V Video

R Recensione

5/10

Metric

Fantasies

Nel precedente “Live It Out” di quattro anni fa, la bella ed intelligente testa bionda dell’affascinante Emily Haines era rivolta all’indietro, decapitata, occhi sgranati ed espressione sbigottita, in un mare di sangue nero. In seguito, la decisione di dedicarsi prima al suo progetto solista, i Soft Skeleton, poi a promuovere il nuovo libro di poesie postume dell’illustre padre Paul, erano state viste come la conferma della fine, se non definitiva, almeno preannunciata, dei Metric. Il ritorno del quartetto canadese, con questo “Fantasies”, non può non sollevare qualche perplessità d’ordinanza, se non per l’effettiva ricomparsa, almeno per l’instabilità degli standard qualitativi del gruppo, in aurea mediocritas con l’esordio “Old World Underground, Where Are You Now?” e calati vistosamente con il sopraccitato seguito.  

Emily, dal canto suo, non la manda certo a dire e, sin dalle prime note, forgia un nuovo, imperioso grido, alla pari di quel “It’s so boring here!” urlato a pieni polmoni, anni addietro, durante una diretta radio nella terra delle stelle e strisce. Questa volta ci tiene a farci sapere che “Help I’m Alive” – e meno male, aggiungiamo noi -, new wave potente e martellante dalle mutevoli striature vocali. Ma, perché c’è un ma: era necessario scrivere un disco intero sopra un’idea, per quanto piacevole? Aggiungersi alla fila infinita di revivalisti ottantiani durati il tempo di un paio d’incisioni, se non meno? La ricetta, in fondo, cambia di poco: diminuisce la spinta delle iniezioni dance che avevano reso scricchiolanti (e, a tratti, un po’ cupe, lugubri) le portantine di “Live It Out”, aumentano per diretta conseguenza i frammenti dove l’inquieta anima di Ian Curtis – e discepolame al seguito – è libera di aggirarsi senza colpo ferire (la bella “Sick Muse”, la migliore del lotto, richiama fortemente gli Interpol, la successiva “Satellite Mind” ha un che delle Organ declinate in casa Editors).  

Anche per la stima che mi lega alla cantante di Toronto, alimentata dalla partecipazioni a progetti come quello dei Broken Social Scene, mi viene difficile accostare a “Fantasies” l’aggettivo che sarebbe tuttavia più consono, ovvero superfluo. Non c’è molto da buttare, qui dentro, sia per la relativa coesione che per la buona costruzione dei brani. Siamo, sicuramente, uno o due passi avanti al precedente episodio, per continuità d’azione e maggiore incisività rock (“Gold Guns Girls” è, in effetti, un gran pezzo, come uno scontro fra Gossip e PIL). I numeri per fare bene nel genere, però, sono stati acquisiti da troppi nomi, in troppo poco tempo, ed il fatto che un talento com’è, di fatto, la Haines, capace di partorire, con nudità e sofferenza, album come “Knives Don’t Have Your Back”, si destreggi in banalissimi anthem synth-rock da stadio terminale, o quasi (“Gimme Sympathy”) deve, gradualmente, far pensare.  

È interessante notare come, fino a qualche anno fa, la stessa musicista si esprimesse in questi termini: “Ci sono persone che mi aiutano a produrre musica che, in superficie, non è molto commerciabile, e che non sto certo aiutando a rendere più vicina al marketing”. Qualunque sia (stata) la ragione di questa uscita, possiamo dire di non condividerla o, almeno, di volerla ridimensionare nei giusti termini. Ciò che si ha in mano, adesso, sono una manciata di pezzi senza grande imprinting, dove solo la voce si fa notare, sbattendo contro pareti di chitarre pesanti (“Front Row”, taglio netto verso il passato), scivolando verso un’onda di sintetizzatori in notturna, appena bagnati da un chiaro di luna (il minimalismo di “Twilight Galaxy”) o virando prepotentemente verso un glam rock da singalong, con batteria bombastica ed effluvi di sovraincisioni (“Stadium Love”: quando si dice tanto chiasso per nulla).

Lo ascolterete con passione, una o due volte. Continuerete a farlo, in seguito – perché no? – con frequenza nondimeno in calare. Disco per un fine estate in tranquillità: i Metric potranno inserire nell’artwork quante lampadine al tungsteno vogliono ma, to be honest, qui di illuminazione ne vediamo ancora poca. Puntate su altro.

V Voti

Voto degli utenti: 5,3/10 in media su 3 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
target 5/10
Zorba 7/10
MinoS. 4/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

target (ha votato 5 questo disco) alle 11:06 del 17 settembre 2009 ha scritto:

Eh già. E' un dischetto che si fa dimenticare molto presto, tremendamente sdandardizzato. "Sick muse", però, come dici, è un bel pezzo. "Gimme sympathy", invece, è davvero mediocrità pura, anche se il video ricorda un buon motivo per andare a vedere i Metric live se passano da queste parti...

Marco_Biasio, autore, alle 22:33 del 17 settembre 2009 ha scritto:

Sicuramente Emily è una bellissima fanciulla, ma di quelle bellezze impreziosite da un certo sottofondo intellettuale. Corpo e cervello, insomma. Diafana musa ed artista pregevole. Motivo in più per ritenere sprecato il tempo in cui passa coi Metric.