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R Recensione

4/10

Fujiya & Miyagi

Lightbulbs

Riecco spuntare Fujiya & Miyagi. Fujiya & Miyagi che, nonostante le apparenze, sono in verità più inglesi del “figgy pudding”. Fujiya & Miyagi che dormono nella stessa cameretta, da bravi fratellini, con due copie di “Neu!” sotto i cuscini, una riproduzione a grandezza naturale di Mark E. Smith accanto al letto a castello e la locandina di “Fuga di Mezzanotte” (quella dove si legge chiaramente: “Music created by Giorgio Moroder) “scotchata” alla parete.

Fujiya & Miyagi (alias Steve Lewis e David Best) freschi reduci dal botto di “Transparent Things”, inizialmente pubblicato nel 2006 per il solo mercato britannico, poi ristampato l’anno successivo nel resto d’Europa, Stati Uniti e Giappone: un update “indietronico” di codici krautrock ed eurodisco, cool quanto basta per accendere gli entusiasmi della gente che conta.

Fujiya & Miyagi (ora un quartetto con basso e batteria) che si ripresentano con un album più funk-wave del suo predecessore, e per l’occasione tolgono dal freezer le sogliole congelate Fall (“Pterodactyls”) e Tom Tom Club (“Pussyfooting”, “Sore Thumb”), irrorando appena con gocce di limone synth-pop alla Human League. A onor di cronaca, per descrivere il nuovo “Lightbulbs” sono stati spesi paragoni ben più intriganti: “un ibrido fra James Brown sotto valium e degli Wire devoti al pop ” (wow!), “Serge Gainsbourg con un dottorato di ricerca in elettronica accompagnato dalla chitarra graffiante di David Byrne, prodotta da Eno e mixata da MF Doom” (doppio wow!). Qualcosa però non quadra, amici miei. Sarà che quest’imponente mole di rimandi si traduce in una musica piccola piccola, macchinosa, incapace di “aprirsi”… O, molto più semplicemente, che il disco suona asettico come poche altre cose ascoltate in quest’annata (un’ottima annata, per la cronaca).

La qualità delle canzoni varia dall’appena passabile all’imbarazzante: della prima categoria fanno parte il plagio La DüsseldorfHundreds & Thousands”, una piacevole devianza mutant disco come “Uh” e la nenia psichedelica “Goosebumps”, in cui pare d’ascoltare i Can di “Future Days” virati indie-rock o, se preferite, dei Lali Puna sotto anabolizzanti; alla seconda sono invece ascrivibili pasticci electro come “Rook To Queen’s Pawn Six” e, su tutti, una ruffianissima “Pickpocket” (Bresson si meritava omaggio migliore…) che, tolto il blatericcio maniacale alla Momus, potrebbe dirsi la base per le moine di una qualsiasi divetta contemporary r’n’b degli ultimi dieci anni (qualcuno organizzi un blind date con Brandy & Monica, si sa mai…). Canzoni che non hanno la forza d’imporsi, forse perché concepite come decorosi passatempi intellettuali, prive di cuore.

Roba avariata quella smerciata da Fujiya & Miyagi, irrimediabilmente asettica. E non prepotentemente fredda come poteva essere la scienza “terminale” e anti-romantica degli stessi Human League, al cui interno s’annidava in realtà un mite pullulare di mondi (il termosifone “lynchiano” di “Eraserhead”), bensì proprio inodore, insapore, incolore. Era meglio credere che la band fosse una versione nipponica dei Belle & Sebastian, come il nome poteva forse lasciar supporre a qualche sprovveduto; almeno si avrebbe lavorato di fantasia. Invece no, nemmeno questo ci viene lasciato. Cari Fujiya & Miyagi, avete proprio toppato.

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Voto degli utenti: 6/10 in media su 3 voti.
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giank 7/10

C Commenti

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Dr.Paul (ha votato 7 questo disco) alle 23:50 del 28 dicembre 2008 ha scritto:

be mattè il disco è andato benino dai, a me è piaciuto, certo da sabato sera!!