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R Recensione

8/10

Drink To Me

S

Il senso di stupore che torreggia sui novelli ascoltatori di questo album ha come effetto principale una significativa incredulità nell'apprendere che si tratta di una band di connazionali. Torino is the place. La mistura chimicamente instabile collaudata dai Drink To Me è di quelle in grado di far muovere gambe, piedi, cuore e cervello: approccio elettronico e interpretazione "da band" si incontrano perfettamente in un disco che gode di una produzione superlativa. Ad un ascolto alla cieca, specialmente negli episodi iniziali, si potrebbe azzardare l'individuazione di un punto di fusione fra Foals (riferimento principale, specialmente quelli del secondo album), Battles di "Gloss Drop", Animal Collective, LCD Soundsystem e, in modo minore, Wild Beasts: non è facile definire i confini musicali di "S", essendo i nomi citati solo alcuni degli influssi che sembrano emergere dalle acque inquiete delle sue canzoni. Laddove Henry Miller, Future Days (sublime brano che potrebbe avere una certa fortuna in air-play: di certo è entrato in heavy rotation nella mia testa) e The Elevator hanno un fattore genetico marcatamente riconducibile alla band di Yannis Philippakis, Dig A Hole With A Needle, Space (che certamente apprezzerebbe David Byrne) sanno rendersi sfuggenti e oblique al punto da apparire fascinosamente difformi. Il gioco diviene più elettronico con Disaster Area e La pt.2 (che trasferisce sul dancefloor degli LCD Soundsystem una qualche olografica emanazione del Prince più istrionico, dando un altro significato alle movenze pop di La pt.1) : le regole inaugurate ad inzio album vengono messe in discussione, con una sorta di trasgressione posta in atto verso se stessi. Non cala minimamente il livello del genialoide songwriting dei Drink To Me che ci conducono al finale di partita con un ultimo stupefacente gesto atletico: Airport Song ha lo stesso DNA mutato dei Flaming Lips e le sue sobbalzanti propulsioni rimandano precisamente a brani come Yoshimi Battles the Pink Robots pt.2  o The W.A.N.D.

Con il precedente “Brazil” avevano gettato le basi mobili per una progressione che a mio avviso oggi è pienamente rivelata. “S” è un sibilo improvviso, un serpente che striscia sinuoso fra soniche sterpaglie e che, con strategia sistematica, con il suo flessuoso solco disegna su dune sabbiose motivi di insolita suggestione. “S” è uno dei quei pochi dischi ascrivibili a quel presente musicale di cui la nostra Penisola aveva bisogno: un disco che avrebbe dovuto arrivare all’incipit del nuovo millennio e invece arriva solo negli Anni Dieci. Teniamocelo stretto… Ssssss!

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Voto degli utenti: 6,7/10 in media su 6 voti.
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Teo 8/10
target 6/10
Sor90 8/10
REBBY 6/10

C Commenti

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target (ha votato 6 questo disco) alle 14:28 del 17 maggio 2012 ha scritto:

Le influenze citate mi avevano richiamato all'attenzione, ma fra tutte purtroppo (per il sottoscritto, dico, a cui mai sono andati giù) quella che spicca sovrana è l'impronta del Collettivo Animale. Ma tanto tanto. Pure troppo...

Sor90 (ha votato 8 questo disco) alle 15:23 del 18 novembre 2012 ha scritto:

Davvero un grande album, perfettamente al livello di tante uscite internazionali... Dal vivo sono eccezionali, tra l'altro, e Future Days una delle canzoni dell'anno! Sono contento del fatto che in Italia si possa fare musica del genere