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R Recensione

7,5/10

PVT

Homosapien

Nata con il nome di PIVOT, poi traslato in PVT per questioni di diritti legali, la band dei fratelli Richard e Laurenz Pike (rispettivamente chitarre e batteria, con il supporto di Dave Miller alle macchine e alla produzione) ha raggiunto il considerevole risultato del quarto album (due sotto la nomenclatura originale, due dopo l’epurazione delle vocali), attuando un graduale allontanamento dai laboratori post-rock degli inizi – fra geografie proprie dei Tortoise e altre ascrivibili ad un math-rock temperante – per approdare all’odierno opificio di minutissimo materiale elettronico in chiave synth-pop, di cui “Homosapien” è solo uno stadio transitorio di evoluzione, anche se eccezionalmente ben definito.

Più coeso rispetto al suo predecessore “Church With No Magic” (2010, il loro ultimo capitolo su Warp Records), il nuovo lavoro si distingue per un livello di perfezionismo quasi maniacale: tutte le tracce risultano figlie di una stessa amalgama che scaturisce da una filosofia sonora  che ama sintetizzare in un unico composto chimico tanto gli sperimentalismi, quanto i canoni estetici riconducili ad un gusto Eighties, che aspira a non far perdere mai comunicatività ai risultati perseguiti.

Pezzi come Shiver (gli Human League di “Reproduction” in slow-motion), New Morning (un braccio di ferro cerebrale fra la sfera onirica e quello del tangibile), la magnetica Evolution (che avrebbe potuto piacere tanto ai Daft Punk della colonna sonora di “Tron Legacy” quanto ai Cabaret Voltaire), l’immanente ed oscura Electric (uno dei vertici del disco: puro ghost-rock rielaborato ciberneticamente), la title-track (che vibra di un fremito analogo a quello dei To Rococo Rot), l’essenziale Cold Romance (ipotetici Talking Heads futuribili “in controluce”), danno la misura di un progetto poliedrico, che si sforza di contenere nel limite del credibile le proprie straripanti intuizioni.

Riscontrabile anche una ricorrente e più antica vena d’ispirazione che risale agli esperimenti di Dieter Moebius e Hans-Joachim Roedelius (con o senza Brian Eno) in quella fabbrica  alla periferia di Berlino, in località Cluster.

Una particolare attenzione verso le trame ritmiche (Laurenz Pike è pur sempre un batterista) viene prestata in fase compositiva alla stregua dello studio melodico: brani come Love & Defeat (dal propulsivo mood Depeche Mode), Vertigo (pare tratta dalle session di registrazione del Thom Yorke di “The Eraser”), il mesmerico singolo Nightfall (i Foals teletrasportati al periodo di “A Broken Frame” di Gore, Gahan & soci), Casual Success (un attacco isterico tenuto sotto controllo e ricacciato sottocute: un deriva “Kid A” in contesto “avant-punk”), rivelano in pieno le doti di una formazione che ha saputo trovare un equilibrio fra introspezione ed estroversione.

Dunque fra Cluster, Cabaret Voltaire (grande l’empatia con loro), Depeche Mode, To Rococo Rot, Radiohead (quanti delusi da “The King Of Limbs” troveranno qui graditissimi sapori per rifarsi la bocca), Foals, Battles, These New Puritans, Liars, Mothlite un filo rosso attraversa il panorama paradigmatico – a tratti terso, a tratti disturbato – offerto dai PVT: un filo tesissimo interseca prospettive diverse, in una idea di fotografia sonora dai colori intensissimi eppure con il focus sul dettaglio. Giocoso eppure mai giocattoloso “Homosapien” sa rimanere sobrio e “asciutto” nel marasma delle acque sulfuree che scaturiscono da queste composizioni ad alto potenziale destabilizzante.

Cerebrali, sognanti, intricati, atmosferici, spumeggianti, eclettici i PVT ridefiniscono la portata della loro arte, manipolandola senza remore ma sapendo fermarsi esattamente un attimo prima di stravolgerne la natura. E se nel ritmo transitano le coordinate fondanti di “Homosapien”, questo sa sempre “astrarsi” in tempo da impedire ai piedi di battere per terra come ossessi: viscerale sì, ma è sempre solo la testa ad oscillare  alla pulsazione di un’onda anomala. Perché questo è l’obiettivo ultimo dei PVT: generare contrasti, senza mai essere contrastanti.

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 2 voti.
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