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R Recensione

8/10

Air

10000 Hz Legend

Nel corso di questi ultimi anni ho spesso sentito dire che "10000 Hz Legend" è stato l'unico passo falso dei francesi Air. E anche lo zoccolo duro degli estimatori ha spesso dichiarato di aver tirato un sospiro di sollievo quando - col successivo "Talkie Walkie" - si erano rimessi in carreggiata, tracciando definitivamente una linea stilistica più vicina al celebratissimo "Moon Safari".

Io, invece, mi sono spesso chiesto perchè i musicisti quasi sempre si possano permettere una sola prova di fiducia: ovvero rischino la carriera quando decidono di evolversi su un percoso differente. Perchè è di questo che parliamo.

"10000 Hz Legend" è un'opera che aveva mostrato quanto gli Air fossero in grado di mettere al servizio della loro creatività un background culturale variegato e non necessariamente imbrigliato nei facili risultati di mercato. Dopo un sorprendente e rivelatore titolo pop-lounge come "Moon Safari", sfornare musica molto più rarefatta e psichedelica era una dimostrazione di professionalità e libertà ispirativa da applaudire. Ma gli applausi non sono stati molti ed è un vero peccato.

Sospeso tra reminiscenze pinkfloydiane, sentori western, atmosfere cosmiche, ballad elettroniche, questa leggenda degli Air non inventa nulla di nuovo, ma percorre un melange sonoro che intriga ad ogni brano, rilassa la mente e riesce ad essere pieno di sfumature. Tutto ha un alone minimalista e predominano le chitarre acustiche assieme ai sintetizzatori analogici. Le voci - quando ci sono - ammiccano tra ironia e croonerismo futurista, raccontando storie di personaggi bizzarri (come la ragazza di campagna della splendida malinconica "Wonder Milky Bitch"). Gli echi dei Kraftwerk si stemperano in una sfera più lounge, le rotazioni spaziali di brani come "Radiant" celebrano la formula dei Tangerine Dream contaminandola con quella dei Legendary Pink Dots; e quando anche spunta un ritmo sincopato memore del clima di "Moon Safari", la sensazione resta comunque quella di un'esigenza creativa rinnovata.

Ospiti d'eccezione come Beck (in "The Vagabond") non è che cambino la sostanza o il prestigio dell'album. Piuttosto è la volontà di esplorare lo stesso territorio con mezzi diversi a fare la differenza. E probabilmente se gli Air avessero percepito un maggiore interesse da parte del pubblico, il loro destino artistico chissà oggi come sarebbe.

Niente di geniale, ma sicuramente il lavoro più personale, interessante e in controtendenza del duo.

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Voto degli utenti: 7,6/10 in media su 8 voti.
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krikka 7/10
Gabbo 8,5/10

C Commenti

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Ivor the engine driver (ha votato 7 questo disco) alle 11:22 del 16 luglio 2008 ha scritto:

concordo abbastanza. anche io storsi il naso al tempo. Però meglio di Talkie Walkie dove si son suonati un po' addosso cercando di ritrovare l'ispirazione cristallina di moon safari senza trovarla appieno (ma un disco così lo fai una volta nella vita). Don't Be Light ad esempio è fenomenale

DonJunio (ha votato 7 questo disco) alle 14:16 del 16 luglio 2008 ha scritto:

how does it make you feel?

Classico esempio di album non perfettamente riuscito e dispersivo ma apprezzabile per il coraggio di cambiare. "Electronic performairs" rimane la loro migliore suite di sempre, dietro l'inarrivabile "La femme d'argent".