R Recensione

7/10

Alondra Bentley

Ashfield Avenue

In tempi di diffuso “erasmus” culturale e libera circolazione di osmosi musicale non c’è più da stupirsi di niente. Tantomeno che una ragazza che di nome fa Alondra (quasi omonima della città del Big Bang) e di cognome Bentley (come l’alato marchio automobilistico di Crewe, vecchia Inghilterra ma con azionista di maggioranza tedesco) sia poi in realtà una spagnola della comunità autonoma di Murcia. Né maggiore scalpore suscita il fatto che, al termine di un decennio che ha consacrato tutta una progenie di nipotini e nipotine del Nick Drake di Five Leaves Left e di Vashti Bunyan, esordisca con un album intitolato Ashfield Avenue che è parente stretto di quel genere ormai comodamente ribattezzato folk da camera, un songwriting intimista e tradizionale arrangiato per piccola orchestra.

E Alondra, difatti, guida un terzetto composto, oltre a lei, da Xema Fuertes (chitarra, banjo e timpani) e Caio Bellveser (contrabbasso e piano) ma arricchito, socialità hippy di ritorno, da una comune di musicisti spagnoli e non (c’è anche Isobel Knowel degli Architecture In Helsinki), nel confezionare un folk-pop orchestrale anglofono speziato di sapori mediterranei e venato da una dose appena percettibile di retro-psichedelia ottocentesca che se non brilla, in assoluto, per originalità, lo fa per freschezza, misura e inebriante fragranza melodica.

Melodia vocale ricercata, un po’ alla Joni Mitchell a tratti, che incanta già alla prima: Dot, Dot, Dot corteggiata solo da un tenero picking, dagli sfarfallii dell’organetto e pungolata dolcemente dallo xylofono. O più impostata e operistica (alla Marissa Nadler) in un incensiere di cori onirici e spettrali (l’accompagnamento sempre discreto e confidenziale: piano, chitarra, organetto, una tromba che c’è e non c’è). Certe volte l’atmosfera si fa più romantica e neo-classica come in Still Be There e Some Things On My Own che ricordano la Bunyan di Lookaftering, certe altre, invece, più scanzonata, come nella swingante armonia Tin Pan Alley rivisitata in punta di banjo di Shine o nella plein air di I Feel Alive coi cinguettii in sottofondo e l’andatura da calesse che sfrigola le ruote lungo una vecchia strada di campagna. Anche se il meglio lo dà nel minuetto Of All The Living Creatures Why A Human Being, l’organo spilla onirismo fantastico fra Disney e Tim Burton che verso metà si apre in un delizioso intermezzo corale polifonico, e nella strepitosa Giants Are Windmills che parte come un gospel e poi deraglia in un’irresistibile girandola tzigana e donchisciottesca.  

Un debutto florido, disinibito, incosciente che esonda gioventù e spirito d’avventura e compensa la naiveté dell’impianto con una maturità interpretativa che lascia presagire grandi cose per il prossimo futuro. Meglio prendere le cose come vengono, d’altronde, come dice Alondra, “merely, merely, life is but a dream”. E il suo compatriota (per parte di madre) Calderon De Barca non potrebbe essere più d’accordo.

LINK:

Myspace: http://www.myspace.com/alondrabentley

VIDEO:

- "I Feel Alive" (videoclip): http://www.youtube.com/watch?v=OsKL57925es

-  "Dot, Dot, Dot" (esibizione televisiva): http://www.youtube.com/watch?v=vvNpfKd8ETs&feature=related

- "Giants Are Windmills" (live): http://www.youtube.com/watch?v=0RaeA6MGX10&feature=related

- "Some Things On My Own" (esibizione televisiva): http://www.youtube.com/watch?v=1oR_UzkfelQ&feature=related

- "Sunglasses" (live a Barcellone): http://www.youtube.com/watch?v=CGu88FtcCCc&feature=related

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target alle 16:09 del 15 gennaio 2010 ha scritto:

La vida es sueno!

Proposta interessante, come sempre quelle del Coach in versione chamber-folk. Il video di "I feel alive", intanto, è delizioso!

fabfabfab alle 11:20 del 17 gennaio 2010 ha scritto:

hMMMM, che vocina deliziosa! Molto molto simpatica, approfondirò...