R Recensione

7/10

Bomb The Bass

Future Chaos

Bomb The Bass è Tim Simenon, ed è un tipo in gamba. È uno che vent’anni fa con un singolaccio azzeccato (“Beat Dis”) lanciò contemporaneamente tre cose: la acid house inglese, la dj culture e lo smiley come simbolo dell’estetica rave e della second summer of love londinese. È uno che dopo tre dischi tra Ottanta e Novanta si è messo a fare il produttore con risultati eccellenti (Bjork, Lali Puna, i Depeche Mode di “Ultra”). È uno che la sa lunga, quando si parla di elettronica. E pure lui, nell’anno dei ritorni, ha deciso di tornare.

Clear”, il suo ultimo lavoro, risale al 1995. Era un disco fatto di incroci tra l’imperante trip-hop di allora e le radici acid/dub/hip-hop di Simenon (se qualcuno ricorda signori-pezzi come “Bug Powder Dust” e “Dark Heart” sa cosa intendo): da applausi. Poi, il silenzio. Nel 2008, all’improvviso, ecco i ritorni di Tricky e Portishead. Sembra che tutti assieme gli ormai ex trip-hoppers abbiano trovato la strada giusta per superare le impasse del passato. Simenon, per la verità, già a inizio 2006 aveva dichiarato di avere pronto il nuovo disco. Ma poi (benedetti, o maledetti, questi dj esistenzialisti travolti dai dubbi) ha stracciato tutto e riarrangiato ogni singola canzone con l’aiuto di un MiniMoog e di un portatile. “Future Chaos”, nell’anno dei ritorni, è servito.

Nove brani cantati da cinque voci diverse danno vita a un lavoro inaspettatamente compatto. Bomb The Bass non è più sinonimo di scatenamento in pista, ma di un electro-pop da interni, o tutt’al più da cuffie, verniciato di noir. I suoni sono ombrosi, minimali, mai ridondanti. Non c’è il caos sbandierato nel titolo, e tutto sommato non c’è neppure traccia di futurismi vari, vista la prevalenza di sonorità analogiche ben note (tra ondate eighties e richiami ai Radiohead dell’accoppiata “Kid A/Amnesiac”). La voce di Paul Conboy, a cui sono affidate cinque canzoni, è slombata e nostalgica: nell’eccellente “Smog” si incarna in un timbro che sta a metà tra Thom Yorke e Aqualung. L’effetto sonoro prende le inquietudini del primo (quello solista, intendo, di “The Eraser”) e la morbidezza del secondo. Beat cupi e rotondi. Atmosfere scure.

Risultati simili a questo (“So Special”, col MiniMoog che ghigna lugubremente alla Knife; “No Bones”, il momento più malinconico, da panorami metropolitani notturni, con beat discreti e arpeggi analogici asettici) si alternano a pezzi più vivaci: tra questi ultimi spicca “Butter Fingers”, in collaborazione con Fujiya & Miyagi, per il mix di estroversione da videogame e angoscia spettrale (godetevi il video!). E poi, certo, “Fuzz Box”, dove le origini acid house di Mister Simenon si scatenano in un ritmo frenetico e in fraseggi di synth spericolati (canta Joe Spencer).

Il ritorno di Bomb The Bass è forse il meno atteso e il più in sordina tra quelli che la terra d’Albione ci ha riservato nel 2008 in ambito elettronico. Neppure la collaborazione con Mark Lanegan (!) in “Black River” ha fatto molto fracasso: il risultato di una voce tanto profondamente legata a tutt’altre dimensioni sonore calata tra beat e cori sintetici ha un che di alienante, e forse funziona meglio nel sapiente remix di Gui Boratto (lo si trova nel cd2 della versione deluxe). Tant’è: pochi se lo sono filato. Ma a bombardare i bassi, nonostante i tempi siano cambiati, quei pochi ci hanno goduto.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 3 voti.
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REBBY 5/10

C Commenti

Ci sono 2 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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fgodzilla (ha votato 8 questo disco) alle 12:38 del 13 gennaio 2009 ha scritto:

Ma direi una mezza stelletta in piu'

Solo per Black river che ne vale almeno quasi 5

REBBY (ha votato 5 questo disco) alle 8:45 del 19 gennaio 2009 ha scritto:

Smog e Black river sono OK. Il resto non fa per me.