretta”. Se “All hour Cymbals” aveva le radici piantate negli anni ’60 e ’70, “Odd Blood” arriva dritto dritto dagli anni ’80 proponendosi, per ammissione degli stessi autori, come “una interpretazione dei piaceri del pop”. Già, avete capito bene: la svolta electro. Fateci il callo, perché sarà il tema principale di questo 2010. Il retrogusto pop anni ’80 degli Yeasayer, però, non si limita ad una mediocre sovrapposizione di synth (come quelli incollati in maniera posticcia sulle banalità assortite dell’ultimo disco degli Editors, per dire) né, d’altra parte, vuole ottenere quei livelli di retrospezione colta raggiunti dai Memory Tapes e da tutto il filone glo-fi. “Odd Blood” recupera l’attitudine “funny” degli anni ’80, le rincorse tra melodia e ritmo, il senso estetico da ricercarsi nella compiutezza dei singoli brani.
“The children” mette in chiaro le cose da subito, spiazzando chi si aspettava sonorità simili a quelle di “All hour cymbals” con un ritmo marziale (verrebbe quasi da tirare in ballo sonorità industrial) e un cantato a base di vocoder e autotune vari. A seguire, senza pausa, il primo singolo “Ambling Alp”, una straordinaria cavalcata condotta da variopinte percussioni elettroniche ricche di quei richiami tribali che avevano caratterizzato la produzione precedente del quartetto newyorkese. La voce di Cris Keating ha acquisito maggiore sicurezza, mentre il contrappunto vocale dei suoi tre soci, così nudo e “freak” nel primo album, si è trasformato in un falsetto acido che non può non far pensare a dei Bee Gees in chiave futuristica. “Madder Red è uno dei momenti più pacati ed anche uno dei passaggi nei quali il “piacere pop” è tratteggiato in tutte le sue sfumature: il solito tema in falsetto, basso vibrante ed una vaga sensazione Arcade Fire versione “Neon Bible”.
“I remember” sembra quasi un esperimento di resistenza fisica, tutto giocato su tonalità vocali altissime e synth liquidi e rarefatti. Sembra l’introduzione di un pezzo che non arriva mai. Il pezzo arriva subito dopo, si chiama “O.N.E.” ed è un’altra bomba anni ’80: come se i Talking Heads si mettessero a giocare con i ritmi caraibici, oppure (se vogliamo restare con i piedi per terra) una versione meno “cerebrale” dei Dirty Projectors. Quello che è certo è che quel coro sfumato nel finale è da urlo. Il ritmo si alza ancora, incalzante e robotico, in “Love Me Girl”, pezzo impudicamente ruffiano nel sovrapporre cassa in quattro, tastieroni dance e break vocali r’n’b.
I due pezzi più simili a quanto ascoltato in “All hour cymbals” sono “Strange Reunions”, dall’andamento vaporoso e orientaleggiante, e la conclusiva “Grizelda”, tutta cori e note sospese. Eppure - e qui sta il busillis – il vero piacere (pop?) si trova da tutt’altra parte, quando questi pazzi newyorkesi si fanno prendere la mano e si fiondano ciechi in progressioni stomp-tecnologiche (“Rome” - roba da far muovere il culo anche alle mummie del Museo Egizio) o, ancora di più, nell’orgia ritmica di “Mondegreen”, ideale punto d’incontro tra l’afrobeat (sentire gli interventi dei fiati) e l’electro-pop più danzereccio in circolazione.
Uno dei “sophomore albums” più coraggiosi che si siano mai sentiti. Pur piegandosi alla regola della “svolta electro”, gli Yeasayer non hanno (s)venduto un grammo della loro personalità, riuscendo a tirare fuori un disco godibile eppure talmente furbo da azzerare la distanza creata da quei concittadini che li avevano superati a destra (MGMT) e a sinistra (i Vampire Weekend, con i quali pare non corra buon sangue). Ciascuno di noi deciderà se dare la preferenza al primo o al secondo album, ma di sicuro da domani suonare dopo di loro sarà molto più difficile per chiunque.
Video
"Ambling Alp" (video ufficiale, explicit content!) - http://www.youtube.com/watch?v=
"Mondegreen" - http://www.youtube.com/watch?v=
"Rome" - http://www.youtube.com/watch?v=_
"Madder Red" (Live) - http://www.youtube.com/watch?v=d3lATackEcg
"O.N.E" - http://www.youtube.com/watch?v=
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