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R Recensione

7/10

The New Mendicants

Into The Lime

Questa è una piccola superband indie nata quasi per caso, in quel di Toronto, dove lo scozzese Norman Blake (dei Teenage Funclub) e l’americano (da Holbrook, Massachusetts) Joe Pernice (dei Pernice Brothers) si sono trovati a vivere. In realtà il primo incontro tra i due musicisti avviene sul palco dell’Astoria di Londra nel 2000, quando i Pernice Brothers aprono uno show dei Teenage Funclub. Evidentemente tra i due, oltre ad una comune passione per certe atmosfere pop, nasce anche un rapporto di amicizia, che li porta a lavorare insieme, e a pubblicare un primo E.P. , Australia, nell’estate dello scorso anno. Ora il discorso prosegue, e col supporto di Mike Belitksy (dei Sadies) alla batteria (unnico canadese della band), arriva il disco d’esordio.

Il compito di aprire il cd spetta a Sarasota, brano che chiudeva l’E.P. (tre in tutto i brani ripescati da quel lavoro), un mid tempo con un riff di organo che dà un tocco vagamente orchestrale all’arrangiamento, creando un suono pop ma con una sottile vena di malinconia. Caratteristiche che ritroviamo anche in A Very Sorry Christmas, brano più veloce, con le chitarre in primo piano e grandi armonie vocali. Una musica allegra a cui fa da sfondo però una storia triste, in cui la notte di natale si tinge di depressione. Brano composto con grazia ed eseguito con competenza, dimostrando che i due conoscono molto bene la materia pop, costituita da ritornelli che ti uncinano all’istante e grandi aperture melodiche, come in High on the Skyline. Un esempio di pop della miglior specie, come quello di Cruel Annette, con i suoi coretti e armonie vocali in cui ritroviamo cinquant’anni di pop inglese e americano, dai Beatles ai Byrds, fino agli Housemartins. Riferimenti che tornano alla mente anche in Out of the Lime e nella acustica e delicata If Only You Knew Her, sia per la costruzione melodica che per gli impasti vocali.

Insieme a quest’anima spiccatamente pop, nei The New Mendicants convive un’anima folk. La troviamo in Follow You Down, un brano lento, costruito attorno ad un arpeggio di chitarra ed al suono del glockenspiel, con la voce sussurrata che ricorda i Simon & Garfunkel. Un amore per il folk esplicitato dall’unica cover del disco, By the Time It Gets Dark di Sandy Danny. Con la chitarra elettrica in apertura e le voci che si raddoppiano nei cori, il brano scritto agli inizi degli anni settanta, rivestito a nuovo ma non stravolto, non dimostra la sua età. 

Ma The New Mendicants sanno giocare anche con il rock più scatenato: in Shouting Match chitarra elettrica e batteria si infiammano, le voci si uniscono come fossero una sola, e la melodia prende al primo ascolto e non ti lascia più. Una di quelle canzoni solari che sono in grado di rendere allegra anche la più grigia giornata invernale. E Lifelike Hair ci riserva una chiusura di disco graffiante, con un rock tirato e le chitarre al limite della distorsione, con la mente rivolta ai Jesus & Mary Chain memori della lezione dei Velvet Underground.

Un disco che certamente farà la gioia di chi ama il suono sixties nella sua versione pop, che spazia in cinquant’anni di melodie e armonie vocali senza per questo sapere di vecchio o stantio. Certo, niente di nuovo sotto il cielo del pop, solo una manciata di canzoni che rallegrano il cuore. Ma vi sembra poco?

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 3 voti.
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C Commenti

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Giuseppe Ienopoli (ha votato 9 questo disco) alle 12:51 del 6 febbraio 2014 ha scritto:

Non mi sembra affatto poco!

La recensione è piena di promesse di mirabilia ... confesso, non mi sono fidato subito e ho voluto vederci chiaro.

Meraviglia delle meraviglie! ... il disco è tutto una carezza vellutata per l'animo esacerbato dalle contrarietà e per l'umore annegato nella pioggia devastante di questi giorni.

Le promesse sono oltre misura mantenute ... suoni sixties? ... li sento forti e chiari e sono di ottima fattura! ... i Beatles, i Byrds, Simon & Garfunkel ci sono veramente ... volteggiano leggeri e colorano, senza ombra di plagio furbetto, i pezzi che, come le ciliegie, si gustano uno dopo l'altro con voracità ma assaporando lentamente per un piacere più prolungato ... giù un altro ascolto e ti dimentichi anche della pioggia.

Out of the Lime è un gioiellino che non regaleresti a nessuno ... If Only You Knew Her è un autentico copyright Lennon-McCartney annata 1963 ... Follow You Down è un volo bellissimo sulla Grande Mela sfuggito anche alla penna di Paul Simon ... e con High on the Skyline si rimane in piena magia West Coast ... e infine A Very Sorry Christmas rappresenta il seguito naturale di My Back Pages di Bob Dylan in versione Byrds ... cosa volere di più!?

Grazie Giorgio! ... mi hai fatto un grande regalo ... chiedimi qualsiasi cosa in cambio!!

benoitbrisefer (ha votato 7,5 questo disco) alle 18:47 del 9 febbraio 2014 ha scritto:

Ok Giuseppe, mi ha letteralmente tolto le parole di bocca: un bignamino dei sixties dalla mille fragranti delizie, retrç ma freschissimo, tutto gà sentito... ma lo sentiresti di nuovo altre 100 volte. E che facilità e felicità creativa!!! Ottima rece Giorgio.....

Giuseppe Ienopoli (ha votato 9 questo disco) alle 16:33 del 11 febbraio 2014 ha scritto:

Già in due siamo una bella rappresentanza, benoitbrisefer!!

... vedrai cresceremo (?) ... intanto non vorrei ti fossi perso Baby Lee ... made in Teenage Funclub ...

benoitbrisefer (ha votato 7,5 questo disco) alle 22:06 del 11 febbraio 2014 ha scritto:

E invece me l'ero persa e ti ringrazio per questa ulteriore preziosa gemma sixties... Ti dirò ho seguito costantemnte, ma anche un po' distrattamente i TF, troppo prolifici e troppo discontinui, con alternanza di ottimi dischi a cose più interlocutorio e mi era sembrato, anche nel passato che spesso il meglio lo davano con collaborazioni con altri artisti. Direi che ora mi sono tolto il dubbio...

Giuseppe Ienopoli (ha votato 9 questo disco) alle 9:04 del 13 ottobre 2018 ha scritto:

... primi brividi autunnali e malinconie di stagione ...

Se solo avessi saputo ... ci sta benissimo!