R Recensione

7/10

Atrax Morgue

Cut My Throat

La tragica e prematura scomparsa di Marco Corbelli nel maggio del 2007 porta necessariamente a riconsiderare la sua opera musicale come una sorta di rivelazione e a rileggerla col senno di poi, visto che di suicidio si è trattato.

Il disagio esistenziale di questo controverso artista emiliano era cosa nota e col tempo è diventato, anzi, la chiave di lettura principale del suo modo di proporsi e di usare i suoni per esprimerlo. Il progetto Atrax Morgue è stato portato avanti con grande determinazione e coerenza formale fino alla fine, lasciando tracce consistenti nel panorama industrial estremo a livello mondiale. Le creazioni brutali che trascendevano l'idea di musica per farsi portatrici di un senso di diniego alla vita si sono ora congelate e fatte manifesto (e testamento) di un uomo votato all'autodistruzione.

"Cut my throat" è stato, una decina d'anni fa, il primo lavoro ufficialmente pubblicato su CD. Scarno ed essenziale, privo di quell'uso sibillino della voce filtrata, si compone di due parti il cui titolo completa l'invito: "Before" e "I cut yours". Il messaggio è dunque: tagliami la gola prima che io tagli la tua.

Corbelli/Atrax Morgue non ha mai fatto mistero di un suo gusto per il macabro che ha riempito di titoli efferati e fantasie raccapriccianti i suoi dischi e i suoi concerti dal vivo. L'omicidio, lo stupro, le fobie e le manie più allucinanti: un universo di labirinti mentali che ha messo in scena persino le operazioni di chirurgia plastica o la rivisitazione di autopsie come emblema dell'immondo quotidiano, aldilà di ogni stile e di ogni morale.

Ecco dunque che "Cut my Throat" è la musica-nonmusica che sottende all'inguardabile e sfida con una parvenza di leggerezza l'importanza della vita, racchiudendo una verità fondamentale sulle aspirazioni della specie umana e delle sue innate attitudini. Uccidimi prima che io uccida te. Cosa c'è di più antico e risolutivo nella storia dell'uomo?

Suoni di sintetizzatore analogico continuamente manipolati in tempo reale, utilizzando la metodica vintage del controllo manuale di oscillatori e filtri. Un susseguirsi di cascate analogiche sibilanti e crepitanti che rimbombano ad altissimo volume. Un'unico binario auditivo che conduce su e giù come su un ottovolante mentale e non lascia vedere dove sia la fine del percorso. Un approccio tutto sommato vergine allo strumento in quanto tale, ma carico di un'intensità coraggiosa, che sfiora il genio laddove altri hanno fallito.

Il suono come la lama di un coltello? Può essere. Il viso di Marco Corbelli, sulla copertina, emerge dal buio e con quel ghigno apatico sembra convincere che non è ciò che è registrato sul cd ad avere reale importanza. "Action record", lo definisce. Ed è una definizione azzeccata, perchè tutto viene immaginato e creato nel medesimo istante, come nell'action painting (e qui il gesto è la manipolazione diretta del flusso sonoro).

Altrove Atrax Morgue è stato portatore di innovazioni differenti e di una costruzione musicale più elaborata. Qui ha voluto essere incisivo ed inequivocabile. Nessuna provocazione, nessun senso di orientamento al genere. Impossibile visualizzare qualcosa di efferato, con "Cut my throat". Semmai viene naturale avvertire un senso di tensione sospesa per l'inarrestabile svolgimento del suono elettronico.

Su Atrax Morgue si scriverà e discuterà ancora molto, anche se difficilmente Marco Corbelli prima di decidere di andarsene può averne avuto consapevolezza.

L'album è dedicato ad un pioniere del rumorismo e del suono industrial italiano, ovvero Maurizio Bianchi.

 

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