R Recensione

6/10

The Go Find

Everybody Knows It's Gonna Happen Only Not Tonight

Anno di ritorni in casa Morr Music. A tornare, a sei primavere da “Faking The Books”, saranno i Lali Puna, punta di diamante dell’etichetta teutonica. Nella chiave minore che più gli si addice, nell’attesa, ricompare pure il fiammingo Dieter Sermeus sotto il nome The Go Find, tre anni dopo il piacevole “Stars On The Wall” e sei dopo il debutto. È, se si tiene presente anche la riemersione in forma più che discreta dei Notwist lo scorso anno, una sorta di armata indietronica che si ricostituisce compatta, con gli schieramenti, a ben sentire, piuttosto rispettosi del vecchio assetto (squadra che vince, non si cambia: lo sanno anche nelle terre del nord). L’effetto novità, al secondo o terzo giro di posta, non è più tra le carte da giocare: ci vogliono le canzoni. E Sermeus, bravo lui, ce le ha.

Non, però, così tante, se, per lanciare “Everybody Knows It’s Gonna Happen Only Not Tonight”, la Morr Music prova furbescamente a millantare una presunta affinità con il sound scheletrico e minimale dei The xx, nel nome di un non meglio identificato ‘crispy rock’, per attinenza sonora con il rumore tiepido e discreto dei cereali sul latte la mattina presto (io, facendo colazione con altro, mi astengo da commenti). Ma The Go Find e The xx hanno in comune poco davvero. Il pop glabro di Sermeus continua a presentarsi più morbido nonché più pieno rispetto alla laconicità notturna dei ventenni inglesi, e pure questo disco, molto attiguo alle vecchie cose, rimane in un ambito indie-pop mite, giusto venato di qualche malinconia naïfOh, let me take you back to the nineties when we were teens»), vicino piuttosto a una delicatezza tinte pastello tra The Postal Service e certi Notwist (quelli di “Boneless”). Sermeus è uno accomodante, tutt’al più sornione. Ed è anche uno che merita, ormai, uno spazio suo, senza dover sfruttare la scia di un hype d’oltremanica.

Il punto di forza del pop firmato The Go Find rimane l’incontro deliziosamente armonizzato tra soffici basi elettroniche e la presenza tattile della chitarra acustica (fatta volentieri sentire anche attraverso lo scivolamento della mano sulle corde), tra i velami dreamy delle tastiere e tocchi di synth calibrati in studio con perizia certosina. La title-track, con la lunga coda comprensiva persino di sax, mostra nel suo massimo splendore le capacità melodiche e l’arte dell’arrangiamento di Sermeus, il quale sa giostrarsi pure su rese più cantautoriali (“Love Will Break Us Up”, mooolto Kings Of Convenience) o sintonizzarsi su frequenze vagamente notturne (“Neighbourhood”, “One Hundred Percent”, arricchita dalla voce di Karoline Shaum). Tutto è ripulito, accarezzato dalla voce gentile di Sermeus, pop distensivo nel senso più traslucido del termine, galleggiante su un mare primaverile assieme ad Aqualung (“Stay”) e Loney, Dear (“Lottery Man”), Saint Etienne (“Running Mates”) e pop easy-listening belga (“Just A Common Love”, con Lies Lorquet, bassista dei Mintzkov, da Anversa come Sermeus: una delle band più solide della scena fiamminga).

È vero, in compenso, che l’impressione finale resta quella di un disco destinato a scivolare via con troppa facilità. Non tutto, infatti, entra davvero in testa (senz’altro l’apice melodico di “It’s Automatic”), e l’insieme non riesce a raggiungere una compattezza umorale tale da rendere il disco desiderabile per accompagnare certi mood. A meno che non si voglia credere alla Morr Music e non si decida di provare l’album a colazione. Se a voi piacciono i cereali, magari...

 

Myspace

V Voti

Voto degli utenti: 5,5/10 in media su 2 voti.
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C Commenti

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fabfabfab alle 9:48 del 27 gennaio 2010 ha scritto:

Ah, il Targhetta mattiniero! A me i cereali piacciono, ma quelli porcelli, coi chicchi di caffè, il miele e i pezzi di cioccolato. Qua mi sa che siamo più dalle parti di quelli senza zucchero e con lo yogurt alla frutta ... vebbè, "Stars on the wall" mi piaceva, ascolterò ....

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 16:11 del 27 gennaio 2010 ha scritto:

Veramente inspiegabile il paragone con The xx. Bah. Quanto sentito sinora di quest'album lo trovo, senza mezzi termini, noioso. Crescerà?

bargeld (ha votato 6 questo disco) alle 13:27 del 23 febbraio 2010 ha scritto:

Intrattenimento elegante. Recensione immeritata (nel senso che è molto più personale e sentita rispetto al disco in sè!)

REBBY alle 8:24 del 2 marzo 2010 ha scritto:

L'album precedente (2007) nel suo genere (che

anche per me non è quello degli XX) è un

gioiellino che ascolto ancor oggi volentieri.

Questo al suo confronto è anonimo, superfluo e

destinato, dopo i primi ascolti, a prender polvere.

Roberto Maniglio (ha votato 5 questo disco) alle 23:33 del 2 aprile 2010 ha scritto:

Secondo me è inferiore non solo del precedente, ma anche del disco d'esordio.