R Recensione

5/10

The Mooney Suzuki

Have Mercy

Have Mercy. Abbiate pietà. Così si intitola la quinta fatica in studio dei Mooney Suzuki. Quasi che il gruppo metta già le mani avanti nel timore di un giudizio poco lusinghiero. Una cosa è certa: gli alibi non mancano alla band di James e Tyler, funestata da lutti di vario genere.Una label che chiude i battenti poco dopo il loro arrivo (la V2) e la scomparsa del padre di Graham Tyler, che si assenta dal gruppo lasciando il solo Sammy James a cimentarsi con la composizione.

E, a sentire, la decina di pezzi di questo Have Mercy, vien da pensare che l'apporto in fase compositiva di Tyler dovesse essere di quelli che pesano: scordatevi gli esordi su Estrus, dimenticavi la furia e l'urgenza garage degli esordi, mettete una croce sopra influenze illustri come New York Dolls, Mc5 o Stooges.

Dei vecchi altarini l'unico a reggere saldo è quello degli Stones: degli Stones un pò matusa ed imbolsiti, alle prese con la rilettura del proprio repertorio in un pub di periferia. Questa almeno è l'idea che emerge ascoltando 99%, traccia d'apertura del disco, una sorta di incrocio tra la band di Jagger e i Beatles di Hey Jude, con qualche staffilata di chitarra vagamente southern. Epidermicamente, una versione un pò sfigata dei Dandy Warhols.

A tratti l'attitudine ciondolante e pigra si tinge di sfumature old time, come in This Broke Heart Of Mine e  in Good Ol' Alcohol : dove una volta c'erano le bambole di new york ora si sollazzano beati i Lovin Spoonful e l'Arlo Guthrie di Alice's Restaurant.

Diversi gli incidenti di percorso: i giri armonici infallibili di Ashes che atterrano mollemente su un ritornello ruffiano e un pò smorto, il ritmo pigro di una Mercy Me che pare una rilettura degli Stooges ad opera dei Simple Minds.

Meglio allora quando il gruppo getta definitivamente la maschera, abbandona una corazza da gruppo rock ormai arrugginita e pleonastica e si cala anima e 'ccore dentro lentoni e midtempo: come nello slow di Rock'n'roller girl o nel Costello d'epoca di First Comes Love. Episodi comunque marginali di un disco marginale anch'esso.

"Babe I'm maybe down, but I aint out" chiosano loro nella finale Down But Not Out: ce lo auguriamo anche noi: con tutte le cariatidi che ci sono in giro, ci mancano solo le nuove leve si facciano contagiare da strani raptus di invecchiamento precoce.

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