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R Recensione

6/10

Faith No More

Sol Invictus

A 18 anni di distanza dal fiacco  “Album of the Year”, tornano in pista, con l’immancabile reunion, i Faith No More: band di San Francisco che debutto’ nel 1985 e nome storico che traghetto’ l’hard-rock negli anni Novanta, portandolo nel mare magnum dell’alternative rock e delle più svariate contaminazioni (funk, new wave, rap) allora tanto in voga e che ricadevano sotto la casella “crossover”. Un percorso che raggiunse l’apice nel 1992, con il mirabolante “Angel Dust”, uno dei lavori più influenti del rock duro americano nell’intera decade.

Non che Mike Patton e soci siano rimasti con le mani in mano nel frattempo, specialmente i progetti del vulcanico Michelozzo ( dai Fantomas ai Tomahawk) hanno sempre mantenuto costante l’attenzione attorno al suo nome, ma è indubbio che il rilancio della carta Faith No More al ricco tavolo della “nostalgia anni 90” sia in grado di smuovere più interessi e dollaroni.

Come buona parte dei lavori di reduci, “Sol Invictus” non riserva sorprese ed è totalmente costruito sui più classici stereotipi della band: solito crossover cupo e teatrale ma a tratti caciarone, con momenti più felpati alternati a sfuriate metalliche d’antan.  Singolo di lancio è il midtempo “Superhero”, tipico pezzo alla “Midlife crisis” con le tastiere di Roddy Bottum in evidenza come ai bei tempi. Gli apici sono i tre brani  più heavy e che più ricordano l’apocalisse urbana e le atmosfere psicotiche di “Angel Dust”, ossia “Cone of shame”, “Matador” e soprattutto “Separation Anxiety”, forti di una sezione ritmica come al solito impareggiabile e di un Patton spiritato e istrionico come da copione: notevole anche il lavoro alla sei corde di Jon Hudson, in grado di accontentare pure gli irriducibili nostalgici del chitarrista originario della band, il mitologico Jim Martin (quello che nel video di “Epic” indossava la maglietta di Cliff Burton).  Il resto scivola via col pilota automatico, a cominciare dagli episodi più levigati come  “Sunny side up” e “From the dead”, che cercano di replicare i brani più rilassati di “King for a day, fool for a lifetime”, mentre la sboccata “Motherfucker” riporta in auge pure il lato più ironico e volgarotto della truppa comandata dal generale Patton (parliamo pur sempre degli autori di “Cuckoo for Caca”).

 Alla resa dei conti, chi li ha amati 20 anni fa e ha voglia di un po’ di effetto saudade, puo’ comprare “Sol Invictus” a scatola chiusa.

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Voto degli utenti: 6,3/10 in media su 6 voti.
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C Commenti

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fabfabfab (ha votato 7 questo disco) alle 10:11 del 2 giugno 2015 ha scritto:

Questi ritorni mi mettono sempre più nostalgia. I Faith No More sono sempre i Faith No More e "Angel Dust" e uno dei pochi dischi che ascolto ancora di quel periodo, infatti - un po' come accadde per i Black Sabbath di un paio di anni fa - questo è un disco per fan devoti e basta. Se avessero chiamato in causa quel rompicoglioni di Jim Martin magari avrebbero osato un po' di più...

Marco_Biasio alle 11:16 del 8 giugno 2015 ha scritto:

Motherfucker non mi aveva impressionato nemmeno un po' ma, lo ammetto, Superhero è un bel sentire. Ho deciso che, con più calma, gli darò una chance. Son curioso di sentire come sia passato il tempo, globalmente parlando, anche per loro...

NathanAdler77 (ha votato 6,5 questo disco) alle 18:18 del 27 novembre 2015 ha scritto:

Chiamiamola ordinaria amministrazione per gente a cui si devono pilastri di un genere-non genere come “Introduce Yourself” e “Angel Dust”, ma quanta innata classe dopo due decenni di assenza…”Separation Anxiety” (sorta di wave-crossover crepuscolare, fantastica) e l'epica “Matador”, con un Patton sempre più teatrale gran cerimoniere, valgono da sole il prezzo del biglietto.

shadowplay72 alle 19:45 del 19 novembre 2017 ha scritto:

E' vero che quest'ultimo non e' un granche',e' vero che ognuno ha i suoi gusti,ma dire che album of the year,era fiacco,e' una bestemmia.i faith no more sono coloro che hanno inventato il crossover,e che hanno cambiato la musica.in quel periodo tanti cd erano privi di fantasia e piatti.angel dust e' vero che e' il loro capolavoro,ma the real thing non e' da meno.quest'ultimo mi ha cambiato la vita e i gusti musicali,aprendomi la mente a tante nuove sonorita' che prima nemmeno conoscevo.i faith no more per me,sono la migliore band di sempre e mike patton un genio!

DonJunio, autore, alle 22:14 del 19 novembre 2017 ha scritto:

Ciao! Innanzitutto benvenuto e complimenti per il nick. All'epoca comprai "Album of the Year" e ne rimasi piuttosto deluso, considerando che i tre dischi precedenti li avevo consumati a piu' non posso per anni e che questo invece mi sembrava piuttosto anonimo. Non penso fosse un caso che si sciolsero subito dopo, ormai per Patton i FNM erano diventati lo sfogo per la parte piu' convenzionale del suo io, rispetto a tutti gli altri suoi progetti, e Gould e soci sembravano assecondarlo. Mia opinione personale e discutibilissima, nessuno ha la verità in tasca . D'accordo su "The Real Thing", altra pietra miliare del crossover: non a caso ho citato "Epic", la punta di diamante di quell'eccellente lavoro. Buon proseguimento sui nostri schermi!

zagor alle 9:28 del 20 novembre 2017 ha scritto:

Per la cronaca, pochi giorni fa è venuto a mancare Chuck Mosley, il cantante originario della band. RIP

shadowplay72 alle 2:23 del 23 novembre 2017 ha scritto:

Grazie donjunio per il benvenuto e i complimenti al nickname.chuck r.i.p.!