R Recensione

8/10

Deca

Automa Ashes

Alla soglia del venticinquesimo anno di attività discografica, questo importante e schivo compositore italiano mostra ancora una volta di non essersi seduto sugli allori e di continuare a guardare avanti, regalandoci un altro bel disco di musica sospesa tra suggestioni cosmiche e sperimentazione totale.

"Automa Ashes" esce co-prodotto e co-edito da Rai Trade in collaborazione con l'etichetta storica di Deca - la Videoradio - segnando un passo importante nella sua carriera artistica e dimostrando che dove ci sono talento e originalità si smuovono attenzioni insospettabili.

Presentato come un concept-album che rispecchia l'arco dell'esistenza umana in 11 capitoli + 2 (dunque 13 brani in tutto), fin dalle immagini della copertina coinvolge un insieme di simboli più o meno complessi relativi alla musica, agli elementi, alle energie, alla figura dell'artista come parte sia attiva che passiva del processo creativo. Maestro nel disseminare per l'occhio e l'orecchio tracce enigmatiche da risolvere e collegare tra loro, Deca recupera la lezione del passato per spingersi nel futuro, partendo pressapoco dal suo capolavoro del 2002 "Simbionte" e rimescolando le carte con una vera alchimia a tutto campo. Utilizza frammenti estrapolati da precedenti lavori e li trasforma con procedimenti geniali per costruire nuove ambientazioni sonore, che fanno da orizzonte a liturgie pianistiche ed esperimenti vocali, ipnotici ritmi tribal-dadaisti e malinconiche melodie minimaliste. Il filo conduttore non si perde mai: dall'inizio alla fine la matrice emozionale e visionaria dell'opera resta ben presente, sviluppandosi e ritornando, come in una colonna sonora virtuale che ognuno segue con l'immaginazione e le sue aspirazioni.

"Automa Ashes" è enigmatico anche nella sua verbalità. A parte gli inserti vocali che sfuggono a qualsiasi interpretazione e diventano suono tra i suoni, i titoli dei brani somigliano in parte a formule scientifiche, in parte ad anagrammi cabbalistici e in parte sembrano una sintesi semantica del concetto alla base dell'opera; dove l'interazione tra l'uomo-musicista e le energie del pianeta sono governate dalle alchimie che decompongono, trasmutano e rigenerano.

Che dire di rebus come "Autoash Automa" o "Taumash Estamau" o "Ashesehsa"?

In ogni caso, lo stimolo curioso della parola è solo l'anticamera della fascinazione suscitata dalla musica. Basta ascoltare le prime due tracce per rendersene conto. Il brivido è assicurato.

In definitiva, questo è un disco per certi versi tradizionale e nel contempo assolutamente trasversale, fortemente di ricerca, dove convivono pianoforte e rumori siderali, organi e voci dell'aldilà, in una fantasmagoria che sfugge a qualsiasi classificazione, ma non approfitta delle facili astrusità a cui certa scena industrial e rumorista ci ha abituato. Deca, anzi, utilizza al meglio le sue radici di musicista classico e ci mostra che non è vero che bisogna rinnegare certi assunti per un'evoluzione innovativa delle arti.

 

V Voti

Voto degli utenti: 5/10 in media su 1 voto.
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