Weezer
Red Album
Il ritorno dei Weezer è segnato da un ennesimo album senza nome, identificabile solo dal colore della copertina (rossa in questo caso).
Uscita molto attesa dagli amanti del rock alternativo e solare della band californiana: il sipario si apre su Troublemaker, e già ti ritrovi trasportato su una cadillac nella Los Angeles più freak e festosa che tu possa immaginare (del resto questo è il pane con il quale è cresciuta questa band): il passo sembra non allontanarsi dal precedente Make Believe, ma già la seguente, stralunatissima, The Greatest Man That Ever Lived ci sorprende con la sua armoniosa e cupa coralità aperta anche esplicitamente agli anni '70 ma comunque avvolta dalle ottime aperture delle chitarre à la Weezer. Sulla stessa scia giunge la trascinante e curiosa Pork And Beans, già una hit, con un ritornello che ti si piazza in testa e non ti molla più.
La band continua a giocare con i nuovi pezzi spiazzando ancora con lacustica e romantica Heart Song che precede la danzereccia Everybody Get Dangerous, pezzo che per certi versi rientra appieno nel famigerato mainstream americano. Dreaming è un'altra canzone "tipica", dischiusa dal solito riff prorompente di chitarra e sfociante nel ritornello melodico della ottima voce di un Rivers Cuomo sempre in gran forma: uno scarto, seppur lieve, rispetto al passato è costituito dalla ricerca di melodie che guardano verso lacustico e alla ballad semi romantica con quel pizzico di vena melodica in pieno stile Pixies ma con molta meno ironia rispetto a quanto prodotto sinora.
La band rischia anche canzoni difficili come loscura Cold Dark World che comunque non si fa affatto disdegnare.
Un album altalenante e con parecchi picchi chiaro/scuri, qualche bel singolone che si fa apprezzare, poco o nulla di nuovo, un pizzico di ripetitività nelle canzoni più lente e nel complesso un lavoro discreto, ma piuttosto opaco rispetto ai fasti passati .
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