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R Recensione

9/10

The Blue Öyster Cult

Tyranny and Mutation

Il 1973 è l’anno di Sabbath, Bloody Sabbath e di The Dark Side of the Moon.

Il mondo sembra perdersi nella psichedelica e nel progressive.

Ma è anche l’anno di uno degli album più dimenticati dalla storia del rock. Tyranny and mutation è il secondo vinile dei The Blue Öyster Cult, che conferma tutto il valore e l’innovazione del loro esordio, raggiungendo la perfezione espressiva.

In contropiede rispetto alle certezze positive dei loro tempi, i BÖC registrano un must del rock, fondamentale precursore dell’Hard Rock e dell’Heavy Metal, al pari di mostri sacri (Deep Purple e Judas Priest per citarne solo un paio) che comunque riuscì ad anticipare sui tempi.

1277 express to heaven, è il ritornello che anticipa un intero genere, il thrash metal, di una decade; Hot Rails To Hell spicca per la capacità musicale espressa dai riff di chitarra e dal ritmo serrato della batteria.

Il resto è un continuo perdersi in un mondo oscuro e violento, fatto di testi che ancora oggi possono lasciare senza parole, ritrovandosi in equilibrio fra paranoie, occultismo e realtà suburbane.

Una giovanissima Patti Smith ha rischiato di diventare la cantante di questo caposaldo del rock, per poi limitarsi alla co-stesura di alcuni pezzi, che risaltano per sensualità e fascino malvagio (Baby Ice Dog e, nel successivo album, Career of evil).

Tra digressioni sulla metafisica si fanno spazio citazioni di Neruda e slanci di tastiera, creando un mix troppo spesso lasciato in sordina.

Il gruppo è passato alla storia, più che per la triade di album d’esordio, per il singolo Don’t Fear The Reaper (del 1976) che rimarrà fissato in menti quali quelle di Stephen King e Cronenberg. Ma è nelle loro prime tracce che si può riuscire ad apprezzare la perfetta commistione fra varietà infinita di generi e suggestioni dotte.

Resta difficile spiegare come mai siano così poco citati, avendo al loro attivo 12 dischi e una carriera iniziata a fine anni ’60 e ancora non conclusa (seppur interrotta da uno scioglimento e 10 lunghi anni dedicati unicamente ai live).

Non classificabile sotto nessuna etichetta (perfino il vasto rock risulterebbe limitativo) è il capolavoro di un gruppo che riuscirà a registrare altri pezzi grandiosi, il più recente Imaginos (1988) ne è la prova, e ad influenzare tanto il metal, quanto il post-punk e la musica industriale. Ma è forse l’hard rock che deve più di ogni altro all’ambiguità di Bloom&Co.

La riedizione del 2001 contiene bonus track più che apprezzabili, ma sicuramente adombrate dall’importanza storica e dalla qualità delle prime 8 tracce, suddivise in due capitoli;

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Voto degli utenti: 8,8/10 in media su 15 voti.
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bart 7/10
fedezan76 9,5/10
B-B-B 9,5/10
Lelling 9,5/10

C Commenti

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PierPaolo (ha votato 8 questo disco) alle 9:21 del 21 ottobre 2008 ha scritto:

Magnifico gruppo

e bella recensione Dimitri, benvenuto. In Italia i BOC non sono riusciti a lasciare una scia permanente fra gli appassionati del rock. Ne avrebbero avuto tutto il diritto.

SanteCaserio, autore, (ha votato 9 questo disco) alle 14:52 del 21 ottobre 2008 ha scritto:

Grazie del benvenuto!

In realtà credo che i BOC siano stati dimenticati anche in diversi altri paesi, non solo in Italia. Almeno per una volta non siamo gli unici (anche se, per fortuna, in USA e Germania hanno quel che si meritano)!

swansong (ha votato 8 questo disco) alle 18:51 del 19 dicembre 2008 ha scritto:

Bello bello bellissimo!

Senz'altro il loro lavoro più entusiasmante. Le prime quattro canzoni sono da urlo! Notevole anche il successivo Secret Treaties. Poi, soprattutto negli 80, si sono forse un pò persi, anche se dicono che live siano ancora degni di nota...

paolino57 (ha votato 10 questo disco) alle 13:06 del 22 dicembre 2008 ha scritto:

I B.O.C. sono stati il più grande gruppo rock dei primi anni settanta in U.S.A. Tyranny and mutation con "secret treaties" sono capolavori assoluti da non perdere anche i live potenti e con playlist eccellent in particolare "on your feet on your knees" con una Born to be wild indimenticabile.

bart (ha votato 7 questo disco) alle 23:05 del 17 aprile 2010 ha scritto:

Disco che contiene composizioni tutte valide, anche se non memorabili. E' soprattutto l'atmosfera generale a renderlo degno di nota.

fedezan76 (ha votato 9,5 questo disco) alle 22:32 del 13 settembre 2013 ha scritto:

Il successivo è ancora meglio, ma questo è già una pietra miliare del rock. Lo metto comunque un gradino sotto anche a "Fire of unknown origin", il vero canto del cigno dei BOC (da studio).

ProgHardHeavy (ha votato 9,5 questo disco) alle 13:26 del 20 aprile 2014 ha scritto:

Capolavoro fondamentale hard rock, ma gli preferisco il successivo. Storico.