V Video

R Recensione

7,5/10

Aldous Harding

Party

Avevamo notato, tre anni fa, l'inquietudine latente di Aldous Harding. Nel suo disco d'esordio c'era la volontà inespressa di andare oltre il folk acustico per mostrare una personalità che della cantautrice "classica" conservava solo l'estetica. Non avremmo potuto, in ogni caso, prevedere che a soli 27 anni questa ragazza nata a Lytteltown, in Nuova Zelanda, dimostrasse un coraggio e una conoscenza (di sè e dei propri mezzi) così evidenti. Perché ci vuole una bella faccia tosta a trasferire i toni profondi di Nico nel mondo immaginario di Perfume Genius, trasformando quella che potrebbe essere una semplice ballata per piano e voce ("Imagining my man") in un momento di tensione vissuto nel contrasto tra la linearità soave della sua struttura e le inaspettate interruzioni vocali. Così come ci vuole coraggio nel pubblicare un singolo come "Horizon", brano dalla potenza mostruosa che sembra un folle omaggio a Kate Bush filtrato dalla sensibilità di Antony & The Johnsons.

L'interpretazione vocale della Harding ha trasformato definitivamente il soffio di Vashti Bunyan in un grido di consapevolezza benedetto dalla versatilità e dalla forza espressiva delle migliori voci della storia della musica leggera. Le recenti esibizioni dal vivo (qui trovate quella da Jools Holland) sembrano davvero confermare la voglia di Aldous di non limitarsi all'esecuzione, ma di "possedere" i brani e proporre una forma musicale che sia espressione personale catartica e quindi non necessariamente estetizzata. Lo dimostrano sia gli episodi più "classici" (i rimandi a Nick Drake di "Living the Classics", il folk "domestico" di "The World is Looking") che le sperimentazioni (vocali e non solo) come quella di "Party", brano interamente giocato sulla vocalità "sopra le righe" che abbiamo imparato ad amare (o ad odiare, almeno per chi scrive) ascoltando Joanna Newsom, o di "Swell does the skull", che è semplicemente una frustata al cuore. E sopratutto lo dimostra una ragazza che sembra aver rubato a P.J. Harvey non solo il produttore (John Parish), ma anche la marca di rossetto (cit.) e quella dote che riconosciuta in una donna sembra ancora, inspiegabilmente, una minaccia o una usurpazione: una sfacciata, ironica e consapevole intelligenza.

V Voti

Nessuno ha ancora votato questo disco. Fallo tu per primo!

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.