R Recensione

8/10

Holy Martyr

Hellenic Warrior Spirit

La qui presente guida si permette di offrirvi il contesto con un po’ di presunta obbiettività. Nella seconda parte della visita, dopo essere passati da simpatici negozi che casualmente incroceranno l’itinerario, non spaventatevi se qualche elefante dovesse precipitare da un dirupo, sono solo le tradizioni folcloristiche.

Benvenuti in Sardegna, terra aspra e spartana.

Su questo secondo aggettivo gli Holy Martyr hanno sempre insistito molto. A vedere la copertina qualcuno potrebbe tentare di collegare Hellenic Warrior Spirit al successo di 300 (fumetto o film che dir si voglia). Questo errore è quanto di peggio possiate concepire per offendere il quintetto italiano.

Attivi già negli anni ’90 concepiscono molto presto il loro heavy metal lacedemone, cimentandosi in un lungo periodo di demo e autoproduzioni, passando anche per il finanziamento diretto da parte dei loro seguaci. Evento raro è l’attaccamento che esiste tra questo gruppo e i loro ippeis (no, non i capelloni degli anni ’60), sparsi principalmente tra nord Italia, Grecia e Germania. Merito sicuramente della loro non facile agoghè, o per meglio dire gavetta. Ostacolo, a quanto si può facilmente leggere tra le interviste, era la mancanza di una voce fissa, che nell’epic metal ha un ruolo non propriamente secondario. Viste le capacità di Alex Mereu è il caso di dire che l’attesa è valsa il risultato.

Nonostante gli Holy Martyr non annoverino i Domine tra leloro influenze musicali è facile accostare i due gruppi, soprattutto per il cantato. Morby è una sorta di punto sacro del metal nostrano e azzardare che Mereu riesce a proferirsi in esecuzioni ancor più riuscite rischia di scatenare pericolose crociate. È comunque certo che i sardi hanno tutto il tempo e le capacità per rilegarsi un posto nell’olimpo musicale, magari accanto ai toscani, da cui comunque si differenziano soprattutto per la mancanza di elementi barocchi (i Queen sono peggio del prezzemolo, marcando una netta distinzione tra chi influenzano e chi no).

Sono un classico gruppo epic, che fa della propria ortodossia metal un’insegna da battaglia. Tanto per farvi un’idea, si immagini una commistione tra Dark Quarterer (giusto per rimanere in Toscana), Queensrÿche e Manowar d’inizio, Iron Maiden e Saxon nei loro aspetti più epici e classici con un qualcosa di Virgin Steele e Black Sabbath periodo Dio.

Della voce si è già detto ma occorre una precisazione; nonostante venga naturale pensare a Morby, Fabio Lione e Kimball, occorre guardare a Francesco Renga, che nelle interviste viene designato come principale fonte d’ispirazione.

A dimostrare che il legame con la moda Termopili sarebbe in ogni caso errato, due elementi incontrovertibili; l’opener strumentale è basata su una composizione del film The 300 spartans del 1962, quindi niente a che spartire con il buon Tyler Bite. L’altro punto è che un concept sulla battaglia delle Termopili è già stato registrato dal gruppo, nell’autoprodotto Hail to Hellas (2004), cui provengono molte note suggestive, anche se riproposte con possibilità tecniche non paragonabili (se un dì arte e denaro riusciranno a non influenzarsi, chiamatemi).

Ora permettetemi di posare la cartellina del tour operator e prendere in mano l’elmo, lasciando ogni presunta obbiettività.

La prima parte del disco si infrange infatti con violenza e corposità, che preferisce non perdersi in troppi preamboli e cerca l’impatto diretto con riff e ritornelli orecchiabili quanto coinvolgenti. Mentre le chitarre cercano di sostenere una sessione più melodica che tecnica, mentre la batteria (Daniele Ferru) scandisce i tempi con precisione militare, accompagnato da un ottimo lavoro di basso (Nicola Pirroni, unica nuova entrata rispetto al primo disco Still at War), la voce di Mereu riesce a rendere al massimo la teatralità e densità del songwriting di Ivano Spiga (chitarra che fa coppia con Eros Melis). A esser capaci di discernere la musica e la storia dalla vita reale (anche perché bruciare una baracca di persone povere non è esattamente valore ellenico), cogliendo lo spirito e l’essenza del messaggio, è quasi scontato ritrovarsi a cantare di tamburi che martellano nel cuore e venti che sussurrano fra eserciti in marcia.

Alla furia di Spartan Phalanx segue un Lakedaimon di maideniana memoria (nono, Iron Maiden quelli buoni), con un susseguirsi suggestivo di cori e cavalcate di chitarre. La tempesta si calma per un breve secondo con la strumentale H’ Tan H’ Epi Tas, avvolgente nella suggestione del bouzouki (strumento greco, non un forma di formaggio sardo), ma è solo una breve pausa per prendere respiro e gettarsi in un susseguirsi di maestosità quasi imbarazzante.

I testi, e di conseguenza la voce, fanno da padroni in tutto il disco, modellando musica e atmosfera a propria immagine e somiglianza (immaginarsi quello che viene descritto è qualità preziosa quanto rara dell’aedo).

Vero apice è la chiusura, fiammata degna delle pire eroiche di omerica memoria (Defenders in the name of Hellas merita di sospendere ogni attività che non sia l’ascolto, come i pezzi che vengono a seguire). L’esasperante urlo di The Lion of Sparta, Sparta can you hear my call?, coinvolge molto più di qualsiasi frammento di Snyder (senza nulla togliere a nessuno) e l’intensità esecutiva si fa catartica, trovando sfogo nella ballad di chiusura To Kalesma Sta Opla, in pura lingua greca, tanto per cantare in tutti gli idiomi tranne l’italiano (ma forse Leonida non conosceva il sardo?).

Probabilmente essere appassionati fin da piccoli delle gesta spartane e macedoni (per poi passare all’america latina e ai lidi parigini) ha aiutato a farsi un’idea positiva del gruppo. Ma le qualità sono impressionanti e capaci di colpire anche chi di metal se ne infischia.

Al prossimo che urla Questa è sparta infilate dritto dritto questo disco in bocca (o limitatevi ad aggredirlo se non volete sprecare il cd).

Spartani, tenete le fila!La strada per la gloria è appena cominciata.

p.s. quasi dimenticavo Vittorio Ballerino, ospite vocale di Hellenic Valour, Defenders e Lion Of Sparta

p.s.2 e i negozietti, dove sono i negozietti?!!!

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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target 5/10

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