R Recensione

7/10

Ka Mate Ka Ora

Entertainment in Slow Motion

Nell’elogiare il loro esordio “Thick as the summer stars” dell’anno scorso, ci fu chi si indignò per il nostro ampio ricorso a termini come “shoegaze”, “post-rock” e “slowcore”. È peraltro improprio parlare di “nostro ampio ricorso” quando in realtà tutta la responsabilità fu del sottoscritto, che però è oggi costretto ad utilizzare una forma di “plurale maiestatis” poiché qualcuno si è recentemente indignato (ancora) per il largo uso della prima persona singolare presente su queste pagine. Ed allora – in questo mare di indignazione – ci si chiede: che fastidio darà l’utilizzo di suddetta terminologia tecnica ai Ka Mate Ka Ora? Nessuno, anche perché probabilmente dedicano il loro tempo a suonare la loro musica e non a classificarla. E poi – tiè – il loro secondo album lo hanno appena intitolato “Entertainment in slow motion”. Fate voi.  

I tre pistoiesi non spostano di un centimetro il loro assetto sonoro (capito?), anzi aumentano al massimo il carico emotivo e si lasciano accompagnare dall’amico Samuel Katarro nei meandri di un suono pastoso e reiterato (“Vincent”), dosando sapientemente il classico gioco fatto di pieni e vuoti (“My psychedelic teacher”), languidi passaggi strumentali (“Pig'n Sheep In a Toothless Dream”) ed espliciti riferimenti ai primi Low (“Back Home”).  

Il risultato finale è un susseguirsi di ambienti bianchi e spogli, di pareti fredde e brevi soffi di vento. Un suono caustico e centripeto, appena mitigato dagli interventi vocali del chitarrista Stefano Venturini, dello stesso Katarro (nella già citata “Back Home”) e di Serena Altavilla (nella bella “Suga”), e che trova il proprio climax nella conclusiva “As a night without moon”, brano oscuro, tribale e dal fascino decisamente lunare.  

Uno splendido ritorno, e l’invito ad andare avanti così, incuranti di quei critici che “vorrebbero qualcosa di più primaverile” o che riducono tutto ad etichette come “shoegaze”, “post-rock” e “slowcore”.

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Roberto_Perissinotto alle 13:15 del 29 dicembre 2010 ha scritto:

Lo devo ancora sentire. Intanto complimenti per la scelta del disco.