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R Recensione

10/10

Led Zeppelin

Led Zeppelin II

Il riff teso e urgente di “Whole Lotta Love” subito in apertura comunica istantaneamente, oggi come sempre, quel sentore di sospensione, di sensuale attesa. Quando dopo poche battute la chitarra viene raggiunta e sostenuta dal basso, il tema da insinuante e provocante diviene potente e drastico. Poi arriva la sirena di Plant che attacca a cantilenare il suo richiamo sessuale, spavaldo e assai spiccio, e l’atmosfera è bella che surriscaldata, manca solo il formidabile treno di piatti e pelli di Bonzo Bonham (in arrivo al primo ritornello) perché la frittata sia completa.

Comincia così, coi quattro musicisti che si presentano uno in fila all’altro in un fantastico incipit, uno degli album perfetti (a giudizio pressoché unanime) della storia del rock. Quando esce l’album è passato solo un anno dalla sera che i quattro si erano ritrovati per la prima volta a suonare insieme, e Page per rompere il ghiaccio aveva attaccato il classico “Train Kept A Rolling”… E il ghiaccio si frantumò, letteralmente, mentre gli altri tre gli andavano dietro facendo esplodere la stanza! Alla fine di quella prima serata di prove erano con le lacrime agli occhi per la gioia e le mani che tremavano per l’emozione.

Per tutto quel 1969 il loro manager li aveva massacrati di serate ed impegni e loro, giovani gasati e ambiziosi, non chiedevano di meglio da giovani virgulti posseduti dal sacro fuoco rock: continue tournèe negli Stati Uniti, in Scandinavia, in Inghilterra, apparizioni televisive e promozionali, fu così che nacque questo disco. Nei ritagli di tempo, provato e composto durante i soundcheck prima dei concerti e registrato a spizzichi e bocconi in studi diversi di nazioni diverse, spesso in pura emergenza (in un’occasione senza neanche disporre di cuffie per un adeguato ascolto durante le sessions).

Tutta la forza, l’energia, la voglia del Dirigibile in vertiginosa ascesa sono convogliate in nove tracce brillanti e vivide, spettacolari ed epidermiche, istintive e dirette in cui prende piena consistenza la magica alchimia fra il profondo e fascinoso chitarrista Page, l’anarchico e strepitoso cantante Plant, l’attacco senza pietà del batterista Bonham ed il sottile e intelligente complemento del pluristrumentista John Paul Jones.

Descrivere puntualmente ancora "Whole Lotta Love” o gli altri quattro, cinque, sei superclassici contenuti in quest’opera potrebbe rivelarsi noioso ai più, e allora osserviamo, ad esempio, che questo è l’album degli Zeppelin dove brilla maggiormente il talento di John Paul Jones, ammirevole nella linea di basso delle strofe di “What Is And What Should Never Be”, nel suo lavoro in primissimo piano, semi-solista, su “Lemon Song” contornato dai lamenti di Page e di Plant che gli cedono per molte battute tutto lo spazio, nella geniale cucitura fra gli staccati di Page nelle strofe di “Heartbreaker” ed infine nell’altra inimitabile, lunghissima linea di basso delle strofe di “Ramble On".

E che dire dell’assoluta consistenza di due brani, i già nominati “What Is And What Should Never Be” e “Ramble On”, forse meno celebrati degli altri probabilmente solo perché ebbero scarsa presenza nelle scalette dei loro concerti (specie il secondo): sono entrambi fra le cose migliori mai fatte dal gruppo. Del primo mi piace sottolinearne lo splendido assolo di slide guitar, così sixties col suo carico di riverberi, e del secondo rimane impagabile l’assoluta dinamica, con voce e strumenti prima sinuosi e poi guidati dall'eco di pieni e vuoti della voce di Plant che ci mette una foga fantastica: fulminanti!

Ciascuno ha il suo preferito all’interno della discografia Zeppelin, il primo perché… è il primo! E' la scoperta, la novità, la bomba, il verbo hard rock che ti apre un mondo… Altri preferiscono i misteri e il fascino obliquo del terzo, altri ancora il quarto perché, beh c’è “Stairway To Heaven” e tanto basta, alcuni si spingono fino a “Physical Graffiti” perché è “tanto”, è vario, monumentale, enciclopedico. Ma la maggior parte dei zeppeliniani credo punti il dito su questo secondo, il più potente, il più veloce, il più istintivo. In una parola, spartiacque.

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Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 63 voti.

C Commenti

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Marco_Biasio alle 12:35 del 5 febbraio 2007 ha scritto:

Bravo Pier Paolo

Bravo Pier Paolo: mantieni lo stesso stile serioso ma completo che avevi su DeBaser.

DonJunio (ha votato 8 questo disco) alle 13:08 del 5 febbraio 2007 ha scritto:

il bombardiere marrone...

bella recensione Pierpaolo. Io sinceramente non amo particolarmente questo album: credo sia il classico caso di lavoro memorabile più per l'influenza avuta ( indiscutibile: i riff di heartbreaker, whole lotta love o il lavoro dietro le pelli di Bonzo su Moby dick sono quintessenziali in ambito hard)che per il suo intrinseco valore. Preferisco di gran lunga il terzo e il quarto album, decisamente più completi e variegati, oppure la magnificenza di "Houses of the Holy". Anche quando ho voglia di assordarmi ascoltando il buon Page svisare a tutto spiano, mi trovo meglio mettendo sul piatto gli anthems di "Pysical graffiti", come Kashmir o Custard Pie. "II" fu l'album con cui il Dirigibile spiccò il volo, ma sono altri i lavori che gli permisero di volare davvero oltre.

Vikk (ha votato 9 questo disco) alle 0:58 del 29 maggio 2007 ha scritto:

tutti e 4 i primi album degli Zeppelin sono da avere senza se e senza ma; stupendo ma il III e il IV sono qualcosa che trascende il rock

thin man (ha votato 8 questo disco) alle 19:04 del 22 luglio 2007 ha scritto:

Pecca un pochino di manierismo, nonostante sia un totem per tanti appassionati

A mio avviso il meno riuscito tra i primi 6 dischi del dirigibile e non contiene un pezzone come Achilles Last Stand ad esempio.7,5 come voto in realtà

lev (ha votato 9 questo disco) alle 13:14 del 21 gennaio 2009 ha scritto:

questo disco è una bomba. da un punto di vista artistico inferiore al III e al IV, ma che potenza!

njdnjd (ha votato 10 questo disco) alle 19:02 del 25 gennaio 2009 ha scritto:

inarrivabile

questo e musica inarrivabile c'e' solo da inchinarsi,ascoltare e amare chi e stato capace di tanto...

Dr.Paul alle 19:06 del 25 gennaio 2009 ha scritto:

RE: inarrivabile

inarrivabile...si, ma io non lo ascolto piu da una quindicina d'anni, tutto cambia, tutto si muove, da qui si parte...ma poi bisogna andare oltre!

SamJack (ha votato 8 questo disco) alle 20:05 del 25 gennaio 2009 ha scritto:

ottimo esempio di rock - blues tradizionale come d'altronde l'insieme dei primi quattro album dei led Zeppelin....In questo disco sono evidenti i richiami e le forti riprese da alcune canzoni blues...versi tratti da traveling riverside blues di robert johnson così come whole lotta love pare abbia preso spunto da "you need love" composta da willie dixon e cantata da muddy waters.

njdnjd (ha votato 10 questo disco) alle 21:06 del 26 gennaio 2009 ha scritto:

led zeppelin

andare oltre si..ma nei miei 600/650 titoli dal 1975 a oggi non ci sono emozioni simili,adesso mi "accontento"di buone senzazioni..pearl jam

su tutti.

PierPaolo, autore, alle 10:31 del 27 gennaio 2009 ha scritto:

Beh, njdnjd...

...qualcuno (io) potrebbe aggiungere che Pearl Jam e Zeppelin sono, nel 2009, un pò dalla stessa parte della barricata: hanno prodotto più o meno lo stesso numero di album, hanno iniziato rispettivamente quaranta e diciotto anni fa, comunque un buon numero di anni. L'esortazione all'"andare oltre" di Paul temo si possa riferire anche agli ascoltatori dell'ottimo gruppo di Vedder.

njdnjd (ha votato 10 questo disco) alle 21:09 del 27 gennaio 2009 ha scritto:

immotality

ci sono albun che non soffrono il passare del tempo,io posso non ascoltare i zeppelin o pink floyd anni 70 per dei mesi.. ma le emozioni che riescono a farti avere quando li ascolti per la millesima volta non hanno paragoni e ho tentato di andare "oltre" nella desolazione di questi tempi ...ma ho tovato solo ...deserto....starway to heaven...

Dr.Paul alle 21:51 del 27 gennaio 2009 ha scritto:

invidio le tue emozioni continue, io le ho perse per strada... l'album ormai suona datato, poi ripeto, andare oltre è imperativo x me, anche retrocedendo...ma l'importante è muoversi, cullarsi all'infinito col passato non ha senso, l'italia è speciale per questo, nel resto d'europa non è cosi (nonostante tutti siano cresciuti con zep). pier, vedder...neanche a parlarne ))

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 9 questo disco) alle 22:28 del 23 novembre 2009 ha scritto:

Hard Rock

uno dei grandi classici dell'hard rock, disco fondamentale.

bart (ha votato 8 questo disco) alle 0:32 del 15 aprile 2010 ha scritto:

Siamo scesi un pò di livello rispetto al primo. Comunque è un disco che non può mancare a chi si considera un amante del rock.

dalvans (ha votato 10 questo disco) alle 14:44 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Epocale

Il secondo capolavoro dei Led Zeppelin

Alfredo Cota (ha votato 7 questo disco) alle 21:48 del 23 novembre 2011 ha scritto:

Meno ispirati a mio avviso rispetto all'esordio.

alekk (ha votato 9 questo disco) alle 11:47 del 17 dicembre 2012 ha scritto:

si piazza sul podio della loro discografia . è il terzo dietro a lz 1 e lz 4. un album coi fiocchi

Mattia Linea (ha votato 8 questo disco) alle 17:41 del 14 agosto 2014 ha scritto:

Album superlativo. Una potenza che ti lascia il fischio nelle orecchie una volta tolte le cuffie. Tuttavia, non è il loro migliore lavoro.

ProgHardHeavy (ha votato 10 questo disco) alle 23:49 del 8 settembre 2014 ha scritto:

Immenso album. Voto 9,5, non sò perchè ma continuavo a sbagliare voti... boh, vabbeh.

FCA1739 alle 21:43 del 12 luglio 2016 ha scritto:

Ma... nella parte iniziale dell'assolo di Heartbreaker (quando gli altri strumenti si fermano e suona solo la chitarra) quale canzone sentite? E' una curiosità personale e nulla più e se qualcuno mi risponde non posso far altro che ringraziarlo!!!

K.O.P. (ha votato 9,5 questo disco) alle 15:22 del 17 agosto 2017 ha scritto:

Un accenno ad I Want You dei Beatles vero?

Giuseppe Ienopoli alle 20:23 del 17 agosto 2017 ha scritto:

... beh ... vero che tutte le strade portano ai Beatles ... forse in questo caso la chitarra dei Zeppelin girovaga nervosamente e indecisa sulla direzione da intraprendere ... un vago riferimento lo vedrei di più a livello di struttura del pezzo.

alepinta (ha votato 7,5 questo disco) alle 20:58 del 14 gennaio 2018 ha scritto:

Da amante dei Led Zeppelin mi piace molto II. Devo dire però che sinceramente a parte Moby Dick e Dazed and Confused è il disco degli Zeppelin che mi è meno impresso del poker iniziale. Gran disco ad ogni modo.

Mi sono sempre chiesto poi che fotografia è stata usata per la copertina. Vi consiglio questo articolo se qualcuno vuole approfondire... il mistero dei Led Zeppelin non era ancora iniziato ma manca poco! https://legendarycover.it/le-canzoni-parlano-led-zeppelin-ii-now-flying/

Utente non più registrat (ha votato 6,5 questo disco) alle 10:24 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Io non credo affatto che sia "uno degli album perfetti della storia del rock".

Diverse canzoni sono poco più di quanto tante band di blues revival abbiano già fatto, solo con più energia; e Moby Dick è insopportabile.

Certo, Whole Lotta Love indimenticabile, Thank You superba (che non vedo nominare nella recensione, come se fosse un brano di seconda scelta), Plant e Page sono sempre un gran bel sentire ma... spesso qui è "mestiere over ispirazione".

Non c'è confronto con l'esordio - o un'altro dei grandi album del '69.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 12:02 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Pur prefedendogli i due successivi, ritengo che questo sia è il disco perfetto dell'hard rock perché canonizza definitivamente la nascita del genere ( su cui Page con gli Yardbirds aveva dato un pesante contributo alla sua ideazione, si pensi a un brano come "happening ten years time ago" del 66). I brani sono tutti dei classici, pieni di intuizioni che saranno saccheggiate negli anni venire ( il riff di What is and what should ever be ripreso dai Soundgarden in "rhinosaur" mentre Tom Morello su quello di Heartbreaker ci ha costruito una carriera, tanto per dirne un paio), mentre in Ramble On il basso di John Paul Jones disegna una linea che anticipa quelle di Flea o di bassisti crossover coevi, altro che blues revival.

PierPaolo, autore, alle 12:12 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Se è per questo non nomino neanche Heartbreaker, che è ancora più proverbiale ed importante di Thank You.

Essa, ...Lotta Love, What Is..., Heartbreaker e Ramble On sono tutte e cinque nell'eccellenza assoluta.

Utente non più registrat (ha votato 6,5 questo disco) alle 14:23 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Sì giusto Paolo, Heartbreaker è il terzo capolavoro dell'album, più che altro Thank You mi risulta tra le più originali che hanno fatto e la vedo citata in giro tipo MAI quando si parla di loro, a dispetto di alcune robe autoindulgenti come Achille's - da qui il mio appunto, che non intendeva certo essere malevolo nei confronti del recensore.

Però francamente Ramble On, Lemon, What Is e Bring It a me non destano interesse più delle band di blues revival del periodo; la (piccola) differenza è data semmai dalla solita qualità espressiva di Plant & Page, ma quella è. Lasciando perdere Moby Dick.

Il fatto che il basso di Ramble On (che a me annoia) anticipi in qualche modo il crossover di vent'anni dopo mi sembra un po' un dettaglio rispetto al resto. Anche perché credo sia un'esagerazione dire che tutte le tracce sono oramai classici, io oltre alle 3 citate faccio tanta tanta fatica a ricordarmi come suonano le altre : )

Comunque sono sempre molto belli questi scambi d'opinioni.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 14:40 del 26 settembre 2019 ha scritto:

guarda, si potrebbero scrivere mille cose, tipo il testo di Ramble On menziona Tolkien e avrà un influenza sterminata su tutto l'immaginario delle future heavy metal bands. Thank you è un altro classico, con quell'organo suadente che fa molto Small Faces.

PierPaolo, autore, alle 16:31 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Già, e che Bonham accompagna le strofe della canzone bacchettando sul sellino della sua batteria. Che la voce esplosiva (allora...) di Plant, dopo aver miagolato nella strofa suddetta, nel ritornello fa un salto al piano di sopra di un'ottava e mezza provocando sussulti infiniti all'ascoltatore ben predisposto. Che i tre colpi di cassa in levare di Bonham subito dopo che Plant urla il titolo della canzone (debitamente supportati in unisono da Jones), sono puro genio batteristico...

Ramble on è ad un altro livello rispetto alle altre tre canzoni che citi come scarse (fra scopiazzamenti blues altrui non citati, assoli di batteria che per definizione risultano noiosi su disco, qualche lungaggine di Plant che al trmpo non resisteva a stare zitto ed oltre alle liriche accompagnava i suoi con tutta una serie di mugolii, grida e versi non sempre graditi a tutti). Mi sorprende che il suo giro di basso di tedi... secondo me orde di bassisti ucciderebbero per averne composto uno così.

Utente non più registrat (ha votato 6,5 questo disco) alle 16:56 del 26 settembre 2019 ha scritto:

Oh no, mi sono espresso male, m'annoia la 'canzone' Ramble On, non il suo giro di basso.