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R Recensione

7/10

Goblin Cock

Come With Me If You Want To Live

Joke-metal. E che è, Doraemon con una sei corde tagliata a V imbracciata fra le mani? Proprio no, signori: qui si sta parlando dell’arte dello scherzo. Non della sofistica, né tantomeno della dilettantistica. È la capacità, spesso innata, di focalizzare la propria attenzione su qualcuno o qualcosa e caricaturarne tratti, particolarità, eccentricità. Ad alcuni riesce bene, per altri lo scherzo si trasforma in un incubo. E si rimane invischiati negli stessi cliché che, invano, si era cercato di perseguitare.  

Chiaro che, parlando di stereotipi, il metal rappresenta una fertilissima risaia dove andare a parare. Un po’ meno lapalissiano che, in questo caso, il genere parodiato sia lo stoner, landa di musicisti impasticcati ed innamorati delle distorsioni, tanto sonore quanto psicotrope.Allora, come riuscire a far leva su una musica così densa e priva di spessore ironico? Se ti chiami Rob Crow, tutto può essere possibile. No, aspettate un attimo: fermi tutti. Abbiamo detto veramente Rob Crow? Quel Crow? La mente dei Pinback e degli schizoidi Heavy Vegetables? Esatto, proprio lui, quel paffuto individuo con barba e capelli lunghi che, zitto zitto, ha scritto con certosino equilibrio pagine interessantissime degli sviluppi musicali tout court degli anni ’90. 

Allontanatosi dalle perfette, raffinate, intelligenti geometrie pop della band madre, e tenute a bada anche le vecchie recrudescenze folk-core che tanto avevano caratterizzato gemme come “The Amazing Undersea Adventure Of Aqua Kitty And Friends”, il Nostro regala dunque un dischetto che è puro divertissement senza doppi scopi, con colate di ironia che grondano sin dalla copertina, dal nome della band e dell’album. Dieci, granitici pezzi, che affondano animaleschi istinti hard, come coltellate, in contorni decisamente misurati, mai sovrabbondanti o fuori posto, nonostante l’euforia e la straripante alchimia del particolare contesto possano portare, in certi casi, ad eccessi un po’ troppo spinti (“Haint”, praticamente un tributo dei Queens Of The Stone Age all’ultimo decennio Touch & Go).

In ogni caso, sia ben chiaro: goliardia sì, ma con più di una parentesi rivolta alla forma e al contenuto. I brani, lo si sente subito già ad un primo ascolto, non sono un refuso ammucchiato alla bell’e meglio, un maldestro cut/copy di un ventennio di stoner rock giusto per fare tendenza e colmare qualche buco. “Come With Me If You Want To Live” trabocca di energia e spinge sull’acceleratore non appena le circostanze lo possano permettere, non disdegnando tuttavia la strizzata d’occhio al ritornello (quello di “We Got A Bleeder” è travolto da un tumulto di ritmica e vocoder). Si respira un’aria frizzante, talvolta piegata alle necessità della sezione chitarristica, che si mutua dunque in un divisorio di fuoco, solido e ben piantato – le distonie alla Kyuss di “Loch”, le improvvise concezioni ai fuzz e agli effetti psichedelici, in “Big Up Your Willies”, come i Monster Magnet comandano –. Il tiro, poi, talvolta è così elevato da mettere in dubbio che, effettivamente, dietro gli strumenti vi siano abili mestieranti e non professionisti del mestiere (“Trying To Get Along With Humans” è Palm Beach sotto le dita dei Motörhead). 

Gli elementi a disposizione sarebbero già sufficienti per catalizzare l’attenzione di chiunque, amanti o meno delle sonorità metalliche, anche quando queste vengono rallentate per permettere la costruzione di una sorta di panegirico, come in “Ode To Billy Jack” (non particolarmente riuscita, a dire la verità). Ma, a quanto pare, questo non basta ai Goblin Cock, che decidono di alzare la posta in palio, scollarsi quanto basta dalla loro missione umoristica e regalare una strumentale mozzafiato. Tre minuti o poco più di rodeo chitarristico, dove la freschezza sonora di alcune fra le nuove leve più promettenti – Torche? – viene impastata a dovere con costruzione e metodo tipicamente pop. Nonostante il nome, una zavorra (“Beneath The Valley Of The Island Of Misfit Toys”). E scusate se è poco.

Ah, Rob Crow mi ha dato un ultimo messaggio per voi. Siete avvisati: l’ultimo che arriva paga da bere per tutti.

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