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R Recensione

7/10

Converge

Axe To Fall

Rabbia [ràb-bia] Femm. Sing. Ira violenta e furiosa. Violenta irritazione, spesso accompagnata da parole o azioni incontrollate.

I Converge hanno fatto della rabbia e della brutalità il loro marchio di fabbrica, declinandola in una accezione emotiva e catartica. Rabbia come sentimento, sentimento come emozione, emozione che muta in catarsi che libera e purifica l’anima rendendoci liberi dalla schiavitù della sofferenza.

Un percorso lungo otto album intrisi di rabbia e distruzione nuda e cruda in cui hardcore, speed metal, noise, voci growl tirate fino allo spasmo e ritmiche spaccaossa sono il mezzo che traghetta i quattro di Salem verso la liberazione dalle frustrazioni e dalle sofferenze che la vita ci propina quotidianamente.

In questa ottava tappa i Converge si piegano verso atmosfere e sonorità più prettamente metal, andando a sfiorare i territori viscidi e fangosi del doom, pur mantenendo la carica e la velocità brutale dell’hardcore più estremo.

Si parte con la furiosa apertura Dark Horse che brilla di un riff in scala di scuola metal classica sparato a mille che esplode in digressioni hardcore serrate dalla sezione ritmica secca e precisa.

Reap What You Sow è puro noise-core d’assalto a velocità raddoppiata, in cui la voce di Jacob Bannon fuoriesce direttamente dalle viscere, mentre la Title-track si snoda su un riff ossessivo ipercinetico intervallato da frangenti lenti e melmosi tipicamente sludge e doom metal, deflagrando in una coda noise che intacca la psicotica Effigy che mette a dura prova i nervi con la sua miscela letale di metalcore a velocità insostenibile e corde vocali frantumate.

Worms Will Feed / Rats Will Feast è la chiave di volta di tutto l’album, col suo riff sporco e lento che brucia le vene si sviluppa su una cadenza lenta e fangosa, un doom nella sua migliore espressione, esplode lenta e cadenzata dipingendo atmosfere cupe da incubo con una classe e sicurezza degna dei migliori maestri del genere. E’ una strada buia a senso unico che trascina verso il baratro dell’oblio, la cui unica via d’uscita è la tortuosa coda metalcore nel finale a cui aggrapparsi con le unghie e con i denti in un ultimo tentativo disperato. Assolutamente da brividi.

Il percorso poi si snoda nell’hardcore classico Wishing Well, nell’epica Damages in cui Slayer e Black Flag convogliano a nozze in una cerimonia metal devastante, nel riff à la Greg Ginn imbottito di acidi di Losing Battle, negli intrecci secchi e convulsi di batteria in Dead Beat.

Non c’è alcun modo di prendere fiato, nemmeno un istante, e la sequenza di colpi sferrati continua con la ritmica tritatutto di Cutter che fa l’occhiolino al metal più estremo e deflagrante, e non smette di martellare le tempie con l’hardcore al fulmicotone di Slave Driver.

E infine si staglia una doppietta finale che corrode le membra.

La ballata sghemba Cruel Bloom intarsiata da tocchi di pianoforte si snoda in un gospel oscuro e maledetto dall’impronta fortemente Waitsiana, mentre la conclusiva Wretched World composta a quattro mani con gli eroi del math-core estremo Genghis Tron, sono sei minuti di puro spleen metallico condensati in una ballata elettrica maestosa che deraglia inevitabilmente verso la distruzione finale.

Per i fan una tappa obbligatoria, per tutti gli altri vi rimandiamo ai loro capolavori Jane Doe e You Fail Me.

Inafferrabili.

V Voti

Voto degli utenti: 8/10 in media su 6 voti.
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B-B-B 8,5/10
Lelling 8,5/10

C Commenti

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Bellerofonte (ha votato 8 questo disco) alle 20:40 del 15 aprile 2011 ha scritto:

Ultimamente girano a ruota libera nel lettore e quest'album in particolare... L'impatto è devastante, metalcore davvero di qualità.. lo preferisco anche al più citato Jane Doe. 8,5