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R Recensione

3/10

Green Day

21st Century Breakdown

C’è chi ritiene che “American Idiot” sia stato davvero una grande riscossa del punk rock. C’è chi ricorda ancora nostalgico la freschezza di “Dookie”. Ci sarà senz’altro pure qualche purista che si riallaccia alle origini hardcore dei primi due dischi. Poi ovviamente ci sono quelli che vedono i Green Day come lo specchio della società odierna: tutta scena e poca sostanza. Personalmente credo che i Green Day siano un gruppo onesto, che in passato ha fatto cose più che egregie, sicuramente con una spettacolarizzazione esagerata, ma con un fondo di qualità veritiero. “Dookie” in fondo era un gran bel disco, nonostante sia improprio dargli l’etichetta punk.

American Idiot” è stata una svolta coraggiosa e ben studiata, con grandi canzoni e ottime idee. Non un capolavoro, sia chiaro, che di capolavori i Green Day non ne hanno mai fatti, ma senz’altro un disco molto più che gradevole e interessante. Che ci abbiano marciato sopra fino alla nausea poi è noto a tutti, tanto è vero che ci hanno messo cinque anni a far uscire questo “21st Century Breakdown”. Il primo problema che poteva emergere era quindi il rischio di prendersi troppo sul serio, di farsi trascinare dal gigantismo ccon cui erano stati considerati da pubblico e media (e anche un po’ da certa critica) come ai tempi successivi a “Dookie”.

Allora reagirono sostanzialmente male, lasciandosi trascinare verso una scialba ricerca della canzone pop spaccapalle. Oggi a distanza di due lustri si scopre che non hanno imparato a gestire il successo. “21st Century Breakdown” è infatti un disco che segue la scia di gigantismo aperta da “American Idiot”. Gigantismo che perde però la freschezza di quelle quattro-cinque canzoni interessanti, diventando così un mattone di quasi settanta minuti dal peso insopportabile.

Diciotto brani divisi in tre “atti" per un disco che puzza tremendamente di concept, sulla scia per l'appunto di “American Idiot”. Mancano i brani lunghi dieci minuti ma in compenso troviamo abbondanti salmi che superano i cinque senza la minima variazione di tono. Non è sempre natale Billie Joe, stavolta è andata male, c’hai provato e hai toppato. Il tuo disco fa abbastanza cagarone, te lo dico schiettamente. In tanti anni che scrivo di musica (così tanti? No, però fa fico dirlo) non ho mai fatto così tanta fatica a stendere uno straccio di analisi track by track, tanto da obbligarmi a ridurre all’osso la stessa per un’ampia introduzione come quella che sto ancora scrivendo. Un’introduzione lunghissima che non vuole terminare per la paura di arrivare al momento di parlare del disco.

Ora però mi rendo conto che anche i giochini metaletterari non mi salveranno e dovrò decidermi a fare un minimo di analisi stilistica, che sennò a scrivere così son buoni tutti. Prima però vorrei deviare il discorso sulle recensioni che ho letto in giro sul disco. Già, perché il fatto di non riuscire ad analizzare in maniera decente le singole tracce mi ha spinto ad investigare il parere del sacro web. Vi ho trovato delle cose incredibili, dal ragazzino che ricorda di essere cresciuto a scuola con la discografia dei Green Day a quello che esalta certo rock commerciale citando (oltre ai nostri) fenomeni come Linkin Park, Evanescence, Foo Fighters e Nickelback. Qualcuno si è messo addirittura a fare quella benedetta analisi track by track in cui ogni tre per due si ritrovava a dire “assomiglia al solito pezzo dei Green Day”, salvo poi elogiare il disco con quattro stelle (su cinque).

Ovviamente ci sono anche recensioni molto più ragionate e valide, sia scorciate che approfondite. Personalmente non me la sento di analizzare i testi, so che dovrei farlo ma non ce la faccio. I testi (valore letterario e politico, in questo caso) sono un valore aggiunto alla musica (valore artistico). Se la musica mi fa cagarone che senso ha spingersi oltre? Mi arrendo, non sono in grado di fare un’analisi track by track. L’unica cosa che mi ha un po’ colpito è l’attacco wave-punk rozzo di “Christian’s Inferno, che però nonostante una bella sezione strumentale si perde nei suoi coretti melodici asfissianti.

I lenti (“¡Viva La Gloria!”, “Last Night On Earth”, “Restless Heart Syndrome”, “American Eulogy”) sono lustrati, melodrammatici e pietosi, praticamente le peggio cose da Mtv. Il tentativo di recuperare un sound classic rock da conciliare con lo spirito punk (?) fallisce completamente per la sensazione continua di déjà vu, di costruttivismo forzato, di artificiosità compressa. “Know Your Enemy”, “Last Of The American Girls”, “East Jesus Nowhere”, “Horseshoes And Handgrenades”, “See The Light” sono tutti pezzi fastidiosi perchè tentano di darsi una facciata “estrema”, cattiva, glabra e grezza, da ribelli insomma, senza però essere in grado di lasciarsi andare davvero fino in fondo a quella libertà compositiva e sentimentale che caratterizzava sia i grandi punk che gli spiriti liberi del rock. Si ascolta impotenti un rockaccio d’arena tra riffoni geriatrici e cliché di assoli.

Le cose vanno un po’ meglio quando Armstrong e soci tentano la strada dell’ironia e della spigliatezza, come in “¿Viva la gloria?”, uno dei pochi momenti di equilibrio che riescono a non scadere in un college-rock da due soldi (“The Static Age”, “Peacemaker”, “Murder City” e via dicendo). Ovviamente troppo poco. Infine occhio a “21 Guns”, senz’altro il singolone strappalacrime che ci verrà propinato per mesi e mesi ottenendo una sicura consacrazione da ragazzine emo vogliose. Tutto talmente costruito da far pensare ad un consulto milionario con un gruppo di ingegneri e architetti. Alla fine ce l’ho fatta a farla sta benedetta tracklist, ho dovuto girarci un po’ intorno ma ce l’ho fatta. Mi sento meglio? Mica tanto… per risollevarmi un po’ potrei andare a rileggermi quella rece in cui si parlava bene dei Nickelback

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Voto degli utenti: 4/10 in media su 26 voti.

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dengia (ha votato 6 questo disco) alle 1:28 del 10 settembre 2009 ha scritto:

tanto brutto non lo è...

someone in the way (ha votato 7 questo disco) alle 16:12 del 27 luglio 2012 ha scritto:

certe critiche davvero non le sopporto...ok, non è un capolavoro ma non è nemmeno stato pensato come tale... non capisco perchè con i green day ci vadano tutti così pesantemente... io personalmente conosco bene la loro musica e ciò che hanno fatto.. se ci si informasse meglio invece di criticare un band come loro la gente saprebbe che sia 21st century breakdown, sia la trilogia Uno, Dos, Trè che sta per uscire insieme alle varie esperienze di side-project band come Foxboro Hot Tubs e The Network di cui loro stessi sono membri sono un modo per sperimentare altri generi musicali.. lontani dal pop-punk di dookie che a quanto pare secondo la critica è il loro unico album salvabile.. il problema è la mentalità chiusa della critica che non accetta la crescita della band... crescita che può portare ad un rifarsi a sound precedenti e già sentiti ma anche a tentativi di nuove sonorità.. per la critica sia l'una che l'altra opzione sono un fallimento.. meno male che ci sono i fan per i green day...

Alessandro Pascale, autore, alle 21:53 del 27 luglio 2012 ha scritto:

Hai ragione Someone in the way. Meno male che ci sono i fan, perchè la critica (che sarei io in questo caso) è decisamente chiusa. Una recensione del recensore impeccabile. Come si potrebbe dire con un termine tecnico? Da "fan", ecco!

someone in the way (ha votato 7 questo disco) alle 16:15 del 27 luglio 2012 ha scritto:

p.s. scusa.. sembra che stia criticando il tuo commento ma in realtà ho solo sbagliato a cliccare,è l'unico con cui sono d'accordo

simone coacci (ha votato 5 questo disco) alle 11:21 del 10 settembre 2009 ha scritto:

Copia carbone di American Idiot. Senza la grazia del prototipo.

Marco_Biasio (ha votato 4 questo disco) alle 12:35 del 10 settembre 2009 ha scritto:

Oltre ad essere copia carbone di "American Idiot" (che, ribadisco, per me era già bruttino, e se non altro tronfio e con ambizioni allucinanti) questo disco, che ho ascoltato parecchie volte solo per capire cosa ci sia di bello nella nuova svolta "matura" dei Green Day, non possiede nemmeno lontanamente quella serietà di fondo del concept che, a mio avviso, era l'unico risvolto apprezzabile del suo predecessore. Qui la storia che ci viene raccontata è da vera e propria presa per il culo, un "college act" buono per i Walmart e i ragazzini delle medie. Le canzoni seguono a ruota: un colpo la chitarrona, poi il ritornellino ed un'infinita, prolissa, stancante, melensa infornata di ballate odiose (non parlo tanto di "21 Guns", che è sempre lo stesso pezzo lento rivisto da una decade, quanto "Before The Lobotomy" e soprattutto "Last Night On Earth", insopportabili). Ma si rischia di cadere nel banale anche quando i ragazzi mettono il turbo ("Know Your Enemy" e "Christian's Inferno", tanto per dirne due, sono di una piattezza sconfortante). Per il resto davvero nulla di rilevante, con i soliti giri, i soliti incastri, i soliti anthem, e poca, pochissima voglia di mettersi in gioco (la title-track è la copia spudorata, seppure in versione cut, di "Jesus Of Suburbia"). Sarà per questo che l'anima vagamente latineggiante di "Peacemaker" è l'unica cosina, per quanto minima, che riesce ad elevarsi al di sopra di un prodotto tedioso, sicuramente troppo lungo e mortalmente noioso. Qualcuno gli spieghi che non si diventa nuovi Who a forza di pseudo-concept e venti brani per botta: se non se ne ha la classe, si rimane al palo. Appunto.

fabfabfab alle 13:12 del 10 settembre 2009 ha scritto:

Poveri Green Day! Sono già in pole-position per il peggior disco dell'anno. Certo, adesso esce il disco dei Muse ...

-Illy- alle 21:24 del 10 settembre 2009 ha scritto:

non conosco bene i Green Day, ma American Idiot non mi era dispiaciuto affatto. Questo non l'ho ascoltato e da quello che ho sentito in radio non mi è venuta nemmeno la curiosità, canzoni praticamente uguali a quelle del disco precedente...

beccauva alle 17:55 del 11 settembre 2009 ha scritto:

Copia "college rock" di American Idiot che almeno aveva un pò di senso collocato all'interno della scena politica americana al tempo di Bush. Anche se i GD veri contestatori non li ho mai visti...tantomeno punk. Canzoni fastidiose. Anche uno come Tiziano Ferro sa che ogni tanto bisogna prendersi un pò in giro e sdrammatizzare. Invece questi 3 si sono un pò montati la testa. Il denaro da alla testa.

airportman75 alle 8:04 del 12 settembre 2009 ha scritto:

hai ragione.....

su due cose. La prima è che l'album effettivamente è una delusione, la seconda è che anche arrivando alla fine della tua recensione rimane l'idea che a scrivere così son buoni tutti. Mi spaice ma questa recensione è scritta a mio parere in maniera semplicistica utilizzando vocaboli teen, emo e adolescenziali tanto quanto lo sono quei ragazzini che ascoltano questo cd esaltandone la qualità.

Alessandro Pascale, autore, alle 9:52 del 12 settembre 2009 ha scritto:

beh airport75, lo stile in questo caso è volutamente superficiale e scazzato. scazzato nel senso che la volontà è quella di sottolineare il vuoto interiore che fa emergere l'ascolto del disco. Che poi lo scritto sia un pò ricamato con dettagli e orpelli non essenziali questa è una caratteristica del nostro sito in generale, e personalmente lo considero un valore aggiunto piuttosto che una colpa. Poi certo ognuno è libero di vederla come vuole, io sono della scuola Bangsiana e di quella che dice "ehi, si parla solo di musica!".

dario1983 alle 0:18 del 23 settembre 2009 ha scritto:

era da tanto che non vedevo un disco sotto le due stelle, anzi in questo sito spesso si è generosi (me compreso). ma è davvero così brutto? il singolo potrebbe stare benissimo in american idiot, ma non posso giudicare da una canzone.

boh provo a scaricarlo. poi faccio sapere se ho sprecato 75 minuti della mia vita.

dario1983 alle 0:25 del 23 settembre 2009 ha scritto:

P.S.

la rece è bellissima: l'immagine della tavolata di pezzi grossi esperti di marketing, ingegneri e architetti, dà esattamente l'idea di come sia ridotto il rock da mainstream. (Detto senza snobbismo: ne ho masticata parecchio di roba del genere). grazie alessandro

otherdaysothereyes (ha votato 5 questo disco) alle 12:42 del 7 ottobre 2009 ha scritto:

sta ad american idiot come incesticide sta a dookie.

Lezabeth Scott alle 10:56 del 28 luglio 2012 ha scritto:

Esatto. Meno male che ci sono i fan a tenere duro in tempo di crisi. Così i GD continueranno a mangiare caviale. E i fan, quello che passa il convento...per non dire peggio.

baronedeki (ha votato 5 questo disco) alle 17:27 del primo novembre 2016 ha scritto:

Brutta copia dell'album precedente che già non era un buon lavoro. Perché perdere del tempo a scrivere una recensione di qualcosa che ti fa cagare. Potevo capire la delusione di un fan ma tu o lei non lo siete se bene ho capito. Siete in tanti a recensire perché non lasciarla ad altri ?